Riportiamo integralmente l’intervista all’ex sindaco di Carapelle, Alfonso Palomba, a cura di Antonella Soccio della Redazione de L’Attacco. L’analisi riguarda le vicende amministrative del piccolo centro dei Reali Siti attualmente amministrato dal sindaco Remo Capuozzo.
All’indomani dei colpi di fucile ai danni del professionista Massimo Curci nei pressi della sua villa a Carapelle – un fatto criminoso su cui ancora stanno indagando gli inquirenti – l’Attacco, aveva tentato, in due diversi reportage, di fare chiarezza sul Comune del cuore dei Cinque Reali Siti, che si ritrova a dover riempire degli importanti contenitori culturali e sociali, in assenza di fondi e spesso anche di idee.
In quelle chiacchierate, l’ex sindaco Alfonso Palomba era emerso quasi come unico responsabile della situazione debitoria del Comune. “Piove, Palomba ladro”, potrebbe essere una efficace battuta sui rigurgiti politici dei diversi amministratori civici di Carapelle. A questi affronti ha voluto rispondere proprio l’ex primo cittadino, che alla nostra testata ha voluto precisare il suo punto di vista e le sue verità, coadiuvandosi con il suo testo “Carapelleide. L’urlo e l’insulto” edito da Il Castello. A suo avviso da tre anni Capuozzo e i suoi assessori si affannano in uno “stanco ritornello”.
L’AUDITORIUM. Uno dei nodi centrali della politica carapellese è rappresentato dal bellissimo auditorium, realizzato durante l’amministrazione Palomba, costato alla comunità oltre 2,5 milioni di euro e ancora senza programmazione e gestore. Palomba esordisce nel dire che non vi fu nessun incarico intuitu personae perché l’architetto Bisceglia era responsabile dell’Ufficio tecnico. “L’attuale amministrazione procede alla giornata, quale progetto hanno per l’auditorium? È vero che è costato 2,5 milioni di euro, ma la scommessa è la gestione. Quando sono arrivato c’erano 2 milioni in cassa, provenienti da un mutuo fatto da Capuozzo, che mi aveva preceduto. Di questi 2 milioni ho prelevato 1 milione, se c’è una responsabilità del debito attuale, ce l’abbiamo a metà. Questo grande debito di cui si parla per la metà è opera di Capuozzo. Io avevo molte idee su come impegnare l’auditorium. Dalla cinematografia all’arte, alla convegnistica. Dov’è finito il Museo delle Arti Popolari?”. Palomba non nega che forse quella progettualità, così ambiziosa, moderna ed estranea alla realtà di Capitanata, che oggi tanto ingolosisce imprenditori come Massimo Curci, sia “fuori scala” per Carapelle, ma il suo sogno avrebbe potuto generare cambiamento. Ne è ancora convinto. “L’auditorium avrebbe dovuto essere il polo della cultura in un’area emarginata, ho pensato che la cittadinanza potesse con quella infrastruttura passare da una condizione di ruralità ad una dimensione urbana, la ruralità è nella testa di chi pensa che la cultura non serva a niente e che basti un click per informarsi”.
LA MASSA DEBITORIA. Palomba spiega nel suo pamphlet che fu per primo Remo Capuzzo a lasciare un “macigno di debiti”. “Sono partito in deficit per la mancanza di risorse disponibili e ho attraversato il tunnel della crisi economica, con i tagli governativi. Il mercato si è bloccato: le lottizzazioni non coincidono con la corruzione. La mia difficoltà è nata da questi problemi. L’auditorium si sarebbe pagato con l’introito dell’eolico”. Le pale in zona Spartivento, però, dalle 20 previste son diventate solo 9. “Non vivo del reddito della politica, eliminai i compensi. Il cemento che tiene in piedi questa amministrazione è l’indennità”. Palomba rivendica i risultati del suo governo cittadino: il centro anziani, le politiche per i giovani, l’asilo nido. “I Servizi Sociali li ho inventati io, come Pippo Baudo”, dice scherzando. Ha anche ottenuto dei finanziamenti per la sistemazione del fiume. “Si tratta di risorse che l’attuale amministrazione deve saper mettere a frutto, basta con la litania che io sarei responsabile di tutti i problemi dell’universo. Li invito a ritrovare un po’ di equilibrio e ad informarsi di più”, dice riferendosi alla narrazione dell’assessore Michele Pettolino e del tecnico comunale. Anche sui debiti fuori bilancio l’ex sindaco ha le idee chiare. Per quel che concerne il debito nei confronti di alcuni eredi a cui erano stati espropriati dei terreni per la realizzazione di un parco, il valore era stato assegnato dagli uffici. Con il ricorso al Tar, il Comune è stato condannato in contumacia, ma Palomba era già fuori dall’amministrazione quando è avvenuto quello che chiama un pasticcio evitabile. Quanto al debito con Maffione Group osserva: “Questa rogna risale al sindaco Masucci. Hanno messo in atto una damnatio memoriae”.
IL FUTURO. L’ex primo cittadino non è fiducioso. “Non vedo giovani validi all’opposizione, sono in rottura col Pd. Non ho rapporti amicali con Curci, nella mia prima giunta c’era suo fratello, ma imparo a distinguere il piano professionale da quello politico. Se Curci è in grado di gestire l’auditorium, anche grazie al suo polo televisivo esclusivo, non posso che essere felice”. Ma fa intendere che il suo progetto iniziale per elevare Carapelle era assai più temerario.
ANTONELLA SOCCIO
Estratto da L’attacco del 4 aprile 2017