“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. Cesare Pavese in queste poche parole di getto, ci porta a sognare narrabili storie di ritorno, certezze mai svanite di vera vita vissuta, amore per la propria identità, la caparbietà di non restare inermi al solco che il tempo, man mano, ha scavato tra realtà nuda e cruda, e voglia di crederci ancora.

La politica è ormai distante, mille miglia, dalle esigenze della popolazione delle aree interne di una Nazione, ormai spogliata della propria vita, ma per fortuna ancora vissuta da gente che detta la giornata in segno del tempo che non scorre mai al ritmo di un cuore senza orari, con la giusta passione, senza disamore. Una politica che oggi dice una cosa e poi fa altro, che parla parla ma non arriva mai a niente; di una politica che quel che dice oggi è vecchio già da tempo. Una politica che mette in campo azioni che minano senza mezzi termini : ambiente e relazioni umane; che detta regole che non offrono garanzie di vita reale, di economie decantate e da sempre depauperate da un sistema che governa le lobby, e uccide senza appello il sistema vitale dei piccoli ambiti, dei paesi.

Il treno va veloce e non si ferma più a sbuffare nella piccole stazione nel segno di aver perso il sentirsi degno di assecondare i più “arretrati” , quei cafoni che hanno fatto grande una Nazione ed oggi si vedono slegati, depredati di quella fune, che è l’ultimo elemento di unità di una dorsale appenninica, per la maggior parte, che ancora ha la schiena dritta. Crediamoci ancora, non molliamo, torniamo a far sentire la voce di paesi che mai hanno perso quella identità insita all’accoglienza ed alla sopportazione. Torniamo centrali ad un sistema che cancella la storia e punta su grandi realtà mangiatutto e, senza pietà alcuna. Crediamoci unendo le forze e cantando l’inno più bello al Mondo, quello della Bandiera tricolore, quella di tutti, quella che non distingue il piccolo dal grande, il ricco dal povero e rende giustizia perequativa in nome dell’unità e dell’equità sociale.

Facciamolo incontrandoci spesso iniziando da Bovino. Bovino, ridente borgo tra i più belli di una Nazione che del bello ne fa vanto ma poi ama arrampicarsi su specchi senza visione di esso. Incontriamoci a Bovino presso la bella sede del Palazzo di Città sabato 16 ottobre a partire dalle ore 15,00 e discutiamo di come la politica deve riassumere a se un motivo intonato dalle note di Lino Rufo e cancellare quel “si parla si parla e non si arriva mai a niente“. Facciamolo insieme e senza schemi precostituiti. Facciamolo e non arrendiamoci al vento di bora che spazza ogni cosa, ma non potrà mai spazzare la voglia di essere “esseri viventi” e pensanti. Saremo li ad aspettarvi tutti insieme, politici ed esperti quali: la Delegata ai Borghi della Regione Puglia, la consigliera Grazia Di Bari, il Sindaco di Bovino, padrone di Casa, Vincenzo Nunno, l’on.le Giorgio Lovecchio, Nicola Gatta, presidente della provincia di Foggia, Costanzo Cascavilla, già sindaco di San Giovanni Rotondo, Michele Dedda, assessore del Comune di Bovino con delega alle aree interne, Carlo Bosna di Puglia Promozione, Giuseppe Notartomaso, sindaco capofila CIS Molise, Pasquale De Vita, presidente del Gal Meridaunia. L’incontro sarà moderato da Maurizio Varriano giornalista coordinatore dei Borghi d’Eccellenza Italiani. “Arrendersi è peccato e non denota voglia di vivere “ , scriveva un filosofo Scandinavo. Noi non ci arrenderemo e con tutti voi la battaglia ci porterà a vincere la guerra, almeno lo si deve sperare.

Comunicato Stampa



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