L’emergenza gestionale del Consorzio d’igiene FG/4 è giunta ad un punto cruciale che sarà dirimente sulle sorti della Sia, l’azienda in house che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti per conto di nove comuni del basso Tavoliere. Nella giornata di venerdì il presidente del Consorzio, nonché sindaco di Cerignola, Franco Metta, ha annunciato le sue dimissioni dal più importante ruolo di indirizzo politico nella gestione della società. La situazione è degenerata all’indomani dell’ultimo sciopero del personale e a causa del mancato adeguamento contrattuale dei Comuni proprietari.

“Sono quattro giorni che non riesco a tornare a casa neanche per mangiare un panino” ha affermato Metta nel video con cui ha formalizzato il contenuto del primo punto all’ordine del giorno da presentare all’assemblea dei sindaci. La grossa mole di lavoro che ha impegnato il sindaco e i dirigenti tecnici riguarda il periodo relativo alla chiusura del bilancio 2017 della Sia, gravato da crediti inesatti nei confronti di alcuni Comuni del comprensorio. Per questi motivi la Sia non avrebbe assicurato i pagamenti degli stipendi ai dipendenti che negli scorsi giorni hanno scioperato in maniera massiccia determinando una vera e propria invasione di rifiuti tra le vie della città.

L’ASSEMBLEA. “Ho deciso di andarmene perché le forze fisiche e mentali di un uomo sono per definizione limitate e io sono arrivato al totale esaurimento delle mie energie” – aveva affermato Metta prima dello svolgimento dell’assemblea.  L’incontro-scontro tra i rappresentanti dei Comuni si è tenuto poi nella giornata di oggi, alla presenza di otto sindaci, dell’assessore Alessandro Grandone in rappresentanza del Comune di Stornara, del commissario regionale per i rifiuti, Gianfranco Grandaliano e di tanti dipendenti della Sia in apprensione per le sorti del loro posto di lavoro. Durante questo incontro Metta ha presentato agli astanti la sua volontà di dimettersi, ma alla fine ha dovuto sospendere questo proposito avendo ottenuto l’impegno da parte di tutti i Comuni finora inadempienti di adeguare la propria situazione entro e non oltre la prossima assemblea programmata per la giornata del 26 febbraio.

LA SITUAZIONE. Secondo quanto esposto dal presidente dimissionario, la situazione ormai sarebbe ben vicina alla consegna dei libri contabili in Tribunale. Lo scorso bilancio è stato chiuso in pareggio, ma questa volta, per ottenere lo stesso risultato, servirebbero i salti mortali, anche a causa dell’aggravio nei costi dovuto al trasporto dei rifiuti a Grottaglie, come conseguenza del riempimento della discarica cerignolana di proprietà della Sia. Per questo motivo sembra scontato che si chiuderà in perdita l’anno 2017, ma bisogna evitare che questa sia superiore al capitale sociale dell’azienda (2 milioni di euro), altrimenti si procederà all’iter fallimentare.

I CONTI. Per il 2018 l’azienda avrebbe bisogno di 17 milioni di euro, per rilanciare il proprio operato e sistemare tutti gli aspetti dell’impiantistica che adesso non consentono il conferimento a Cerignola. Di questi 17 milioni, 14 sono quelli che dovrebbero essere garantiti dalle debitorie dei Comuni e dai nuovi contratti di ARO da sottoscrivere. In questo contesto soltanto il Comune di Orta Nova ha regolarizzato la propria posizione, con un grande sacrificio in termini di costi ricaduti sul calcolo della Tari e sulle imposte per i cittadini. Cerignola ha dimezzato la propria debitoria in tre anni, ma deve ancora 3 milioni di euro. Gli altri Comuni (Stornara, Stornarella, Ordona, Carapelle, Trinitapoli, San Ferdinando e Margherita di Savoia) non hanno ancora sottoscritto un nuovo contratto ed inoltre hanno delle debitorie ancora da saldare.

ASECO. Per quanto riguarda i restanti 3 milioni, questi rappresentano la quota data in carico all’Aseco, la società partecipata di proprietà di Acquedotto Pugliese entrata in Sia in virtù dell’azione che sta ponendo in essere la Regione Puglia, sotto la regia di Michele Emiliano e del commissario ad acta, Gianfranco Grandaliano. L’Aseco investirà per rimettere in sesto l’impianto di biostabilizzazione ed assicurare a Sia dei nuovi introiti che inizialmente saranno restituiti ad Aseco e poi potrebbero rifinanziare tutto il circuito dei rifiuti nell’impianto cerignolano, a causa dei conferimenti da terzi che non mancherebbero. L’impianto sarà pronto per il 15 marzo, così come sottoscritto nel verbale firmato dagli enti, dal Noe e da altre autorità e dovrebbe fruttare almeno 5 milioni di euro all’anno (a cui vanno sottratti 2 milioni di euro per l’energia elettrica da utilizzare per far funzionare l’impianto). Il futuro della Sia e di oltre 300 lavoratori, dunque, è appeso ad un mero calcolo matematico e alla volontà di tutti i Comuni di salvare la società.

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