Sarà capitato a chiunque, almeno una volta, di percorrere un marciapiede e sentirsi tutt’altro che al sicuro. Rialzamenti della pavimentazione, radici sporgenti lungo le distese di asfalto, alberi piegati che ostruiscono il passaggio dei pedoni; questi sono soltanto alcuni dei problemi ricorrenti delle alberature urbane.
Ne è un esempio la città di Foggia, soprattutto nella zona di Via Napoli, ma in linea generale la criticità riguarda anche tanti piccoli centri di provincia, dove i comuni responsabili della manutenzione ordinaria spesso non hanno la possibilità economica di permettersi gli interventi necessari, piuttosto onerosi. Oltre alle risorse mancano le conoscenze tecniche di settore, e così, negli scorsi giorni, il sindaco di Stornarella, Massimo Colia, ha inaugurato un approccio metodico che potrebbe risultare utile anche altrove, laddove si registrino gli stessi problemi nella viabilità urbana.
Il primo cittadino, a fronte della pessima condizione dei marciapiedi del piccolo centro dei Reali Siti, ha interpellato alcuni esperti del Dipartimento di Scienze Agro Ambientali e Territoriali dell’Università degli Studi di Bari, per formulare una convenzione e stabilire un piano di interventi, fondato su rilevanze scientifiche. Il referente di questa intesa tecnica è stato il professore ordinario di Silvicoltura, Giovanni Sanesi, esperto di metodi e tecniche spettroscopiche in chimica del suolo, impegnato assieme alla sua equipe di ingegneri, in diversi progetti in giro per la Puglia, come ad esempio in Via Caldarola a Bari o nel comune di Carpignano del Salento.
“Eppure si tratta di un problema generale, che non riguarda soltanto le città del sud Italia, bensì l’intero paese, poiché manca assolutamente una certa cultura del verde” – sottolinea il professor Sanesi. “Quando si verificano questi disagi è perché evidentemente si è piantato l’albero sbagliato, nella zona meno adatta alla sua specie. Purtroppo la colpa è spesso ascrivibile ai progettisti che eseguono i lavori per conto dei comuni. Molti di loro non sono a conoscenza delle specificità degli alberi e della naturale senescenza degli apparati radicali. Alcune radici sono più esposte all’azione di determinati agenti batterici e quindi è necessario preparare precedentemente il terreno a tale evenienza”.
Sia a causa della grossa diffusione della problematica, sia per la totale assenza di strumenti per fronteggiarla, il professore sta girando molte città pugliesi. Vede, conosce, studia e mette le sue conoscenze a disposizione dei comuni. Oltre agli studi agronomici, si avvale anche di altri esperti che impiegano tecnologie avanzate per studiare le proiezioni sotterranee delle radici.
“Quando viene richiesta la nostra consulenza – spiega Sanesi – facciamo capire all’amministratore di turno quale sia lo stato dell’arte, impiegando degli scanner a raggi laser parecchio sofisticati. A Stornarella, ad esempio, l’utilizzo della tecnologia non è stato necessario perché è stato piuttosto facile capire le criticità sofferte dalle strade e dai marciapiedi”.
Dopo aver stilato una tabella della pericolosità e dell’urgenza degli interventi, si passa alla fase operativa, quella mediante la quale, in base alla disponibilità economica del comune, si programma la sostituzione dell’alberatura e la riqualificazione delle pavimentazioni e degli asfalti compromessi dall’avanzamento delle radici.
“Gli interventi che studiamo insieme ai tecnici dei comuni – sottolinea Senesi – sono fatti per durare almeno dai 50 ai 60 anni, questi sono i limiti imposti per il rinnovo della vegetazione. Chiaramente, cerchiamo di evitare che le criticità si ripresentino ogni 5/6 anni. Anche gli alberi hanno un loro ciclo che va rispettato, a maggior ragione quando ci passano a fianco centinaia di autoveicoli tutti i giorni”. “Prevenzione” e “gestione del rischio” sono i mantra dello staff di Sanesi, per evitare delle scongiurabili situazioni in cui un albero potrebbe addirittura cadere per strada, o un passante potrebbe ferirsi inciampando in una radice che sporge dalla banchina.
“I sindaci in tutto ciò – conclude – hanno una responsabilità diretta ed è giusto che si cautelino. Anche perché, oramai, sia le direttive europee che le leggi nazionali, impongono un certo livello minimo di ‘verde pubblico’ all’interno delle città moderne. Non è soltanto una questione di decoro urbano, ma anche di benessere e di salute”.
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Le segnalazioni dei cittadini non sono mancate, negli ultimi mesi. A preoccupare è soprattutto la condizione di alcune strade asfaltate, praticamente invase dalle radici.
Così, il sindaco di Stornarella, Massimo Colia, ha deciso di appellarsi al parere degli studiosi del Dipartimento Scienze Agro Ambientali e Territoriali dell’Uniba, per prospettare insieme una soluzione quanto più duratura.
“Ci siamo mossi – spiega il sindaco – perché la situazione è molto compromessa, soprattutto su Via Ascoli Satriano, dove le radici hanno divelto la pavimentazione delle banchine e hanno frammentato l’asfalto lungo i margini della carreggiata. Sono delle cronicità che si ripresentano puntualmente e che non possono essere risolte soltanto dai dipendenti comunali, i quali non dispongono delle competenze necessarie”.
Il sindaco ha annunciato che nella giornata del 19 ottobre, lo staff del professor Giovanni Sanesi, sarà a Stornarella per fare i rilievi del caso e per prospettare i primi interventi. Durante le scorse settimane, lo stesso primo cittadino ha raggiunto il Dipartimento barese presentando tutte le strade più compromesse. Addirittura, in alcuni casi, sembrerebbe che le radici degli alberi ostruiscano i cancelli e le porte che immettono nelle abitazioni private.
“In alcune strade – spiega Colia – siamo stati costretti ad imporre un limite di velocità di venti chilometri orari, per segnalare il pericolo anche agli automobilisti che provengono da fuori, ma naturalmente ci auguriamo di riuscire a risolvere in maniera più approfondita la problematica”.
Ma per farlo mancano i fondi necessari. “Più volte – conclude Colia – ho sollecitato personalmente il presidente Emiliano, affinché siano previsti dei finanziamenti per questi interventi migliorativi, a fronte dei quali molto spesso i comuni non sanno dove reperire le risorse economiche”.