E’ stato ricordato con una messa, tenutasi presso la parrocchia della Beata Vergine Maria Addolorata di Orta Nova, uno dei parroci che più ha inciso sul percorso storico del Comune dei Cinque Reali Siti. Una figura di rottura, impegnata nel sociale e sui temi d’attualità, amato e per certi aspetti controverso e dibattuto, Don Michele Ventrella ha segnato un’epoca in cui nei centri del Meridione il parroco rappresentava un riferimento del tessuto sociale oltre che una guida spirituale. A 17 anni dalla scomparsa, come ogni anno, l’Associazione Famiglie dei Dispersi e Caduti in Guerra ha invitato tutta la cittadinanza per stringersi attorno al ricordo di uno dei sacerdoti più amati, nella stessa casa che ha guidato per quasi quarant’anni. Tanti segni tangibili del suo passaggio sono ancora visibili ad Orta Nova; altri che aveva sempre sognato e desiderato sono rimasti parzialmente incompiuti.
26993443_10213378721636432_4787685285999056101_nDon Michele Ventrella è nato a Cerignola l’8 febbraio del 1933. Ordinato sacerdote il 15 agosto del 1957 nella parrocchia di San Gioacchino, fu nominato viceparroco della parrocchia dell’Addolorata a Cerignola. Due mesi dopo gli fu affidata la parrocchia di San Giuseppe nella borgata di Tressanti, dove esplicò intensamente la sua missione sacerdotale. Da lì a poco avrebbe dato inizio alla grande tradizione di parroci cerignolani nel Comune di Orta Nova. Il 21 settembre del 1961, infatti, fu trasferito nella Chiesa Madre per sostituire l’anziano arciprete Don Domenico Vallario. Qui, con l’incarico di parroco, trascorse ben quarant’anni della sua vita religiosa, fino alla sua dipartita avvenuta il 2 gennaio del 2001, tra lo sconforto e il dolore di una città intera.

In questo lungo arco di tempo sono state tante le iniziative che si riconducono alla sua figura e tante le storie di generazioni che sono cresciute sotto la sua guida e la sua protezione. E’ stato particolarmente attivo nel settore del sociale e dell’impegno contro i soprusi e la criminalità. A lui si riconducono le marce per la pace volte a sensibilizzare la popolazione ortese, così come sono indimenticabili le uscite con l’altoparlante alla mano per rendere note a tutti questa o quella iniziativa. Tra le sue iniziative è doveroso ricordare la realizzazione della scuola materna intitolata alla Madonna dell’Addolorata. Per molti anni fu assistente diocesano dell’Azione Cattolica, come riconoscimento per la sua grande propensione all’educazione dei più giovani. Nel corso del suo parrocato fu nominato Arciprete e nell’ultimo periodo della sua vita fu insignito dell’onorificenza di Monsignore.

L’amore per i santuari mariani lo portava di sovente ad organizzare pellegrinaggi molto frequentati presso centri della religiosità come Lourdes, Fatima, Loreto, Pompei, Incoronata e Materdomini. Il suo grande spirito di iniziativa lo portò ad organizzare anche tanti viaggi e soggiorni per giovani ed anziani presso mete termali e turistiche come Castellammare di Stabia e Chianciano. Fu grande il suo impegno soprattutto per i poveri e gli immigrati, attraversando delle epoche che furono caratterizzate dai primi flussi migratori provenienti dalle regioni balcaniche e dal nord Africa. Fu notevole, infatti, il suo impegno in favore degli immigrati albanesi, a seguito dei primi sbarchi di Brindisi e Bari. A questi fornì un primo ristoro, tanta vicinanza e anche posti di lavoro per il loro sostentamento. Fece costruire anche un dormitorio nella Chiesa Madre per accogliere momentaneamente coloro che non avevano un posto dove dormire. Andò anche di persona in Kosovo, dove portò viveri ed indumenti grazie alla collaborazione della Caritas e delle organizzazioni che operavano nel settore. Nella sua grande misericordia e indulgenza, si prese cura anche delle popolazioni dell’Irpinia a seguito del terremoto del novembre del 1980, organizzando gli aiuti che tanti ortesi destinarono agli sfollati e ai senza tetto.

Questi sono i motivi per i quali Don Michele è senza dubbio il parroco di cui si serba il miglior ricordo in città. Perché la città è cresciuta con lui e lui ha fatto crescere la città, in uno scambio reciproco di intenti e di obiettivi. Uno di questi però è rimasto parzialmente irrealizzato. Durante il suo parrocato nutriva il desiderio di aprire una casa di riposo per gli anziani, ma la sua malattia e la successiva morte non gli hanno permesso di portare a termine questa missione. Nel novembre del 2015 l’amministrazione Comunale, con fondi del Piano di Zona, ha inaugurato un Centro polivalente in Via Kennedy, intitolandolo proprio alla memoria di Don Michele Ventrella, tanto che al suo interno sono conservate delle foto originali che lo ritraggono. Il sogno, almeno per il momento, pare essersi interrotto a causa della chiusura della struttura e dei vari problemi sotto il profilo della gestione. Ma quarant’anni di storia esigono ben altro, come ad esempio l’intitolazione di una via in città, così come chiedono alcuni cittadini. Magari proprio una di quelle vie che Don Michele percorreva per urlare le sue idee con un megafono.

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