La polizia stradale di Busto Arsizio ha imposto gli arresti domiciliari a un cittadino italiano di 46 anni, titolare di una società cooperativa nel settore dell’autotrasporto. L’attività ha sede operativa a Cairate e sede operativa a Carapelle, in provincia di Foggia.


L’accusa è quella di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (articolo 603 bis del codice penale). Il principale, ora agli arresti domiciliari, ha sottoposto a condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno, i suoi cinque dipendenti. In questo caso di può parlare di “caporalato”.

In particolare corrispondeva ai lavoratori retribuzioni non in linea alle disposizioni del CCNL e sproporzionate rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato; Reiteratamente violava la normativa in materia di orario di lavoro, riposo e ferie, imponendo agli autisti di guidare gli autoarticolati per moltissime ore consecutive – sino a venti ore consecutive – in contrasto con la disciplina degli orari massimi di guida e dei riposi giornalieri previsti dal vigente Codice della Strada, non disdegnando di ricorrere ad artifici per eludere eventuali controlli di Polizia.



Non rispettava la normativa in materia di sicurezza sul lavoro, omettendo del tutto l’informazione e formazione dei lavoratori e le necessarie visite mediche. Si poteva accertare che i lavoratori erano costretti a lavorare inoltre con veicoli in pessime condizioni ed obbligati a proseguire il viaggio anche laddove la circostanza di talune anomalie venisse segnalata al datore di lavoro; arrecando in tal modo grave pericolo alla propria incolumità ed a quella degli altri utenti della strada.

Con le circostanze aggravanti di aver reclutato più di tre lavoratori e di aver commesso il fatto esponendo i dipendenti sfruttati a situazione di grave pericolo, avuto riguardo alle caratteristiche delle prestazioni da svolgere e delle condizioni di lavoro. Nel corso degli accertamenti è inoltre emerso che per poter operare regolarmente con le società committenti i viaggi di spedizione nazionali, il titolare della Cooperativa di autotrasporto aveva esibito alle menzionate società un falso D.U.R.C. – Documento Unico Regolarità Contributiva, attestante la regolarità contributiva.

Al fine di impedire l’esatta ricostruzione dei tempi di guida degli autisti, il titolare della Cooperativa aveva falsamente denunciato il furto dei dischi cronotachigrafi, in circostanze assolutamente ambigue e ritenute propedeutiche al mascheramento dell’attività illecita, comunque ricostruita nel corso delle investigazioni.

FONTE: VARESE NEWS

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