L’opinione pubblica di Stornara è in fermento per la paventata possibilità che nel centro dei Reali Siti possa nascere un impianto di inertizzazione di rifiuti contenenti amianto. Sebbene non ci sia ancora nessun atto formale, la volontà dell’amministrazione comunale del sindaco Rocco Calamita è stata manifestata attraverso la convocazione di alcune associazioni stornaresi a palazzo di città, proprio per approfondire le opportunità del bando POR PUGLIA 2014 – 2020 Asse VI, Azione 6.2 pubblicato dalla Regione Puglia, in scadenza il 23 novembre, al quale il Comune di Stornara vuole presentare una candidatura.
LA VOCE DELL’OPPOSIZIONE. L’allarme è stato lanciato dal consigliere comunale di opposizione, Pasquale D’Assisi, che ha contestato la scelta e ha criticato il mancato coinvolgimento di tutte le associazioni all’assemblea del 20 novembre. “L’avviso – sottolinea D’Assisi – prevede la realizzazione di un solo impianto in tutta la Regione Puglia e questa amministrazione lo vuole fare a Stornara. Un progetto che prevede uno stanziamento di 7.000.000 di euro che possono salire all’infinito secondo quanto è scritto nel bando. Inutile dire che secondo me il rischio sarebbe troppo elevato per la salute del nostro territorio e della nostra popolazione”.
A COSA SERVE L’IMPIANTO. L’avviso finanzia proposte progettuali per la realizzazione di impianti di inertizzazione totale di rifiuti contenenti amianto, finalizzati all’abbattimento dei costi di trasporto e di gestione di tali rifiuti speciali e alla riduzione e/o eliminazione dei rischi e dei pericoli connessi all’esposizione alle fibre di amianto. L’impianto diverrebbe un punto di riferimento su scala regionale per i trattamenti sulla cristallochimica dell’amianto che riducono i rischi per la salute. Impianti per il trattamento virtuoso dell’amianto, al momento, ce ne sono pochissimi in tutta Italia. Per la partecipazione al bando possono presentare la canditura gli enti locali che abbiano individuato un’area idonea alla predisposizione dell’impianto e secondo quanto si apprende dalla viva voce dell’assessore all’ambiente di Stornara, Alessandro Grandone, il Comune di Stornara avrebbe già individuato un sito a 7 kilometri dal centro abitato, nei pressi dell’immissione sulla SS16, in direzione Cerignola. Ma è chiaro che il tema più importanti sia quello dei benefici che ne ricaverebbe il Comune in cui ricadrebbe questo nuovo impianto.
LA REPLICA DELL’ASSESSORE. “Per Stornara, così come per tutta la provincia di Foggia, può essere una grande opportunità per effettuare una bonifica attesa da decenni” – spiega a Il Megafono, l’assessore Grandone. “Infatti nei nostri Comuni siamo ancora pieni di tetti in ethernit e di discariche abusive; tutto materiale che quando piove finisce nei nostri polmoni. In Italia siamo ancora indietro per quanto riguarda la messa in sicurezza di questo materiale, ma l’Europa chiede di fare un passo in avanti, così come stanno facendo altri Stati all’avanguardia. Al bando parteciperanno decine di Comuni della Puglia e non è detto che possa vincere Stornara – continua Grandone – ma anche in questo caso la volontà dell’amministrazione sarà quella di tutelare i cittadini, in quanto già sappiamo che questa tipologia di impianto non è affatto inquinante, per ciò che concerne le emissioni. Inoltre abbiamo individuato un sito molto lontano dal centro abitato”.
IL PARERE DELLE ASSOCIAZIONI. Un’altra critica mossa alla maggioranza riguarda il mancato coinvolgimento delle parti sociali, atto propedeutico alla presentazione della candidatura. L’incontro previsto alle ore 11 del 20 novembre è andato deserto, ma nella convocazione vi erano comunque solo alcune delle associazioni stornaresi, quelle considerate più vicine al sindaco. Grandone nega ed afferma che – a causa del COVID – tutte le associazioni saranno coinvolte in maniera scaglionata, tutte avranno comunque modo di dire la propria. “Inoltre – sottolinea Grandone – non è stato fatto ancora nessun atto ufficiale, neanche un atto di indirizzo”. Per cui il tempo della concertazione ci sarebbe, ma ormai in città la polemica ha preso piede e le prime associazioni hanno reso pubblico il proprio parere contrario. “L’ oggetto dell’ invito ‘Avviso pubblico per la selezione di proposte progettuali finalizzate alla realizzazione di impianti di inertizzazione totale di rifiuti contenente Amianto’ spaventa e non poco” – scrivono su Facebook dall’associazione Noi Giovani per L’Europa – “Troppe parole pericolose in una sola frase! Ma la pandemia in atto non ci ha insegnato proprio nulla? Quanto vale la salute dei nostri cittadini?”.
IL CONTESTO ITALIANO. Sullo sfondo vi è un contesto italiano che è tutt’altro che roseo. L’Italia è stata tra i più grandi produttori di amianto, uno tra i primi paesi a bandirlo, ma uno degli ultimi a prevedere strutture di messa in sicurezza. L’emergenza amianto in Italia “non solo non è conclusa ma, al momento – aggiunge l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – sembra mostrarsi in uno stadio fortemente attivo”. I ritmi di questa “non eliminazione” sono più che blandi. Ad oggi, le stime sulla presenza di amianto nel Paese oscillano tra le 32 e le 40 milioni di tonnellate, ma le bonifiche scarseggiano. “I rifiuti contenenti amianto prodotti in Italia nell’anno 2015, sono pari a 369 mila tonnellate“, – riporta l’Ispra, mentre quelli effettivamente smaltiti nell’anno sono ancora meno, pari “a 227 mila tonnellate”, il 54,2% delle quali “viene smaltito al Nord, il 29,5% al Centro e 16,3% al Sud”. Ma l’opinione pubblica, nonostante tutto e giustamente, si spaventa quando sente parlare di “nuove discariche”, in una zona come quella della Capitanata già provata da abusi e dalla presenza di centrali di ogni tipo.