Storia dal Qui della regista e ricercatrice Eleonora Mastropietro continua a riscuotere consensi nei festival italiani. Dopo la prima all’ultima edizione del prestigioso Festival dei Popoli di Firenze e la partecipazione in autunno allo storico Bellaria Film Festival e a Filmmaker Festival di Milano, vince come Miglior Documentario al Fuori Mercato – Como Independent Film Festival e si prepara a nuove partecipazioni in importanti manifestazioni nazionali.

La giuria del Fuori Mercato, composta dal regista Davide Ferrario, dal critico cinematografico Matteo Marelli e da Andrea Mazzarella del collettivo Terzo Segreto di Satira, ha premiato il film con la seguente motivazione: “per essere riuscito a legare storia personale e storia di una comunità attraverso un flusso di coscienza sospeso tra nostalgia e interrogativi fondamentali. Esempio di cinema che si fa gesto riparativo, che va alla ricerca del tempo perduto e che diventa tempo ritrovato”.


Storia dal Qui è un racconto privato sulla seconda generazione degli immigrati italiani dalle campagne del sud alle città del nord, negli anni del boom economico. Una storia parzialmente biografica che ci porta nelle terre del “qui non c’è niente”, riscoperte dall’autrice in un viaggio, tra il reale e l’immaginario, nel piccolo paese pugliese di origine della sua famiglia.

Storia dal Qui di Eleonora Mastropietro e prodotto da Daniele Ietri per Associazione La Fournaise, con il sostegno di Film Commission Valle d’Aosta e Film Commission Torino Piemonte, sarà prossimamente presentato in altre importati manifestazioni cinematografiche. Già annunciate sono la partecipazione in concorso nella sezione documentari alla diciassettesima edizione dell’Ischia Film Festival, importante vetrina dedicata al rapporto tra cinema e location e allo ShorTs di Trieste nella sezione Nuove Impronte dedicata alla scena emergente del cinema italiano. Il film è girato ad Ascoli Satriano, paese di origine della famiglia della regista.

Storia dal Qui, ritrae un centro appartenente a quella porzione di territorio italiano chiamata oggi aree interne. Zone che negli ultimi 50 anni si sono trasformate in una direzione diversa da quella delle aree più urbanizzate del paese. Ascoli Satriano è un piccolo centro simile a tanti altri presenti in ogni parte di Italia, spesso liquidati con la battuta “qui non c’è niente”, che lascia intendere come questi siano percepiti come luoghi marginali, per il semplice fatto di non essere città. Il film ci mostra, invece, attraverso una storia personale, una ricchezza fatta di paesaggi, persone e di racconti mitici che continuano a vivere nel ritmo lento e ciclico della vita di comunità. Il film esplora un luogo che, per il suo continuare ad esistere, pone interrogativi sulla storia recente del nostro Paese, caratterizzata da migrazioni interne che hanno spezzato famiglie e comunità, per favorire un modello di sviluppo che ancora oggi promuove le aree urbane e lascia ai margini, da nord a sud, il fitto tessuto dei piccoli centri.



Sinossi Ascoli Satriano, Puglia. Un piccolo paese dell’entroterra. Un luogo del “qui non c’è niente”, come dicono tutti a Eleonora, arrivata dopo anni in paese da Milano, il luogo del “lì c’è tutto”, dove si sono trasferiti i suoi genitori negli anni ’60. Emigrata non per scelta. Emigrata di seconda generazione. Separata da un “qui” che non ha mai conosciuto, ma che da sempre è stato nella sua testa in forma di racconti, di accenni e testimonianze. Scesa per dare un’immagine a parole non sue: a quelle della sua famiglia e a quelle di Adele, la bambina del paese conosciuta nell’unico viaggio a sud, fatto nell’infanzia con i genitori. Adele che per anni ha scritto lettere a cui Eleonora non ha mai risposto. Adele, con cui Eleonora avvia oggi un dialogo impossibile, fuori dalla sincronia del tempo e in uno spazio che è in gran parte immaginario.

Dichiarazione della regista: “Figlia della generazione emigrata negli anni del boom economico, volevo esplorare, il paese di origine della mia famiglia, una piccola comunità dell’Appennino pugliese, Ascoli Satriano. Quasi mai visitato direttamente, il paese è rimasto per me un mito originario, costruito su innumerevoli racconti dei parenti e conoscenti della famiglia, tutti trasferiti al nord e tutti provenienti dallo stesso territorio. Sono cresciuta in questa piccola comunità, circondata da storie, racconti e stili di vita, dei quali per lungo tempo non mi sono chiesta quale fosse la reale origine. L’unico contatto diretto con il paese sono state le lettere che per anni ho ricevuto da Adele, una bambina conosciuta durante l’unico viaggio a sud fatto da piccola. Le sue lettere hanno continuato ad arrivare per anni, senza quasi mai ricevere risposte. Su frammenti, in parte basati su storie vere, in parte immaginari, costruisco un racconto solo parzialmente biografico: il mito del paese lontano e dei suoi abitanti, dell’infanzia dei miei genitori (forse di tutta l’Italia, nata agricola e diventata “adulta” nel momento in cui ha cambiato pelle per essere industriale negli anni ’60) si confrontano con il racconto della vita reale di una piccola comunità che vive ed esiste in un presente niente affatto proiettato verso il passato”.

Dichiarazione del produttore: “Storia dal qui è parte di un progetto più ampio denominato Studi sul qui promosso dalla Associazione La Fournaise” dichiara il ricercatore Daniele Ietri. “Con Studi sul qui, vogliamo esplorare luoghi accomunati dall’essere percepiti come aree marginali, senza storia e soprattutto senza futuro. Luoghi, presenti in ogni provincia italiana da nord a sud, talvolta liquidati come terre del “qui non c’è niente”. Per falsificare questo luogo comune, il progetto Studi sul qui intende dare vita ad attività e prodotti differenti quali film documentari, progetti di ricerca territoriale, audiodocumentari, pubblicazioni.”

Comunicato Stampa

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