Ricordare degnamente la figura di Mario Nero e il valore rivoluzionario del suo gesto, la testimonianza che incastrò il killer di Giovanni Panunzio e che contribuì a dare il via al primo maxiprocesso alla mafia foggiana.
Questo l’obiettivo della iniziativa promossa dall’Associazione “Giovanni Panunzio * Eguaglianza Legalità Diritti” nel terzo anniversario della scomparsa, avvenuta il 13 gennaio 2021, di quello che è stato uno dei primi testimoni di giustizia in Italia.
Al cimitero di Orta Nova, dove le ceneri di Mario Nero sono state riportate dopo una vita travagliata trascorsa in esilio forzato lontano dalla sua terra, è stato deposto un mazzo di fiori per ricordare il valore di una decisione assunta spontaneamente da quello che era allora un giovane padre di famiglia.
Un uomo che, dopo un appello del figlio di Giovanni Panunzio, ebbe il coraggio di recarsi spontaneamente in Questura per raccontare quanto aveva visto quella tragica sera del 6 novembre del 1992.
Per il presidente dell’Associazione, Dimitri Cavallaro Lioi: “Il nostro impegno rimane quello di onorare in modo degno la memoria di Mario Nero. Un uomo che nel momento più delicato della sua vita ha avuto il coraggio di non voltare la testa da un’altra parte, compiendo una scelta etica per nulla scontata e che dovrebbe essere indicata da tutti come un modello di comportamento. Un uomo che ha sempre rivendicato con orgoglio la correttezza e l’importanza di quel gesto nella lotta alla criminalità e che ci auguriamo possa finalmente trovare il giusto riconoscimento pubblico”. All’iniziativa ha partecipato anche il neo-assessore alla sicurezza e alla legalità del Comune di Foggia, Giulio De Santis: “Come Amministrazione abbiamo il dovere di coltivare il valore della memoria. La lotta alla criminalità è fatta soprattutto di comportamenti concreti che devono diventare modello del vivere civile di una comunità. Il gesto compiuto da Mario Nero fu un gesto rivoluzionario e nobile contro l’omertà e che sarebbe dovuto diventare patrimonio condiviso. Purtroppo le vicende degli anni seguenti ci hanno dimostrato che così non è stato, ma noi dobbiamo ricordare l’importanza di quel gesto e quello che, oggi come allora, rappresenta”.

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