Cari fratelli e sorelle,

busso alla porta di ciascuna delle vostre case per augurarvi un Santo Natale e un Anno pieno della Benedizione divina. L’aria natalizia pervade le strade e riempie di una lieta frenesia città e paesi, ma credo che il luogo più simile alla Grotta di Betlemme sia quello in cui dimora una famiglia. Non voglio fare l’elogio dell’antico proverbio: “Natale con i tuoi…”, ma riportarvi il pensiero di papa Francesco, che ha affermato: “Questo è il mistero del Natale e il segreto di Nazaret, pieno di profumo di famiglia” (Amoris laetitia, 65).

A Betlemme si sente il profumo dell’amore di Maria e Giuseppe per il Bambino Gesù, ma anche il mistero di Dio Padre che ha tanto amato l’umanità da donarci suo Figlio, per fare di noi una sola famiglia. Sentiamo il bisogno di questo profumo nelle nostre case dove, tra il buon odore dell’amore coniugale, dell’affetto dei genitori per i figli o dei figli per i genitori e per i nonni, e di questi per i nipoti, si insinuano gli odori sofisticati dell’individualismo o degli interessi, che cancellano ciò che è buono, genuino, generativo di vita nuova. Vorrei che questo augurio di Buon Natale fosse come una brezza che scaccia tutto ciò che non profuma di amore sincero, di accoglienza della vita, di perdono, di legami che durano per sempre, e che invece porti, laddove ci sono relazioni incrinate o spezzate, pace e riconciliazione.

Voglio seguire in tutto il Papa, che sentiamo così vicino alle famiglie povere o discriminate come quelle dei fratelli Rohingya che egli ha visitato in Bangladesh a inizio mese, ed è per questo che mi atterrò al suo consiglio, quando indica in tre santi l’esempio di chi si è lasciato affascinare dal mistero che stiamo per celebrare: “(Il Natale) è il mistero che tanto ha affascinato Francesco di Assisi, Teresa di Gesù Bambino e Charles de Foucauld, e al quale si dissetano anche le famiglie cristiane per rinnovare la loro speranza e la loro gioia” (Amoris laetitia 65).

Il primo santo che ci insegna la meraviglia del Natale è Francesco d’Assisi: si deve a lui la prima rappresentazione della Natività a Greccio, nel 1223. San Francesco fece allestire da un amico di nome Giovanni il presepe: una greppia con molto fieno, il bue e l’asino. Di questo episodio si narra: “In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme” (Tommaso da Celano, Vita Prima). Si dice anche che uno dei presenti abbia avuto una visione: il Bambinello giaceva privo di vita nella mangiatoia e Francesco gli si avvicinò e lo destò da quel sonno profondo. E l’autore commenta: “…per i meriti del Santo, il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l’avevano dimenticato”. Fratelli cari, le nostre famiglie ritroveranno speranza e gioia se in esse il Signore Gesù, spesso dimenticato, tornerà ad essere presente nei pensieri, nelle scelte, nei discorsi. Quando papà e mamma sono i primi a tenerci alla Messa domenicale, a santificare la festa, a pregare e a trasmettere la fede ai figli, ritorna nelle famiglie il vero profumo del Natale, quello della presenza di Dio.

Tra i santi che il Papa ci propone come modelli, c’è una giovane monaca francese, Teresa di Gesù Bambino, vissuta a fine Ottocento. Era una donna semplice e di grande dolcezza, che aveva scoperto il segreto dell’Infanzia di Gesù, il farsi piccolo del Figlio di Dio, e il rimanere tale, tanto da rivolgersi all’Altissimo anche da uomo maturo, prossimo alla morte, con le parole: “Abbà”, cioè “Papà”, “Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu!” (Mc 14,36). È stato detto del cristiano: “È colui che diventa uomo assimilando con amore l’Infanzia di Cristo: con tutte le sue splendide leggi di abbandono e di amore”. Miei cari, una famiglia solida è quella dove si coltivano queste leggi semplici: il rispetto reciproco, il dialogo che non arriva mai ad alzare la voce, la tenerezza che rigetta violenze verbali e fisiche, l’abbandono all’altro in nome di una grande fiducia. Come è bello amarsi tessendo, giorno dopo giorno, dalla giovinezza fino alla vecchiaia, l’inestimabile bene della fedeltà! Lo so che non va di moda questa ultima virtù, e che i “cine-panettoni” (proprio a Natale!) hanno per anni squallidamente fatto pubblicità di superficialità, tradimenti, amorazzi, vuotaggine. Il nostro Natale e le nostre famiglie hanno altri modelli: con Teresa di Gesù Bambino vogliamo imparare che essere adulti vuol dire farsi piccoli e fedeli, e che solo le persone mature e che sanno “perdersi” per amore, come il “Divino Infante”, sanno costruire relazioni solide, felici e durature.

E, infine, con papa Francesco vi propongo il beato Charles de Foucauld, un ufficiale francese che, dopo una giovinezza disordinata e vissuta nell’indifferenza per Dio, si convertì, divenne monaco e visse nel deserto con i Tuareg, dai quali fu ucciso nel 1916. Charles trascorse alcuni anni a Nazareth, lavorando come giardiniere in un monastero, e scrisse: “Mi sono stabilito a Nazareth…Il buon Dio m’ha fatto trovare qui […] quel che cercavo: povertà, piccolezza, lavoro umilissimo, l’imitazione di ciò che fu la vita del Signore Gesù in questa stessa Nazareth. Ho abbracciato qui l’esistenza umile e oscura di Dio, operaio di Nazareth” (12 aprile 1897). Il beato Charles ci ricorda che nella famiglia di Nazareth c’era il profumo del pane guadagnato col sudore, come in tante famiglie! Mentre penso a chi ha un lavoro, so bene che, in molte nostre case, la disoccupazione rende più difficile tutto. A queste famiglie sento di dire: “Coraggio, non abbattetevi e, soprattutto, non vendete la vostra dignità a chi vuol sfruttare o vi indica la via facile e pericolosa dei guadagni illeciti”. Lo so che è difficile vivere con poco: le esigenze, i figli, il confronto con gli altri…Ma la dignità di Betlemme e di Nazareth, della famiglia di Giuseppe il carpentiere, vi doni il senso del poco condiviso con onestà, piuttosto che del molto, frutto di disonestà.

Care famiglie, profumate con il vostro amore il mondo, attingendo forza e dolcezza dal mistero del Natale! Fate sperimentare il senso della familiarità alle persone sole: più allarghiamo il nostro cuore a tutti, più saremo ricchi di gioia. Non dimentichiamo gli immigrati, soprattutto i più giovani che non hanno qui la loro famiglia: trovino in noi rispetto, accoglienza, riconoscimento dei giusti diritti di lavoratori.

E un’ultima parola a voi, cari amministratori: avete ben capito che solo quando la famiglia è solida, un paese e una città progrediscono. Perciò, non fate mancare la vostra sollecitudine e il vostro impegno perché, non solo in questi giorni di festa ma sempre, le famiglie possano andare avanti dignitosamente, ricordando che il lavoro è il primo diritto che esse reclamano, e sta anche a voi creare le condizioni giuste perché possa esserci una reale ripresa economica anche nel nostro Sud, e i nostri giovani non fuggano via, prima con la testa e poi con le loro splendide energie. Profumo di Natale, profumo di famiglia, nella quale Cristo è vivo e presente come lo fu tra le braccia di Francesco d’Assisi; nella quale gli adulti sanno amare facendosi piccoli, e i piccoli ricercano modelli di un amore totale; nella quale si cerca, come Maria e Giuseppe a Nazareth, una vita sobria di cose e ricca di condivisione! Questo vi auguro! Passerà il Natale, ma la gioia che avrà lasciato profumerà ogni casa per tutti i giorni dell’anno!

Buon Natale e Buon 2018.

Vostro

† Luigi Renna

Vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano

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