“L’antimafia è gioia di vivere”. E’ questo l’imperativo che ha aperto la seconda giornata del Festival del Pensiero di Stornarella. A presenziare all’evento vi erano Milena Sabrina Mancini, dirigente scolastico dell’I.C. Aldo Moro; la professoressa Paola Grillo; Celestino Di Corato dell’associazione ‘Attivamente’ organizzatrice del Festival; e infine l’ospite della mattinata Pietro Fragasso, presidente della Cooperativa ‘Pietra di Scarto’ di Cerignola, che gestisce dei beni confiscati alla mafia e produce prodotti agricoli tramite il reinserimento sociale di chi ci lavora.


A prendere subito la parola è stata la preside Mancini, la quale ha subito voluto ringraziare Pietro Fragasso per l’impegno quotidiano applicato all’interno di un territorio molto complesso come quello del foggiano. Subito dopo è toccato a Celestino Di Corato fare i saluti. Lo stesso ha voluto ringraziare la scuola per aver ospitato queste prime giornate di Festival in quanto non era scontato: “Non poteva che partire dalla scuola questo Festival” ha affermato più volte nel suo intervento. Subito dopo è toccato al protagonista dell’evento prendere la parola. La discussione è iniziata con il noto aforisma di Peppino Impastato relativo alla questione della bellezza. Infatti più volte il dibattito è stato intervallato da alcuni pezzi ripresi dal film “I cento passi”, attraverso la recitazione di Michele Carchia e dall’accompagnamento musicale alla chitarra di Ermanno Ciccone (in foto).

42922880_1884724838280787_6425989176168022016_nFragasso si è mostrato subito empatico con gli stessi ragazzi nel parlare di tematiche molto delicate e pesanti quali la mafia e la criminalità organizzata. Lo stesso ha voluto cominciare nello spiegare il significato della nota frase che Impastato utilizzava per etichettare la mafia: “La mafia è una montagna di merda”. “Che tipo di reazione avreste se vi dovessi dire che in mezzo a noi vi è una montagna di merda?” – ha chiesto Fragasso ai ragazzi presenti in platea la cui reazione è stata quella di ridere – “ecco, la montagna di merda inizialmente provoca irrisione ma poi inevitabilmente comincerà a puzzare. Nel momento in cui comincerà ad emanare cattivo odore ecco che da una parte tanti decideranno di conviverci, altri invece tenteranno di spalarla e cacciarla via”.



Subito dopo lo stesso relatore ha voluto far vedere la relazione del distretto Antimafia del 2017 che descriveva tutti i clan presenti nella provincia di Foggia: “Guardate, queste sono tutte le montagne di merda presenti nel nostro territorio. Ricordo quando ero bambino che conoscevo i nomi di tutti i componenti dei clan presenti nel mio paese e magari non conoscevo il nome del sindaco. Questo perché? Perché la mafia aveva cominciato ad avviare un’operazione di egemonia culturale e di pensiero nel nostro territorio. E’ incredibile di come fossi convinto da bambino che la mafia fosse stata sconfitta, invece a distanza di anni quegli stessi clan controllano ancora il nostro paese”.
Ma come fa la mafia controllare un territorio? E’ la domanda che ci si è subito posti. Secondo lo stesso relatore le associazioni criminali arrivano a determinare un’egemonia totale attraverso l’acquisto di beni come aziende, locali, ecc. che permettono di ricavare ampi introiti economici per il sostentamento della stessa associazione malavitosa. “Questo lo aveva capito soprattutto Pio La Torre” – continua Fragasso – “il quale ha subito presentato una legge, approvata nel 1982, che prevedeva la confisca dei beni ai mafiosi”.

Ma il tema principale su cui Fragasso si è voluto concentrare è stato relativo alla questione della memoria: “La memoria è venuta a mancare nel nostro Paese. Se vi dovessi chiedere chi è Michele Fazio, Francesco Marcone, Peppino Impastato, Hyso Telarai, mi sapreste rispondere? Sono tutti ragazzi e uomini che prima di essere vittime di mafia, erano persone con dei progetti e dei sogni da realizzare. Ma purtroppo solo per aver adempiuto al loro dovere di cittadini onesti hanno pagato con la vita”.
Infine lo stesso Fragasso ha voluto spiegare in cosa consiste e come è nato il progetto ‘Pietra di Scarto’: “La nostra cooperativa è nata proprio per gestire le terre confiscate alla mafia. Ci chiamiamo così perché il nostro gruppo è formato da ragazzi e ragazze esclusi dalla società e che vivono ai margini a causa del loro passato. Ma noi non guardiamo al passato, guardiamo il presente e alla loro voglia attuale di riscatto”.

Il Festival continuerà domani con “Il bello di non leggere” a cura di Trifone Gargano.

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