Proponiamo il testo dell’omelia tenuta da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Fabio Ciollaro, vescovo della diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, in occasione del solenne pontificale in onore della Madonna di Ripalta.

La profezia di Michea

Lo abbiamo sentito nella Prima Lettura: una piccola località a sud di Gerusalemme viene interpellata direttamente. Una località che non contava niente nei rapporti di forza. Non aveva nessun peso politico. Ma lo sguardo antiveggente del profeta Michea, otto secoli prima della nascita di Cristo, intravede per lei qualcosa di grande e di unico: “E tu Betlemme di Efrata, così piccola tra i villaggi della Giudea, da te uscirà il Dominatore di Israele…”.Tutta la tradizione ebraica ha sempre inteso questa profezia in riferimento al re Davide, che realmente nacque nella piccola borgata di Betlemme, e fu il più grande re d’Israele. Se andate a cercare nella Bibbia il breve libro del profeta Michea – e vi consiglio molto di farlo – vi accorgerete che è un continuo alternarsi di denunce sociali, di parole fortissime contro la pseudo-religione, ma anche di oracoli di salvezza, di annunci che aprono alla speranza che viene da Dio. Infatti, quando dice: “E tu Betlemme di Efrata…intende annunciare tempi migliori, a vantaggio di tutti. Ebbene, ciò che sembrava riferirsi solo alla nascita del grande re Davide, il Nuovo Testamento lo vede pienamente realizzato in Gesù, figlio di Maria, nato a Betlemme. Esplicitamente l’evangelista Matteo cita le parole di Michea, constatando il sorprendente avverarsi dell’antica profezia. È affascinante la fitta rete di continui rimandi dall’Antico Testamento al Nuovo e dal Nuovo all’Antico, per cui la Sacra Scrittura si comprende pienamente solo nell’insieme!

E perché oggi, otto settembre, nella Liturgia si legge proprio questo passo della Scrittura? Perché in questo brano, in cui aleggia ottimismo e speranza, tanto che può essere considerato un piccolo proto-vangelo, a un certo punto si parla di una donna e di un parto:  “…fino a quando Colei che deve partorire, partorirà”. Michea, come del resto Isaia (cfr 7,14), mette in evidenza la madre del futuro re davidico, e questa Madre noi la riconosciamo in Maria, la riconosciamo in questa splendida icona che è qui davanti a noi, la riconosciamo in Colei che ognuno di noi ama profondamente e incondizionatamente: Maria Santissima di Ripalta. Il Bambino che regge su un braccio è il Figlio di Dio fatto uomo nel suo grembo verginale, e Lei ce lo indica con la mano destra. Ce lo indica con mano sicura, perché Lei sa che solo in Gesù troveremo sempre luce, forza e speranza.

Vergine di Ripalta, Madre nostra, ti guardiamo con gratitudine e con fiducia, nel giorno della tua festa. Grazie perché Tu sei il presidio della nostra speranza, grazie perché tu ci leggi nel cuore senza nemmeno parlare, quando non riusciamo neanche a pregare: il figlio muto/la figlia muta la mamma lo intende! So che c’è anche in dialetto cerignolano questo detto. Anche quando non riusciamo ad esprimerti quello che c’è nel guazzabuglio del nostro cuore, tu ci comprendi, o Maria!

  • Una parola alla nostra Città

E tu, Cerignola”, sii sempre felice di avere una Madre così, e perciò non lasciarti cadere le braccia. Non ti avvilire se l’operosità di tante persone e l’impegno degli onesti sembrano oscurati da tante cose che succedono. La scena surreale, ripresa dalle telecamere di sicurezza poche settimane fa, del parchimetro abbattuto, sradicato e caricato in auto e la notizia battuta dall’Ansa che rimbalza in tutt’Italia, non sono e non devono essere la fotografia della nostra città. Chi lavora onestamente, chi governa cercando il bene comune, chi tutela l’ordine pubblico, chi dimostra senso civico, chi  dona il suo tempo nel volontariato e chi si sforza di essere religioso in maniera coerente si sentano sempre sostenuti dallo sguardo materno di Maria SS. di Ripalta e dall’umile incoraggiamento del Vescovo.  

E proprio a onore di Maria e a nostro conforto, vorrei richiamare ciò che abbiamo vissuto l’altra sera qui in Duomo. Fra i tanti ragazzi e giovani che hanno partecipato alle attività estive nelle parrocchie di Cerignola, un gruppo ben motivato è partito per Lisbona e si è unito alla pacifica folla cosmopolita della GMG, la Giornata Mondiale della Gioventù intorno al Papa. Non era un viaggio turistico, anzi non sono mancati aspetti faticosi e scomodi, previsti e imprevisti. Eppure i nostri ragazzi sono tornati entusiasti, allegri come è giusto alla loro età, ma anche commossi per certi momenti toccanti che hanno vissuto. L’altra sera erano qui, hanno raccontato la loro esperienza agli altri giovani che erano in Duomo e insieme si sono rivolti alla Madonna di Ripalta con la preghiera così cara al nostro popolo: Vergine bella, Madre dolcissima di Ripalta… Per la comunità cristiana e per la nostra città, non sono motivo di speranza questi ragazzi? E in più, davanti a loro, l’altra sera, sotto gli occhi di Maria, un giovane cerignolano, Pasquale, ha fatto la “Declaratio”, il giuramento canonico, prima di ricevere gli Ordini Sacri. Non è anche questo un motivo di speranza?   Persone che, per amore, vogliono dedicare tutta la vita a Dio e al prossimo non sono una grazia di Maria per questo popolo? 

E tu, Cerignola”, così bistrattata nelle cronache italiane, non sei davvero solo quello che raccontano gli organi di informazione. Hai le tue ferite e i tuoi guai, ma hai anche tante risorse e positività. Soprattutto, hai una Madre, che dall’alta ripa dell’Ofanto e da questa sacra Icona continua a infonderti fiducia e rinnovato desiderio di progredire nel bene. E cosi sia.

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