E’ ormai entrato nel vivo lo scontro per il referendum che ci sarà ad ottobre riguardante la riforma Costituzionale. Non poteva non essere così in quanto lo stesso premier, Matteo Renzi, ha deciso di mettere in gioco la stabilità del suo governo qualora il referendum dovesse essere perso. Da un po’ di tempo a questa parte sono cominciati a nascere i due schieramenti per il SI e per il NO. Tra lo schieramento del NO ha suscitato molte polemiche l’appoggio dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani) che con un comunicato ha annunciato la sua contrarietà alla riforma in questione.
A tal proposito il ministro Boschi negli ultimi mesi non si è risparmiata di fare gaffe su gaffe. Ricordiamo come il 7 maggio 2016, il ministro in questione, abbia affermato che “chi voterà NO sarà come Casapound”. Cioè come un movimento di estrema destra in cui i militanti sono fieri di definirsi ancora “fascisti”. Una frase più che offensiva nei confronti di tutti quei costituzionalisti che hanno dichiarato di votare NO. Ma soprattutto nei confronti di quei partigiani che negli anni ’40 hanno deciso di mettere in gioco la propria vita per far sì che l’Italia diventasse un paese democratico e che desse vita ad una Costituzione. Forse il ministro Boschi dimentica questo: nel corso della storia i fascisti sono sempre stati quelli che la Costituzione non la volevano o la volevano cambiare, non chi la voleva difendere.
Ma il caro ministro ci ricasca: qualche settimana fa afferma ancora che “i partigiani veri voteranno per il SI mentre quelli finti voteranno per il NO”. Una frase mirata a voler dividere, nuovamente, l’associazione intera. Forse a tale provocazione la risposta più sensata l’ha data Lidia Menapace, partigiana dell’Anpi, la quale ha consigliato al ministro di ripassare un po’ la storia in quanto chi pensa determinate cose, forse, non ha capito nulla di ciò che è accaduto. E soprattutto chi critica la presa di posizione dell’Anpi, molto probabilmente, dovrebbe riguardarsi il significato della parola “partigiano”.