La mafia foggiana ha alzato il tiro, spostando l’attenzione su fondi europei e finanziamenti per l’agricoltura. E’ quanto si evince dall’ultima operazione internazionale che vede tra gli indagati diverse personalità riconducibili alla criminalità organizzata che agivano tra Foggia, Avellino, Napoli, Rimini, Timisoara e Praga. Associazione mafiosa, riciclaggio, sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzione illegale di armi ed esplosivi, truffe per il conseguimento di erogazioni pubbliche e concorrenza illecita con minaccia o violenza: sono queste le accuse mosse a carico di 48 persone indagate a vario titolo nell’ambito dell’inchiesta condotta dal Ros dei carabinieri, dal comando per la tutela Agroalimentare e dai comandi provinciali dell’Arma.

L’operazione, denominata “Grande carro”, ha consentito di evidenziare una “costellazione” di associati alle batterie mafiose foggiane che agivano con traffici internazionali, assicurandosi un reddito importante e reinvestendo le somme in beni immobiliari all’estero. “L’indagine ha evidenziato come la criminalità organizzata sia andata ancora una volta a dirigersi e posizionarsi in quei Paesi nei quali è minore la resistenza e più debole la legge, tra cui Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca”. E’ quanto ha confermato in conferenza stampa il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho che ha disvelato gli interessi della criminalità nel settore dell’agroalimentare. L’indagine del Ros, avviata dalla cattura in Romania del latitante Francesco Russo, ha acceso i riflettori sulla ‘batteria’ Sinesi-Francavilla e ha permesso di evidenziare l’esistenza di una articolazione della stessa batteria nei comuni della provincia come Orta Nova, Ascoli Satriano e Cerignola, con interessi su Rimini e nell’alta Irpinia, come in Bulgaria, Romania e Repubblica Ceca.

Sicuramente quella de “Il grande Carro” costituisce una delle operazioni antimafia più importanti dell’ultimo decennio in Capitanata. Per il procuratore nazionale antimafia “l’operazione dimostra come la batteria foggiana abbia delle proprie attività economiche, imprese su cui si muove e che costituiscono i soggetti economici a cui le vittime dell’estorsione sono costrette a versare somme di denaro o a lasciare la commessa e cederla ai prestanome indicati dalla stessa società foggiana”. La pressione estorsiva esercitata dal sodalizio era a carico principalmente di aziende agricole ma anche di ditte di trasporti e di onoranze funebri, e di società attive nella realizzazione di impianti eolici e del movimento terra.

Importante era anche l’attività volta ad ottenere finanziamenti pubblici, tramite il consulto di commercialisti e la compiacenza di funzionari regionali. “Ancora una volta funzionari pubblici invece di sviluppare quei compiti di controllo e vigilanza per i quali avrebbero dovuto ricoprire l’ufficio dell’ispettorato, hanno invece essi stessi dato sostegno per la consumazione delle frodi comunitarie”- continua Cafiero de Raho nella videoconferenza stampa. Tre funzionari regionali sono accusati di associazione per delinquere per i finanziamenti ad alcune società agricole che avrebbero truffato la Regione. Dei funzionari uno è il responsabile della attuale sottomisura 4.2 del Piano di sviluppo rurale 2014-2020, un altro è accusato anche di corruzione per aver preso 30mila euro, oltre a cisterne di nafta e all’utilizzo di una utilitaria per “chiudere un occhio sui controlli”. Tra gli arrestati c’e’ anche un agronomo di Barletta che risponde di associazione per delinquere finalizzata alla truffa dei fondi comunitari. La truffa ai fondi europei erogati dalla Regione ammonta a quasi 13 milioni.



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