Per la prima volta, l’annuale rapporto sulla povertà stilato dalla Caritas ha restituito un quadro in cui gli italiani residenti in Italia, sembrerebbero patire, in egual misura, le medesime “sofferenze” degli immigrati. Le “forti interconnessioni che esistono tra la situazione italiana e quella che accade alle sue porte” impongono una riflessione accurata anche sul fenomeno dell’immigrazione, ambito sul quale proprio lo stesso braccio operativo della Cei opera con oltre 220 sedi diocesane sparse nei punti nevralgici del paese.

Nella serata del 20 ottobre, presso la sala “Giovanni Paolo II” di Cerignola, si è tenuto un approfondimento sui dati emersi dal XXV rapporto sull’immigrazione, l’ultimo in ordine di tempo pubblicato dalla Caritas Nazionale e relativo all’anno 2015. Il discorso, collocato subito dopo l’approvazione definitiva della legge sul caporalato, è stato arricchito dagli interventi di Giovanni Laino, direttore della Caritas diocesana; del vescovo Monsignor Luigi Renna e di Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione della Caritas Italiana. Nella platea erano presenti anche l’assessore ai servizi sociali di Cerignola, Rino Pezzano e il nuovo vicario vescovile, Don Giacomo Cirulli.

Il report di Caritas, sul quale hanno dibattuto i relatori, è stato stilato sulla scorta di rilevazioni Istat e di studi effettuati da diversi Atenei italiani. La veridicità della descrizione fornita è confermata tutt’al più dalla notevole mole di dati acquisiti dalla fondazione Migrantes e dagli operatori dei vari centri parrocchiali dove ogni giorno vengono distribuite derrate alimentari e conserve in favore dei più bisognosi.

“Non ci sono delle soluzioni definitive per risolvere il problema dei migranti” – ha spiegato alla platea cerignolana, Oliviero Forti. “Ma tutte le forme di organizzazione, così come la Caritas, possono fare molto per rendere meno difficile la situazione”.

dsc_0031Dunque, sono due i progetti, attivati su larga scala, dei quali si avranno degli esempi anche nella diocesi Cerignola-Ascoli Satriano. Il primo, denominato “Rifugiati in casa mia”, attraverso il quale le strutture ecclesiastiche ospiteranno circa 23.000 richiedenti asilo, alloggiandoli nelle canoniche, negli spazi comunitari, per dare il buon esempio; e poi c’è il progetto “Presidio” che intende creare dei centri multiservizio in alcune zone dove si addensa la presenza di immigrati.

Dallo scorso maggio – ha spiegato Don Giovanni Laino – abbiamo attivato anche noi questo percorso presso la realtà di Tretitoli. Sarà un progetto biennale che nel corso del primo anno si caratterizzerà come un supporto consultivo legale e sociale, per gli immigrati; mentre dall’anno successivo, sulla scorta delle informazioni ottenute, saranno attivate delle iniziative specifiche per migliorare la situazione abitativa di quella zona”.

Gli interventi pianificati sul territorio diocesano si spiegano anche in ragione dei dati forniti dal documento, a riguardo specifico della provincia di Foggia. Sarebbero almeno 25.965 gli stranieri censiti residenti sul territorio dauno, di cui un 52% rappresentato da donne e il restante 48%, da uomini. Nella stragrande maggioranza (27,4% su scala regionale) la nazionalità più rappresentata è quella rumena, i cui maggiori flussi sono giunti in Italia subito dopo l’apertura comunitaria ai paesi dei balcani. La condizione occupazionale fornisce un quadro indicativo mediante il raffronto a quella corrispettiva che riguarda i lavoratori autoctoni. Il 51,7% degli stranieri presenti in Puglia ha un lavoro (più o meno stabile), mentre gli italiani occupati nella medesima zona si attestano su percentuali del 33%, pagando il dramma della disoccupazione giovanile che nelle regioni del Sud è particolarmente marcata; e la Caritas sembra confermarlo. Non è l’agricoltura il maggior impiego degli stranieri. Sempre in relazione ai dati regionali, sono infatti perlopiù occupati in altri servizi non specificati (54,9%), mentre solo il 24% si declina in manodopera dei campi.

“Se in questi anni è stato possibile permettere la diffusione del dramma del caporalato e della condizione disumana degli immigrati nel nostro paese – ha sottolineato Forti – è perché non siamo stati in grado di attuare una seria programmazione che guardasse al futuro. All’interno della Caritas stiamo provando ad utilizzare questo approccio, ecco perché non possiamo riconoscerci soltanto, in maniera semplicistica, nelle buste della spesa che doniamo quotidianamente ai bisognosi. La Caritas è anche tante competenze e tante energie umane a disposizione del territorio”. A conclusione, il quadro dell’immigrazione, è stato rappresentato  con tre “S” riassuntive: “stabilità”, per i numeri  invariati negli ultimi anni; “staticità”, per l’assenza di quote e di una legge sulla cittadinanza; e “stagnazione”.

Intervista a Don Giovanni Laino. Sono tanti i centri Caritas che operano nella diocesi Cerignola-Ascoli Satriano, alcuni in maniera più virtuosa e strutturata, altri in modo più improvvisato, ma comunque tutti fondamentali al supporto dei più svantaggiati. Intervistato da questa testata, il direttore della Caritas Diocesana, Giovanni Laino, ha tracciato un bilancio delle attività svolte negli ultimi anni, ponendo l’attenzione su quelli che sono i progetti in fase di realizzazione.

“Se non abbiamo ancora un conteggio complessivo dei numeri registrati nei vari centri diocesani – spiega Laino – è perché tuttora manca uno strumento di coordinamento che possa consentire una visione di insieme. Per questo motivo stiamo cercando di attivare un Centro di Ascolto Diocesano che funga da Osservatorio sulla Povertà, nei pressi del Centro Sociale “Don Antonio Palladino”, messo a disposizione dal Comune di Cerignola. Sarà sicuramente uno strumento utile al territorio, per saper comprendere i suoi cambiamenti e le sue problematiche. Servirà anche nell’organizzazione delle Caritas parrocchiali, in quanto consentirà la formazione di un database all’interno del quale saranno inseriti i profili dei soggetti che si servono quotidianamente delle donazioni. In questo modo eviteremo che qualche furbo possa usufruire del servizio contemporaneamente in diverse parrocchie”.

Poi un commento sulla situazione globale del tessuto sociale del comprensorio geografico di riferimento: “Sono sempre più italiani a richiedere il nostro aiuto” – conclude. “Inoltre, le famiglie che effettuano le donazioni sono in forte calo, segno questo di una crisi economica che ancora fa sentire i propri effetti”. 

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