Sfruttando la ricorrenza della Giornata Internazionale della Fotografia, celebrata lo scorso 19 agosto, presentiamo la storia e il percorso fotografico di Paolo Partipilo, classe 1986, originario di Orta Nova, in provincia di Foggia. I suoi scatti stanno appassionando migliaia di utenti sui social network e hanno attirato l’attenzione anche di grandi testate giornalistiche e blog di recensioni turistiche. Tutto parte da un obiettivo molto chiaro: quello di promuovere il proprio territorio – spesso bistrattato – attraverso la diffusione di paesaggi mozzafiato che possano calamitare l’interesse di quella fetta di turisti che cercano sempre di più l’esperienza emozionale. La passione di Paolo per lo scatto – così come spiega lui stesso a Il Megafono – parte quasi casualmente, in un contesto come la provincia di Foggia che, dal Gargano ai Monti Dauni, offre paesaggi remoti che nulla hanno da invidiare alle mete ben note di altre zone d’Italia e d’Europa.
“Anche io ho iniziato per emulazione” – spiega Paolo Partipilo – “osservando i grandi paesaggisti che in Italia non mancano e sbirciando sui social qualche pagina che punta a valorizzare la nostra splendida Puglia. Il mio gioco fatto di scatti qua e là è iniziato con un semplice Iphone, fino a quando ho capito che tutto questo mi appagava e addirittura riuscivo a trasmettere delle emozioni a coloro i quali guardavano con interesse le mie foto”.
Il giovane fotografo foggiano si definisce un “paesaggista”, una scuola che ha le proprie fondamenta piantate nell’esperienza artistica di Edward Weston e che si basa sulla tecnica particolare delle lunghe esposizioni e dello sfuocato artistico. Il riferimento artistico di Paolo è Franco Fontana, uno tra i fotografi italiani contemporanei più celebri a livello internazionale che spesso ha scelto proprio la Puglia come scenario dei suoi noti scatti paesaggistici dalla precisione geometrica e dalla ricerca cromatica quasi astratta.
“Molti fotografi, anche grazie alle notevoli innovazioni tecnologiche” – afferma Paolo Partipilo – “partono dalla post-produzione per poi giungere alla tecnica fotografica, facendo perdere di fatto tutto il pensiero del fotografo che, secondo me, deve caratterizzare di gran lunga il lavoro. A ciò si deve aggiungere una ricerca spasmodica del soggetto da fotografare, che nel caso dei paesaggi non può non dipendere da una buona dose di fortuna e situazionismo”.
Se l’obiettivo è quello di far vedere al grande pubblico scorci spesso dimenticati della Capitanata, allora Paolo ha davvero trovato terreno fertile intorno a sé. Frequenti sono le sue sortite sui Monti Dauni, dove ai tratti rotondeggianti delle colline del subappennino si alternano le linee fiere dei castelli e delle abitazioni rurali. Nei suoi scatti non manca anche una consapevole messa a fuoco sulle tradizioni millenarie dei borghi e sulle azioni delle persone che spesso raccontano centenarie consuetudini popolari. Nonostante questo, se si chiede quale sia stato il luogo più emozionante da fotografare, Paolo cita le Saline di Margherita di Savoia – con ambienti che richiamano addirittura il Polo Nord – e la splendida Cattedrale di Trani, che evoca sentimenti contrastanti tra relax ed intrepida agitazione.
Questa continua ricerca del sentimento che caratterizza un set fotografico ha colpito anche le testate giornalistiche e i blog nazionali. Oggi Paolo – per quanto possa essere un parametro relativo per chi crede nella potenza emozionale di uno scatto – conta circa 12.000 followers sulla pagina Instagram (@paolopartipilo) e può vantare una bella citazione da parte de La Repubblica Bari che ha riportato nel giugno scorso il suo scatto della “Desolata” di Canosa, risultato vincitore del concorso “La Bottega della Fotografia”. E poi ancora centinaia di attestati di stima rinvenienti dai blog affermati di Igers Italia, Volgo Italia e dalle community di settore del National Geographic.
“Il futuro deve continuare ad essere una indomita ricerca” – conclude Paolo Partipilo. “In questi continui viaggi ho catturato momenti che appartengono a contesti a me sconosciuti, per il futuro mi piacerebbe raccontare la mia città, poiché in tutto questo subentrerebbe anche quella buona dose di senso d’appartenenza. Mi piacerebbe passare dal ‘virtuale’ al ‘reale’ magari organizzando una mostra. Oggi prevalgono troppo le logiche dei numeri, a me basterebbe veder contare quelle cose che spesso non possono essere misurate in quantita ma che, straordinariamente, vengono fissate in uno scatto”.