E’ ormai evidente che gli ultimi esiti elettorali relativi alle elezioni politiche del 4 marzo, ci pongono di fronte ad un cambiamento epocale. Per la prima volta, forse nella storia repubblicana, un movimento anti-establishment riesce ad ottenere oltre il 30% dei consensi e vincere le elezioni. Oltre alla grande ondata leghista che ha invaso in parte anche il Sud Italia e il territorio della Capitanata e dei 5 Reali Siti. Ma l’elemento più eclatante di queste elezioni non può che essere la grande debacle della sinistra italiana. Da una parte il fallimento del Partito Democratico, prevedibile da un bel po’ di tempo; e dall’altra la grande batosta di Liberi e Uguali, quella sinistra che doveva colmare quel vuoto che il PD in questi anni aveva lasciato. Ma come si è arrivati a questo? Come mai si è giunti ad un risultato del genere?
Partendo dal Partito Democratico sicuramente ha pagato le tante politiche sbagliate portate avanti fino ad oggi. L’esito del referendum del 4 dicembre doveva insegnare qualcosa, proprio a partire dal segretario nazionale, Matteo Renzi. Ma nonostante tutto l’ex Presidente del Consiglio ha deciso di far finta di nulla e di rivendicare tutto ciò che era stato fatto dal suo governo. Questo non ha potuto che generare una sconfitta ancora più sonora in queste ultime elezioni politiche. Liberi e Uguali doveva essere quel partito che doveva colmare le grandi distanze venutesi a formare tra un elettorato di sinistra e il PD. Ma nonostante il grande progetto, tutto è risultato fallimentare. Cosa non è andato?
Molto probabilmente la scelta di un leader che comunque ha fatto parte, e ha legato la sua immagine, ad un governo fallimentare come quello renziano non è stata una scelta particolarmente felice. Una figura come quella di Grasso poco comunicativa, che non ha nulla a che fare con una storia radicalmente di sinistra, e che negli ultimi tempi aveva cominciato a delirare proponendo governi insieme a Renzi e Berlusconi, ha portato a perdere molti punti. Ma non solo questo. Le candidature imposte dall’alto all’interno dei territori, proponendo dirigenti estranei alle comunità in cui erano candidati, ha determinato il fatto che gli stessi militanti non votassero per LeU. E infine una campagna elettorale totalmente disastrosa, tiepida, basata solo sul valore dell’antifascismo che non ha coinvolto emotivamente tante persone.
Un altro episodio da sottolineare in questa campagna elettorale è stato sicuramente la destra che si è fatta sinistra. Mentre la sinistra era troppo occupata per pensare ad altro, Matteo Salvini poneva seriamente le sue battaglie contro la Legge Fornero e la Buona Scuola. Leggi che hanno sancito grande malessere nei confronti di tanti, ma che la sinistra non ha minimamente menzionato nelle sue battaglie.
Ma una domanda su cui dovremmo soffermarci è questa: c’è ancora spazio per una sinistra in Italia? La storia degli ultimi vent’anni ci ha raccontato di come ogni tipo di progetto sia stato sempre bocciato sul nascere (Sinistra l’arcobaleno – Federazione della sinistra – Rivoluzione Civile – Liberi e Uguali). Forse dobbiamo arrenderci all’idea che la sinistra, di fronte a questi cambiamenti epocali dove i partiti non sono più credibili, non potrà più esistere in un soggetto politico. La sinistra potrà esistere solo nelle azioni: quando i lavoratori di Amazon si ribellano alle condizioni umilianti in cui si ritrovano, è sinistra; quando i lavoratori della Ryanar si rivoltano, è sinistra; l’associazionismo è sinistra. Molto probabilmente quella che definiamo sinistra può continuare ad esistere solo nei conflitti e non più in alcuna rappresentanza partitica.