“Lo Stato c’è”. E’ stata questa l’affermazione decisa del procuratore capo di Foggia, Ludovico Vaccaro, durante la conferenza stampa tenutasi questa mattina per la presentazione degli esiti dell’operazione “Chorus”. Dopo la recrudescenza di atti criminali e delle bombe intimidatorie nella città di Foggia, Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza danno così una risposta ‘corale’, sventando anche un pluriomicidio di mafia che era già in fase in attuazione.
Alle prime luci dell’alba le forze dell’ordine hanno eseguito sedici ordinanze di custodia cautelare a danno di 16 soggetti residenti tra Foggia e Vieste, indiziati di gravi delitti, come il racket, l’estorsione, incendi, rapine e il tentato omicidio. In modo particolare sono stati associati alla Casa Circondariale cinque soggetti accusati di fabbricazione di ordigni e detenzione degli stessi, tutti giovanissimi, poco più che ventenni. A questi cinque sono state contestate le rapine avvenute tra l’aprile e il novembre del 2017 a danno del Bar Terzo Millennio a Foggia e della tabaccheria in Viale Leone XIII.
La Polizia di Stato, invece, si è dedicata alla detenzione illecita di armi riconosciuta in capo al buttafuori accusato di aver sparato ad un ragazzo davanti alla discoteca Domus. Sono state avanzate quattro ordinanze di custodia cautelare per questo motivo, mentre altre attività di natura tecnica e registrazioni delle telecamere di videosorveglianza hanno permesso di scoprire la matrice dei danneggiamenti avvenuti alla friggitoria “Mordi e Gusta” a gennaio in piazzetta e alla profumeria Gattullo. Gli atti estorsivi sarebbero riconducibili alle richieste di somme di denaro avanzate da Rocco Moretti, figlio e nipote di elementi di spicco della criminalità foggiana.
Pericolosa e concitata è stata l’attività della Guardia di Finanza di Foggia che, tramite intercettazioni ambientali e telefoniche, ha sventato un pluriomicidio sul quale stavano lavorando da tempo degli elementi del clan Moretti/Pellegrino per vendicarsi della morte di Rodolfo Bruno. Quattro soggetti legati alla batteria del clan sono stati condotti in carcere perché stavano progettando una vendetta nei confronti del clan rivale Sinesi/Francavilla. L’omicidio sarebbe dovuto avvenire lo scorso 23 gennaio ma i militari hanno prontamente fermato la vettura su cui viaggiavano i killer. All’interno sono state trovate diverse armi da fuoco con matricola abrasa.
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