E’ iniziata ufficialmente la vendemmia 2020 e con essa sono iniziate anche le previsioni per l’esito dell’annata vitivinicola, al termine di una stagione tormentata a causa delle ingenti precipitazioni meteorologiche e per l’incognita del Covid-19. In Puglia così come in tante regioni a forte vocazione agricola c’è un intero comparto economico che affida le proprie speranze nell’andamento della campagna dell’uva che ogni anno riserva nuove tendenze e nuove dinamiche tra domanda ed offerta. Siamo stati nella cantina Vignaioli Pugliesi di Orta Nova (FG) per chiedere alle figure professionali dello staff con quali auspici e quali preoccupazioni è iniziata questa vendemmia 2020. Segue l’intervista a Leone Cantarini (enologo), Romeo Bianco (Amministratore Unico) e Giovanni Sacchitelli (Responsabile Marketing e Comunicazione).
1) Quali sono gli auspici per questa vendemmia 2020, in termini di qualità del prodotto, quantità e prezzi al produttore?
1) “Le uve sono sane ed anche il numero dei trattamenti è stato limitato; qualche area ben delimitata è stata colpita da grandine. Le temperature stagionali non sono state mediamente alte e questo favorisce l’accumulo dei precursori aromatici e degli acidi organici, molto importante per la qualità dei futuri vini”. A parlare è Leone Cantarini, Enologo della Vignaioli Pugliesi, cultore della materia e professionista che opera da anni nel settore. “Sicuramente un’annata che se continua con un meteo senza grossi cambiamenti sarà da ricordare per la qualità dei vini. Sul fronte della quantità per le bianche le diminuzioni di produzione per ettaro sono contenute, per le rosse la riduzione è più importante ma varia a seconda del vitigno. Per quanto riguarda i prezzi delle uve c’è una diminuzione che oscilla dal 10% al 30%, in funzione del vitigno, della denominazione e delle caratteristiche chimico fisiche ed organolettica della stessa. Ovviamente la penalizzazione maggiore riguarda le uve generiche senza denominazione e con un grado zuccherino basso; la diminuzione è dovuta essenzialmente al grande clima di incertezza che regna nei mercati mondiali del vino per un autunno che potrebbe riservare sorprese sul fronte Covid-19”.
2) La pandemia da coronavirus e le condizioni climatiche sfavorevoli con le intemperie che hanno imperversato sui vigneti quanto hanno inciso e incideranno su questa vendemmia?
2) “Se parliamo di Puglia l’andamento è quello descritto precedentemente” – continua Leone Cantarini – “mentre in altre aree del nord Italia, come abbiamo visto da TV e giornali, le cose dal punto di vista meteorologico sono andate diversamente. La pandemia, mettendo in crisi il canale della ristorazione, ha limitato le vendite del canale HORECA; di questo ne hanno risentito principalmente le aziende che hanno privilegiato questo canale distributivo, le vendite sullo scaffale hanno risentito meno, anche se una contrazione si è avvertita ugualmente”.
3) Ad ogni nuova vendemmia c’è una qualità di uve che si presenta come la qualità dell’anno, sia in termini di domanda che di offerta. Quest’anno cosa c’è da aspettarsi, quale sarà il vitigno più di tendenza?
3) “Per la Puglia il vitigno principe dei mercati è ancora il Primitivo” – sottolinea l’amministratore unico e fondatore di Vignaioli Pugliesi, Romeo Bianco – “anche se comincia ad esserci molta attenzione per una serie di vitigni autoctoni pugliesi che potrebbero destare molto interesse nei mercati, ad esempio il nostro Nero di Troia. A tal proposito colgo l’occasione proprio per annunciare un progetto molto importante, sul quale stiamo lavorando da mesi, sul Nero di Troia in quanto riteniamo che, dopo il primitivo, possa diventare il vino con maggiore interesse da parte dei mercati mondiali. In sintesi si lavora con un vitigno consolidato ma si lavora anche su vitigni che dovranno affermarsi”.
4) La vendemmia è soltanto il primo atto verso la trasformazione del prodotto. Su scala locale come va invece il mercato del vino, relativamente alle richieste della ristorazione e delle famiglie? Quali sono le nuove “mode” a tavola?
4) “In primis voglio precisare che abbiamo avviato un processo di re-branding piuttosto marcato” – evidenza Giovanni Sacchitelli, Responsabile Marketing & Comunicazione della Vignaioli Pugliesi. “Si sta lavorando sull’implementazione dei processi marketing e comunicazione, per entrare anche nel processo di internazionalizzazione con skills idonee per rappresentare al meglio il nostro made in italy. Nello specifico, la situazione pandemica ha creato un ritorno ai fornelli, alla sperimentazione in cucina. Il palato del consumatore domestico si sta affinando e chiede vini dall’identità di tradizione italiana, qualità e dal packaging ricercato. L’E-commerce del vino comincia a registrare un incremento. Sempre più vengono chiesti vini da produzioni a basso impatto ambientale e sicuri per il consumatore. Questa nuova situazione pandemica ha sviluppato una notevole sperimentazione in cucina, dove la tradizione del cibo si è necessariamente dovuta sposare con del vino di qualità. A tal proposito fra qualche giorno usciremo ufficialmente con una nuova linea, Le Pergole, dal concept nuovo e tradizionale, tutta rigorosamente dei nostri vitigni. I diversi feedback del nostro pubblico, le loro scelte diventano per noi asset importanti per un prodotto che sia sempre più cucito su misura”.
Se è vero che le tendenze del mercato nascano da specifiche congiunture dell’annata è anche vero che l’export resti sempre improntato alla tradizione e a certi canoni sui quali si identifica un brand. Al netto di quanto dichiarato dai Vignaioli Pugliesi, sarà dunque importante intercettare i nuovi indirizzi, ma senza stravolgere un bagaglio di conoscenze nel quale si identifica il Made in Italy all’estero. Il bilancio di un’annata, infatti, numeri alla mano, è senza dubbio determinato dalle quote di esportazioni che, stando alle previsioni, anche a causa del Covid, hanno subito una frenata senza precedenti. La morale è che dobbiamo guardarci dentro, per tornare a guardare fuori con fiducia e consapevolezza.
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