Continua il nostro percorso di ascolto dei sindaci che sui territori hanno dovuto fronteggiare la pandemia del Covid-19. All’inizio della cosiddetta “fase due” è necessario capire da quali presupposti si debba ripartire, sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista economico. Di questo abbiamo dialogato con il sindaco di Carapelle, Umberto Di Michele, nel quarto appuntamento del format “sindaci in trincea”.
1) Abbiamo vissuto un momento delicato, nel quale ogni Comune ha dovuto far fronte ai contagi da Covid-19. Com’è la situazione ad oggi a Carapelle a livello numerico? Come ha reagito secondo lei la popolazione locale alle misure restrittive? Ha funzionato la macchina della solidarietà? I controlli sono stati sufficienti?
1) La situazione dei contagi a Carapelle, aggiornata ai primi giorni di maggio, è di quattro persone positive al Covid-19. I nostri concittadini hanno contratto il virus in ospedale e, ad oggi, sono ricoverati presso strutture idonee per la cura del Covid-19. Le notizie che ci arrivano sono confortanti. La popolazione ha reagito in maniera esemplare. Tranne pochissimi arroganti e prepotenti prontamente puniti dai carabinieri e dalla polizia municipale, che hanno svolto un lavoro di altissimo livello, la cittadinanza carapellese ha seguito alla lettera tutte le disposizioni restrittive. La macchina della solidarietà ha risposto benissimo. Il giorno stesso dell’inizio del lockdown ho fatto un appello pubblico, volto ad incitare la solidarietà nei confronti dei concittadini in difficoltà. Da quel momento i magazzini della protezione civile sono stati sempre pieni e tutti coloro che ne hanno avuto bisogno, sono stati aiutati e continuano ad esserlo. Ci ha favorito molto la capacità organizzativa della CISA e quella del Comune che, attraverso il numero WhatsApp attivo da quasi due anni, ha permesso a tutti i cittadini di interfacciarsi con gli amministratori senza recarsi fisicamente al municipio. Una filiera, quella del COC, che ha funzionato perfettamente. Anche le segnalazioni dei cittadini sono state evase in tempo reale alle forze dell’ordine o da chi di competenza.
Ribadisco le mie congratulazioni ai carabinieri ed alla polizia municipale. Tenga conto che a Carapelle, su una popolazione di 6.700 abitanti, abbiamo tre agenti di P.M. di cui uno part-time. Immagini quale sia stata la mole di lavoro svolto.
2) In questo momento si pensa alla“ fase due “. Secondo il suo punto di vista quali devono essere le prerogative da cui ripartire? Come si può fronteggiare l’inevitabile crisi economica che si sta prospettando? Quali sono le misure messe in campo dal suo Comune per far fronte alla crisi economica? Come è andata la consegna dei buoni spesa? Sul punto si è creata anche una certa polemica con le opposizioni. Cosa si sente di dire in merito a ciò?
2) Una ripresa graduale e consapevole non può prescindere dal buonsenso e dall’attenzione. In questa fase il maggior nemico può essere la superficialità e le bufale dei negazionisti. In questi giorni purtroppo ho visto troppi ragazzini in giro e questo dimostra l’incapacità dei genitori di comunicare bene la gravità del problema. Il Covid-19 è ancora tra noi e la sua propensione a propagarsi è legata alla nostra incapacità di rispettare le regole, sulle quali è necessario essere sempre concentrati. La ripartenza economica è necessaria ma la fretta può diventare un boomerang. Se dovessero aumentare nuovamente i contagi potrebbe arrivare il colpo di grazia per la nostra economia. Quindi ripartenza sì, ma con tutti i dovuti accorgimenti. In questi giorni, tutta l’amministrazione con l’ufficio di ragioneria sta lavorando sulla costruzione del bilancio di previsione del 2020. Stiamo rimodulando le voci di spesa alle necessità della pandemia ed uno degli obiettivi è quello di trovare le risorse per abbattere il costo della TARI alle attività che sono rimaste chiuse, almeno per i 2/12 del periodo del lookdown. È ovvio che l’aiuto economico non possa arrivare dai comuni ma debba arrivare dal governo centrale, anche perché i comuni sono a loro volta “aziende” in sofferenza in quanto i cittadini, per ovvie ragioni, non pagano le imposte e le tasse. La gestione dei buoni spesa è stata fatta attenendosi alle disposizioni del provvedimento della protezione civile centrale. La necessità era quella di assegnarli nel minor tempo possibile perché la gente ne aveva bisogno. Stabiliti i criteri, abbiamo fatto in modo che i cittadini presentassero la richiesta senza recarsi fisicamente in Comune (numero WhatsApp, protezione civile, mail). Gli uffici hanno lavorato ogni giorno, fino alla sera tardi, per poter consegnare i buoni spesa prima della domenica di Pasqua e permettere ai cittadini di poter acquistare i beni di prima necessità e trascorrere così una serena Pasqua. Gli uffici ci sono riusciti. Il dipendente Michele Vallario, nonostante il suo diritto alle ferie prepensionamento, ha mostrato tutto l’affetto per quella gente in difficoltà, che nei suoi anni di lavoro ha incontrato quotidianamente nell’ufficio dei servizi sociali. Ha elaborato le pratiche, insieme con i volontari, e prima di Pasqua la protezione civile ha potuto consegnare i buoni spesa in ogni abitazione. Quando gli uffici mi hanno segnalato che ci fossero richieste di soggetti non bisognosi, ho girato due videomessaggi, esortando i pochi furbi a rinunciare alla richiesta, appello accolto da diversi cittadini. Ciononostante ho ritenuto opportuno chiedere al segretario comunale di inviare la lista dei beneficiari ai carabinieri ed alla guardia di finanza perché ritengo che chi specula in momenti come questo ed alle spalle di chi è realmente in difficoltà debba essere denunciato. Sono stato consigliere di minoranza per cinque anni. Posso affermare con cognizione di causa che quando si vive l’attività amministrativa dall’esterno e la si limita solo al consiglio comunale ed alla lettura degli atti pubblicati sull’albo pretorio non ci si rende conto del percorso necessario per arrivare al documento finale. Alcuni consiglieri della minoranza (tutti Staffieri esclusa la quale si è proposta per una collaborazione a trecentosessantagradi), hanno chiesto di fare una commissione di valutazione e controllo, costituita da maggioranza e minoranza. Non l’abbiamo fatta perché avremmo dato i buoni spesa con notevole ritardo (in contraddizione da quanto imponeva la norma), ma soprattutto perché la politica non ha nessun potere di ingerenza in questi atti. Gli uffici devono valutare, la guardia di finanza deve controllare. La politica può essere, al massimo, a disposizione dei cittadini per informarli sulla possibilità di poter chiedere questi benefici.
3) Questo periodo è stato caratterizzato anche da una certa “sospensione” della democrazia, soprattutto per l’esercizio del voto. Ma i cittadini possono quanto meno giudicare l’operato della politica esprimendo un’opinione. Lei come giudica l’operato del Governo centrale, della Regione Puglia e della ASL locale per ciò che concerne le misure poste in essere per far fronte a questa pandemia?
3) Stiamo parlando di una pandemia ed è inevitabile che ci si debba comportare come in guerra. Avranno tutto il tempo per valutare se la politica ha operato bene o male. Ritengo che il Governo centrale abbia gestito bene il problema e credo siamo stati fortunati ad avere Conte come premier. È evidente che tutta la filiera istituzionale e sanitaria siano stati colti di sorpresa ed abbiano dovuto prendere decisioni importanti su un argomento sconosciuto anche a loro.
4) I Sindaci della provincia di Foggia hanno lamentato una certa carenza di informazioni per quanto riguarda i casi di positività e le misure da attuare. Ha riscontrato ciò anche nel suo Comune? Ciò le ha arrecato dei danni ai fini del suo operato da amministratore? Che cosa ne pensa? Cosa si poteva fare per ovviare a questa problematica?
4) Da questo punto di vista ritengo che la filiera istituzionale non abbia funzionato. Ancora oggi non abbiamo notizie ufficiali e quando arrivano sono incomplete o errate. Abbiamo lavorato facendo i detective. Ci siamo in qualche modo attrezzati. A Carapelle ho creato immediatamente una chat con i medici di base, con la coordinatrice territoriale dell’asl, con il maresciallo dei carabinieri e con il comandante della polizia municipale. È stata la nostra salvezza. Ognuno di noi riusciva ad avere notizie dagli altri e ad attuare tutti i protocolli di intervento. Quando la notizia ufficiale arrivava eravamo già intervenuti con i protocolli e, per fortuna, ci siamo riusciti. È evidente che qualcosa non ha funzionato nella comunicazione con i sindaci. Potevamo essere ancor più un valore aggiunto anche perché siamo la prima interfaccia istituzionale con i cittadini.
5) Il Coronavirus ha interrotto gran parte della programmazione amministrativa dei singoli enti. Per il vostro Comune, in particolare, quali progetti avete dovuto sospendere? Quali invece siete riusciti comunque a portare a termine?
5) L’8 marzo avremmo dovuto inaugurare l’Auditorium comunale. Finalmente dopo tanti anni avremmo dato vita a quello che era solo un sarcofago, ma è solo rimandato. Tuttavia la cosa della quale sono orgoglioso è la costante presenza degli amministratori tutti. Siamo riusciti comunque a lavorare sulla programmazione amministrativa. Ci siamo candidati a diversi progetti. Abbiamo preparato tutta la documentazione per cominciare i lavori di rifacimento del campetto polivalente, della piazzetta di via Daunia (Madonnina) e dell’asilo di via Fiume. In sintesi abbiamo lavorato comunque. Infine siamo riusciti a portare a termine giusto in tempo i lavori di rifacimento della sala consiliare e di alcune zone del comune.
6) A livello personale, sia come cittadino che per il suo ruolo da sindaco, come ha vissuto questa fase? Cosa ricorderà di tutto ciò? Citi almeno un ricordo positivo e uno negativo. Un personaggio che ha apprezzato e uno che non ha apprezzato nello svolgimento del suo compito.
6) Da sindaco ho sentito tutta la responsabilità, è stato come essere padre di 6.700 persone e preoccuparsi quotidianamente che ognuno di loro stesse bene. In questi due anni abbiamo vissuto momenti difficilissimi con la crisi della Sia (appena insediati i rifiuti arrivavano sotto i balconi), a dicembre dell’anno scorso quasi tremila cittadini si sono ritrovati da un giorno all’altro senza medico di famiglia e, anche se non di nostra competenza, siamo riusciti a limitare al massimo il disagio. Quindi in qualche modo eravamo allenati all’emergenza. Inoltre, nella gestione dell’emergenza è servito molto il lavoro svolto in questi due anni. Infatti l’aver posto particolare attenzione alla comunicazione con i cittadini, per riavvicinare loro alle istituzioni locali attraverso tutti i canali di comunicazione e di ascolto (Facebook, sito istituzionale, numero whatsupp, progetto della partecipazione), ha permesso, all’amministrazione comunale, di essere vicini ai cittadini non solo per i bisogni di tipo alimentare ma anche psicologico e di ascolto. Come cittadino ho temuto molto per la salute dei miei figli e dei miei genitori. Mia moglie è un medico e quindi abbiamo dovuto affidare i nostri figli, in alcuni giorni, ai miei genitori. Questo ha comportato comunque dei rischi. Ricorderò Antonio, un ragazzo la cui famiglia è stata sempre aiutata dai servizi sociali, che ha rifiutato la spesa della protezione civile chiedendo di consegnarla a chi ne aveva più bisogno perché lui in questo periodo stava lavorando. Ha mostrato un grande senso di civiltà. Mi ha emozionato una degli assessori che ha pianto quando ha saputo dagli uffici avrebbero dovuto rifare la procedura per un errore di salvataggio del file e che i cittadini rischiavano di non avere i buoni prima di Pasqua. Di negativo c’è il rammarico di non aver ricevuta una chiamata da nessuno dell’opposizione che mi chiedesse se avevamo bisogno di qualcosa. Solo dopo un mese, quando sono arrivati i buoni spesa, si sono fatti vivi (tramite pec). Questi sono momenti epocali dove la politica non c’entra nulla e subentra il senso di umanità. Se devo citare una persona farei un torto a tanti.