Il vino “Rosso Libero” che porta il carico del nome Michele Cianci, dei fiori posti sotto la lapide che ricorda a tutti il punto in cui fu assassinato e dei palloncini bianchi lasciati volare liberi nel cielo da dei bambini come segno di speranza. Come messaggio che parla a tutta la comunità per ribadire che un’altra strada è possibile, una strada capace di coniugare giustizia, lavoro, legalità, sviluppo, inclusione. E poi le parole, i ricordi, la memoria ancora viva di Michele Cianci custodita nel cuore e nelle parole delle persone a lui più care, come la sorella Angela ed il fratello Vincenzo, che questa mattina erano presenti in via Santa Maria del Carmine 18 in occasione del momento di riflessione e condivisione in ricordo della vittima innocente della mafia cerignolana, ucciso la sera del 2 dicembre 1991 per essersi opposto ad un tentativo di rapina. Un momento collettivo vissuto proprio nel luogo in cui trent’anni fa venne assassinato il giovane commerciante che all’epoca dei fatti aveva solo 43 anni. L’iniziativa è stata organizzata dall’associazione temporanea di scopo “Le Terre di Peppino Di Vittorio”, gestore del bene confiscato “Michele Cianci”, insieme ai suoi famigliari e con il coinvolgimento delle istituzioni locali e la partecipazione del presidio di Libera Nicola Ciuffreda e Francesco.
«Su questa strada passo poche volte perché il dolore è ancora forte, vivo, incancellabile – ha detto Angela, la sorella di Michele Cianci – . Fare memoria collettiva vuole dire anche che il suo esempio, la sua storia, non sono cadute nell’oblio, ma continuano a vivere ed arrivare alla gente. Se cose come quella che è successa a Michele continuano a ripetersi vuole dire che tutti, a vario titolo, abbiamo delle responsabilità e per respirare il profumo della libertà dobbiamo fare qualcosa di più. Solo lavorando collettivamente verso la strada della legalità possiamo consegnare il nostro futuro e la nostra città alle nuove generazioni che attraverso i nostri piccoli esempi quotidiani possono diventare cittadini migliori ed onesti». Nell’occasione, è stata anche donata ai famigliari di Michele Cianci la prima bottiglia del vino IGP Puglia “Rosso Libero – Michele Cianci”, i cui grappoli d’uva raccolti lo scorso mese di settembre da lavoratori provenienti da situazioni di disagio e da percorsi di giustizia riparativa, provengono dal bene liberato dalla mafie ed intitolato a “Michele Cianci”, gestito dall’ats composta dalle cooperative sociali Altereco (ente capofila), Medtraining ed il Centro di Servizio al Volontariato di Foggia. L’etichetta rappresenta un uomo che cammina e l’immagine racchiude, come evidenziato anche dalla sorella Angela, le più grandi passioni di Michele Cianci: quella per i cani, per la pittura, per la caccia.
«Uomo onesto, generoso e sensibile, per anni ti hanno voluto chiudere in una cappa di omertà per lasciare nell’oblio decenni aspri e sanguinari di questa città, ma non ci sono riusciti. Il tuo coraggio si è librato attraverso la forza dei tuoi cari che hanno reso collettiva la tua memoria donandoci te, la tua storia, il tuo essere, la tua vita – ha detto Dora Giannatempo, di Altereco, in rappresentanza dell’ati “Le Terre di Peppino Di Vittorio – . Il tuo sangue su quel marciapiede ha segnato per «lavoro degli affidati su un terreno una volta appartenuto ad un mafioso e oggi, nel tuo nome, LIBERO dalle mafie e generatore di frutti di giustizia. Nel rispetto della tua memoria».
Per il sindaco Francesco Bonito la giornata vuole indicare che «Cerignola vuole vivere in pace e nella legalità, e lo potrà fare se non dimentica quello che è accaduto, facendo memoria della storia di Michele Cianci». Rossella Bruno, assessora comunale alle Politiche della Cultura ha annunciato che «realizzeremo un Museo a cielo aperto, un percorso visibile a tutta la comunità, per ricordare i giusti della nostra città, ed il nome di Michele Cianci sarà tra i primi ad essere posto». Riccardo Fenuta, intervenuto per il presidio di Libera Foggia, «la storia di Michele Cianci è una ferita della collettività, non soltanto della famiglia alla quale dobbiamo fare sentire sempre la nostra vicinanza. Abbiamo necessità di parlare di lui per le strade affinché si conosca la sua storia, quella che faceva, il suo esempio, in modo che situazioni del genere non si ripetano mai più».
Dai grappoli raccolti e liberati dalla mafia, già presenti nel terreno al momento della confisca, l’ats porta avanti un’esperienza di agricoltura sociale e di inserimento lavorativo che punta a favorire una piena inclusione socio-occupazionale delle persone che vengono da situazioni di svantaggio: migranti tolti dalle maglie del caporalato, persone che vengono dal circuito della giustizia riparativa, ex-detenuti. “Michele Cianci” è un terreno di circa 7 ettari con retrostante casetta colonica siti a Cerignola, in contrada San Giovanni in Zezza, inserito tra i beni acquisiti al patrimonio indisponibile del Comune di Cerignola provenienti da atti di confisca alla criminalità organizzata. Il terreno, dunque, è concesso gratuitamente dalla Commissione Straordinaria del Comune di Cerignola all’ats nell’ambito del progetto denominato “La strada. C’è solo la strada su cui puoi contare”, vincitore dell’avviso della Regione Puglia “Cantieri innovativi di Antimafia Sociale: educazione alla cittadinanza attiva e miglioramento del tessuto urbano”, al fine di consentirne la valorizzazione così come previsto dalla legge 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie.
Comunicato Stampa