“La risposta dello Stato sarà durissima” aveva detto il Ministro Minniti dopo i gravi fatti di San Marco in Lamis. E’ così è stato. Nelle ultime ore si susseguono le operazioni di disarmo della Capitanata ad opera di Carabinieri e Polizia di Stato. Fondamentale è l’apporto della squadra speciale dei “Cacciatori di Calabria” che stanno passando al setaccio tutta la zona del Gargano. Ma non è soltanto il Promontorio a destare preoccupazione in un momento storico di riassetto degli equilibri nelle logiche criminali della provincia.

Il presidio costante del territorio è stato il primo cruccio del Ministro dell’Interno che, insieme al nuovo Prefetto di Foggia, ha disposto un importante dispiegamento di pattuglie, dividendo il territorio per aree assegnate ai vari corpi delle forze dell’Ordine. Cinque le macro aree individuate: ai Carabinieri è stata affidata l’area dell’Alto Tavoliere (San Severo, Torremaggiore, Apricena, San Marco in Lamis); sempre i Carabinieri avranno il compito di vigilare sull’area del Golfo e del Gargano (Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Mattinata, Vieste); la città del capoluogo invece è sotto la lente della Polizia di Stato; in ultimo, l’area Cerignola – Orta Nova – Cinque Reali Siti è stata affidata alla Guardia di Finanza e alla Polizia di Stato.

Con il supporto del Reparto di Prevenzione Crimine, nei primi giorni di operato, la task force ha portato alla perquisizione di oltre 1400 persone, con 620 veicoli fermati e 360 pregiudicati perquisiti e controllati nelle loro abitazioni. La morsa dello Stato si stringe attorno alla criminalità, ma negli scorsi giorni Sinistra Italiana Foggia ha denunciato “l’inganno di Minniti”. La delegazione provinciale del partito infatti sostiene che i nuovi arrivi in organico (191) siano serviti soltanto a colmare un sottorganico cronico accusato dalle forze di polizia di Foggia. Da tempo anche i sindacati di settore denunciano questa situazione, ma evidentemente serviva l’avvenimento tragico a smuovere le acque.

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