Alcuni frammenti storici di quel periodo raccontano che il culto di Sant’Antonio abate e la contestuale accensione del fuoco in suo onore furono introdotti a Roseto Valfortore nei primi anni del XVI secolo. Fino ad oltre la metà del XIX secolo il fuoco devozionale che si accendeva era unico e di grandi dimensioni e che illuminava la piazza principale del paese. Con il passare del tempo i fuochi sono aumentati e distribuiti in numerosi punti creando uno spettacolo arricchito da eventi per tutto il paese. Ecco, quindi, tornare dopo due anni di assenza a causa della pandemia la festa i “Foche Sant’Antone”, che chiude il periodo delle festività aperto il 3 dicembre scorso con l’inaugurazione della Casa degli Elfi (che sarà aperta il 21 e 22 gennaio). In arrivo migliaia di visitatori per il 21 gennaio, che giungeranno a Roseto per partecipare ai vari momenti della festa, arricchita da mercatini e stand di prodotti tipici locali e, a partire dalle ore 17,30, per la benedizione degli animali in piazza secondo un’antica tradizione. 

“E’ una tradizione secolare che il Covid aveva fermato – spiega il sindaco di Roseto Valfortore, Lucilla Parisi – e che quest’anno vedrà una comunità in festa per accogliere i tanti visitatori che giungeranno anche da fuori regione ed avranno l’opportunità di scoprire le bellezze storiche e paesaggistiche di questo piccolo paese dei Monti Dauni”.

Il programma prevede alle ore 18 il passaggio della giuria per le vie del paese, accompagnata da un gruppo musicale folk, per valutare i fuochi realizzati dai gruppi che parteciperanno alla gara, premiando i fuochi più tipici, artistici ed armoniosi. Alle ore 20.30 apertura della sagra di prodotti e piatti tipici con Pancotto, zivl e fasul con cotenna (maltagliati e fagioli con cotenna), panino con salsiccia, caciocavallo impiccato, soffritto e pizza con i cicoli (questi ultimi direttamente presso il forno a paglia ed a cura della cooperativa di comunità ARIA), vino o acqua, musica e tanto divertimento.

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