Con il ritorno in zona rossa in gran parte d’Italia, tante attività che rientrano nel settore dei servizi alla persona sono state costrette a chiudere, almeno fino a nuove disposizioni. Si tratta di barbieri, parrucchieri/e, estetisti/e e tutti i professionisti che lavorano a stretto contatto con i loro clienti. Così come avvenne lo scorso marzo, durante il primo lockdown, questi hanno dovuto abbassare di nuovo la serranda delle loro attività. Questa volta la delusione però è maggiore in quanto, negli scorsi mesi, i titolari di queste attività hanno dovuto sobbarcarsi delle ingenti spese per garantire la sicurezza dei loro saloni.
A farsi portavoce delle rimostranze del settore è Franco Fazi, titolare del Barbitonsore di Orta Nova, in provincia di Foggia. Il maestro barbiere rivendica gli sforzi fatti per assicurare alla clientela dei luoghi di lavoro idonei alla prosecuzione di un servizio, considerato essenziale dalla popolazione. “C’è rammarico per questa nuova chiusura” – afferma Fazi a Il Megafono. “Si tratta di un vero e proprio balzo indietro di un anno. Quella volta la pandemia ci colse impreparati, mentre questa volta sapevamo difenderci ma non abbiamo potuto comunque evitare una nuova serrata”.
Negli operatori del settore dei servizi e della cura della persona vi è la consapevolezza del momento delicato che sta attraversando l’Italia. Lo stesso Fazi, durante il periodo in cui era consentita l’apertura, aveva sospeso in via precauzionale il servizio barba che impone un lavoro a stretto contatto con il cliente. Il momento non è dei migliori e il pensiero va certamente alle tante persone che stanno perdendo dei propri cari o stanno soffrendo nei reparti degli ospedali, ma poi c’è sicuramente tutto il tema del tessuto economico- sociale del paese da trattare in maniera approfondita.
“Mi sento di interpretare il pensiero di tanti colleghi che in questo momento stanno vivendo un periodo di sconforto per la nuova chiusura” – sottolinea Fazi. “In questi mesi abbiamo lavorato per rendere sicuri i nostri saloni, garantendo ai clienti anche un momento di spensieratezza in mezzo a tutte queste difficoltà. Sappiamo bene che dalla cura del corpo dipende anche la salute psicologica di tante persone che, non potendo prendersi cura di sé, rischiando di perdere anche autostima. Siamo consapevoli dell’emergenza, non vogliamo mettere davanti degli interessi egoistici, ma ci aspettiamo delle risposte concrete per tornare a lavorare con serenità”.
La categoria, a più riprese, ha sottolineato la necessità di essere inserita tra quelle a rischio più alto di contagio e quindi tra coloro che dovrebbero ricevere una certa priorità nella campagna vaccinale. E’ in corso, infatti, il tavolo di concertazione tra Ministero della Salute, Commissario Straordinario, Comitato Tecnico Scientifico e parti sociali per stilare una lista di settori che necessiterebbero di un’immunizzazione rapida, per poter tornare a lavorare in sicurezza. “La speranza – conclude Fazi – è che tra questi possano figurare anche i professionisti che operano nel nostro settore. Sarebbe una risposta importante per superare la logica delle chiusure”.