“Cia Puglia lo aveva sollecitato nell’immediatezza degli eventi: il nostro plauso alla Regione Puglia per avere avviato, con la richiesta ufficiale della giunta regionale al Ministero delle Politiche Agricole, il riconoscimento dello Stato di Calamità per l’Alto Tavoliere in relazione ai danni causati da grandine e alluvioni il 5 e 6 agosto scorsi”. Con queste parole, sono il direttore e il presidente provinciali di Cia Capitanata, rispettivamente Nicola Cantatore e Michele Ferrrandino, a esprimere la propria soddisfazione per l’atto formale attraverso cui la giunta regionale ha chiesto al Mipaaf il riconoscimento dello Stato di Calamità per i territori di Apricena, Lesina, Poggio Imperiale, San Paolo di Civitate, San Severo, Serracapriola, Stornara e Stornarella.

“Sia nelle ore successive a grandinate e a esondazioni sia nei giorni successivi”, hanno ricordato i dirigenti Cia Capitanata, “la nostra organizzazione agricola raccolse e verificò le segnalazioni provenienti da decine di aziende agricole di tutto l’Alto Tavoliere, un lavoro fondamentale per documentare gli effetti devastanti sulle colture: pomodori, uliveti, vigneti, frutteti. Ora ci aspettiamo che il Mipaaf accolga la richiesta della Regione Puglia e attivi immediatamente le procedure per gli aiuti a chi ha perso del tutto o in parte il lavoro di un anno intero”. La relazione dell’Ufficio Provinciale dell’Agricoltura di Foggia, in 17 pagine, ha dettagliato scrupolosamente e puntualmente tutti i danni, zona per zona.

“Purtroppo non possiamo che ripeterci: in tutta la Puglia, l’estate si è rilevata un disastro per l’agricoltura. Grandine e nubifragi in agosto hanno distrutto intere piantagioni di pomodoro ad Apricena e in gran parte dell’Alto Tavoliere. Ad Apricena, l’esondazione di un torrente fece finire sotto acqua e fango interi raccolti completamente andati perduti. Pomodori destinati a marcire e danni per migliaia di euro. Appena 24 ore prima degli eventi estremi dell’Alto Tavoliere, a Terlizzi grandine, vento e pioggia battente fecero cadere al suolo rami e olive. Prima ancora, il 25 luglio, era toccato ad Avetrana, Castellaneta e altri paesi del Tarantino fare la conta dei danni da grandine e nubifragi. Senza dimenticare quanto accadde nei primi giorni di luglio, con danni in tutta la Puglia, olive a terra, uva distrutta e pomodori ancora una volta finiti sott’acqua. Le immagini impressionanti dei campi allagati testimoniarono immediatamente la gravità della situazione. Ad Apricena, il video di un associato CIA mostrò un trattore che si muoveva in mezzo a una vera e propria “laguna”. Negli ultimi mesi, CIA Puglia ha rilevato una media di un episodio calamitoso ogni 20 giorni nelle province pugliesi. Dal 2013, l’anno in cui la Xylella si è abbattuta come una piaga sull’olivicoltura del Salento, gli agricoltori stanno sopportando 7 anni di disastri. “CIA Puglia lo sostiene da almeno due lustri: occorre rendere più sostenibili e accessibili le polizze assicurative contro le calamità”, ha spiegato il presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani della Puglia Raffaele Carrabba.

“’C’è un problema enorme, rispetto alle polizze, sulle avversità accessorie: è il caso delle piogge torrenziali, nel caso delle quali la franchigia è alta, si parla del 30%, e dobbiamo anche segnalare il limite di indennizzo fissato dalle compagnie di assicurazioni che si aggira intorno al 60-70%. I costi sono troppo alti, soprattutto per le piccole e medie imprese del comparto primario. I fenomeni climatici estremi, quest’anno, hanno già colpito ognuna delle 6 province pugliesi. Il ciclico ripetersi e alternarsi di gelate, siccità, grandinate e bombe d’acqua ha già causato decrementi dal 40 al 60% per il grano in tutto il nord della Puglia, dal Tavoliere alla Bat e ai campo del Barese. Nel Tarantino, in provincia di Brindisi, di Lecce e in tutto il Salento, gli eventi calamitosi delle scorse settimane hanno causato danni a ortaggi, frutteti, agrumeti, vigneti e uliveti. La siccità, invece, ha avuto effetti negativi su tutto il territorio colpendo in particolare il settore zootecnico, con molti allevamenti costretti a spese suppletive per acquistare l’acqua necessaria alla cura del bestiame”, ha concluso Carrabba.

Comunicato Stampa CIA Puglia



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