Era tranquilla e dedita agli studi. Aveva 29 anni la giovane ricercatrice originaria di Orta Nova, uccisa in un quartiere di Ginevra nella notte tra lunedì e martedì scorso, mentre rincasava. Si tratta di Valentina Tarallo, nata a Torino e residente a La Loggia, dove molti anni fa i suoi genitori si sono trasferiti per motivi di lavoro, partendo proprio dal piccolo centro dei Cinque Reali Siti. La famiglia spesso amava ritornare nella terra di origine, in occasione delle vacanze estive, per salutare parenti e amici che ancora risiedono ad Orta Nova. Valentina si trovava nella capitale del relativo cantone svizzero per ultimare il suo dottorato in Fisiologia cellulare e metabolismo, dopo aver conseguito in Italia una laurea in Biotecnologie. I sogni della giovane studiosa si sono interrotti quando intorno alle 23 stava ritornando verso la sua abitazione in Avenue de la Croisette, un quartiere residenziale nei pressi del fiume Arve. Dalle prime versioni (poi confutate) fornite dagli agenti elvetici accorsi sul posto, un uomo l’avrebbe aggredita alle spalle con un spranga di ferro di 20 centimetri, probabilmente nell’intenzione di sottrarle la borsa e i suoi affetti personali. Valentina è poi morta sul colpo per la frantumazione del cranio e inutili sono risultati i soccorsi dell’ospedale cantonale. Subito dopo però è emersa un ulteriore versione che nelle ore successive ha ottenuto maggior credito. Dalle ricerche degli investigatori starebbe prendendo corpo la pista del movente passionale. Non si tratterebbe dunque di un tentativo di furto ma, probabilmente Valentina conosceva il ragazzo africano che l’ha colpita a morte. Di fatti, gli elementi raccolti dagli inquirenti fornirebbero i primi particolari sull’identità dell’assassino. La stessa Polizia elvetica ha infatti confermato che si tratterebbe di un ragazzo sui trentanni, alto 1.90, di origine senegalese, già noto per delle passate vicende spiacevoli, riconducibili a quanto è accaduto lo scorso 11 aprile. L’uomo, nel 2014 sarebbe stato espulso dall’Italia a causa di una denuncia per maltrattamento presentata da una donna di Varese, che risultava essere sua moglie. Inoltre, le agenzie ginevrine confermano che l’omicida lavorava nell’ospedale pediatrico non molto lontano dalla scena del crimine. Si tratterebbe di un personaggio ben integrato quindi, specializzato nella ricerca di malattie rare, elemento questo che farebbe cadere del tutto il movente della rapina. Nel frattempo è partita una frenetica caccia all’uomo, mentre nel tranquillo viale La Croisette, da due giorni ci sono ancora tracce di sangue sul marciapiede, oltre ai fiori lasciati dai passanti. La foto segnaletica dell’assassino non è ancora stata diffusa a mezzo stampa, mentre la polizia ha fatto circolare un numero verde per le segnalazioni dei cittadini. L’efferato omicidio ha scosso un’intera comunità non abituata di certo ad episodi di questo tipo. Le indagini, coordinate direttamente dal procuratore generale che guida il ministero pubblico ginevrino, Olivier Jornot, stanno proseguendo verso gli oggetti in possesso della giovane. All’appartamento di Valentina sono stati apposti i sigilli, mentre la polizia ha sequestrato un tablet per analizzare i contatti e per avere più informazioni sui rapporti con l’omicida. Dai primi elementi rinvenuti sembra appurato che l’africano parli correttamente italiano e che abbia conosciuto Valentina fuori dal circuito universitario. Si pensa che i due sarebbero stati anche fidanzati per un certo periodo, prima di concludere il rapporto a causa di alcune incomprensioni. L’uomo, vedendosi rifiutato, avrebbe reagito con violenza anche se i colleghi di Valentina, dalle dichiarazioni rilasciate alle tv svizzere, non avrebbero notato alcun comportamento fuori dalle righe da parte della ragazza italiane. Ieri però sono emerse anche le dichiarazioni di una vicina di casa che ha riportato dei tafferugli avvertiti dall’abitazione di Valentina. Sul caso però è in corso ancora un’indagine del Tribune de Geneve e solo una cattura dell’uomo potrebbe apportare ulteriori chiarimenti ad un caso che ha fatto indignare sia la comunità elvetica che la piazza foggiana. Di fatti, negli ultimi giorni, sono stati parecchi i messaggi di cordoglio di conoscenti o semplici curiosi che da Orta Nova hanno voluto ricordare la ragazza tristemente venuta a mancare, per la quale non ancora sono stati chiariti alcuni aspetti molto rilevanti. Sempre sui social network, anche alcuni gruppi politici hanno tentato di strumentalizzare la triste vicenda. Sulla bacheca di Noi con Salvini – Foggia, sotto al post con la notizia, si legge “la ragazza di Orta Nova è stata ammazzata in Svizzera da un immigrato, solo per rubarle la borsa”, ma evidentemente già dalle novità giunte nelle ultime ore, il delitto passionale farebbe cadere anche qualsiasi forma di commento a sfondo omofobo e razzista. Le prossime ore saranno dunque decisive per restituire giustizia ad una ragazza partita da lontano che nei suoi studi riponeva la speranza di un futuro tristemente interrotto.

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