Può l’essere umano del 20° secolo, macchina di produzione per il capitalismo, essere considerato una persona? Questo è stato uno degli interrogativi tra i più pressanti della breve vita di una delle più grandi pensatrici del ‘900: Simone Weil. Nata ebrea, formata all’ideologia marxista, Simone vuole prendere su di sé appieno la condizione operaia e decide di lavorare per un anno in una fabbrica. L’esperienza con gli operai cambierà la prospettiva della filosofa francese, allontanandola dal marxismo e facendola avvicinare al cristianesimo. In questo pamphlet, Maria Forte ci mostra l’evoluzione del pensiero della Weil, mostrandone un lato non molto conosciuto e offrendo una visione ancora attuale e valida per la società odierna.
Morta a soli 34 anni, la Weil ha lasciato un’eredità davvero notevole, di vita e di pensiero.
Morta a soli 34 anni, la Weil ha lasciato un’eredità davvero notevole, di vita e di pensiero.
Se fosse cibo:
un piatto di patate molto gustoso: sembra un materiale povero ma se viene condito con maestria può risultare un piatto davvero gourmet!
Racchiuso in una frase:
Per Simone Weil il nodo della questione della sventura degli operai è posto nel riconoscimento e nell’affermazione della dignità umana. E’ una priorità, questa, che ha addirittura la precedenza anche rispetto a qualunque rivoluzione che pretenda di migliorare le condizioni degli oppressi. E’ necessario agire sulle cause profeonde dell’oppressione sociale per poterne invertire la tendenza; ogni altra soluzione è parziale e produce risultati effimeri. (p. 32)