La lenta agonia della biblioteca “Francesco Nicola De Dominicis”, situata lungo Via Don Damiano Ciano a Carapelle, ha da poco conosciuto il suo più infelice epilogo. Inserita nel piano di alienazione degli immobili comunali, voluto dall’attuale amministrazione per ovviare a squilibri di bilancio, la struttura da qualche giorno è stata venduta ad un privato che molto probabilmente, secondo quanto si vocifera in paese, la adibirà ad asilo per l’infanzia.
L’atto è stato depositato a seguito di un esborso di circa € 310.000, in forte ribasso rispetto al valore iniziale dell’immobile di circa € 370.000. Il deprezzamento è stato causato dal susseguirsi di numerosi atti vandalici, avvenuti nel periodo durante il quale la biblioteca è stata praticamente inutilizzata. La dismissione di questo patrimonio ha fatto infuriare alcuni consiglieri di opposizione che avrebbero voluto puntare sul rilancio dell’edificio, inaugurato dall’ex sindaco Alfonso Palomba, soltanto nel 2012.
“Premesso che non abbiamo nulla contro chi ha acquistato l’immobile – spiega il consigliere de Il Salto, Umberto Di Michele – riteniamo che l’operato dell’amministrazione sia decisamente in controtendenza con quanto si sta verificando in altri centri non molto distanti, i quali hanno deciso di puntare fortemente su questi luoghi di aggregazione e di cultura”.
All’interno dello stesso piano, vagliato nel 2013 a seguito del parere della Corte dei Conti sull’integrità di bilancio del Comune di Carapelle, sono stati inseriti anche altri immobili, tra i quali anche due locali dell’ex canonica che attualmente ospitano gli ex combattenti, sempre più in aria di sfratto. Anche in questo caso, non sono mancate le polemiche, per una manovra complessiva che potrebbe (potenzialmente) portare alle casse carapellesi una somma di circa €500.000. Si tratterebbe sicuramente di una “manna dal cielo” ma facendo rientrare nel bilancio le royalties annuali (di circa €150.000) provenienti dall’installazione delle pale eoliche, sarebbe comunque un surplus la somma che si sta tentando di far rientrare con le aste sul patrimonio immobiliare.
“Evidentemente – continua Di Michele – i nostri amministratori, non avendo alcuna competenza economica e culturale, hanno pensato di far cassa per poter utilizzare questi introiti in prossimità della campagna elettorale a fini propagandistici”.
A far pendere l’ago della bilancia verso questa dolorosa decisione, sicuramente ha avuto un ruolo fondamentale un’assoluta mancanza di programmazione sulla gestione di un servizio che era stato assicurato pressoché a costo zero.
“Non dimentichiamo – racconta Di Michele – che la biblioteca è stata oggetto di un finanziamento di € 150.000 ottenuto tramite il bando Aracne, finanziato dall’Unione Europea, il quale ha permesso l’acquisto del materiale necessario e la donazione dei tomi. Ora ci chiediamo dove gli utenti potranno utilizzare i beni ottenuti”.
Infatti, in attesa che il progetto venga rendicontato, gli addetti comunali stanno spostando tutta l’attrezzatura all’interno dell’asilo nido comunale, non molto distante dalla biblioteca, che a breve dovrebbe partire così come previsto dall programma del Piano Sociale di Zona.
“Poiché l’attrezzatura non ha più la sua utilità di destinazione c’è il rischio che il finanziamento venga revocato e che vengano richiesti indietro i soldi”.
Oltre al danno di non poter contare più su un potenziale luogo di ritrovo, dunque, potrebbe esserci anche l’eventuale aggravio oneroso che poco andrebbe a combaciare con l’obiettivo iniziali di far cassa a tutti i costi. Per questo motivo, lo stesso Di Michele, sta preparando, insieme a pochi altri complici, una richiesta formale per ottenere chiarimenti sulla fruibilità dei tomi e delle attrezzature, nonostante la vendita dell’immobile. Perché se è vero che adesso “la cultura si trova sui computer” come ha dichiarato il primo cittadino Remo Capuozzo, i libri che erano conservati in Via Damiano Ciano sono comunque un patrimonio considerevole da non disperdere.
“Speriamo che non li lascino ammuffire in qualche scantinato come fecero nel 1999 – ricorda Di Michele – quando lo stesso Capuozzo chiuse l’allora biblioteca e stivò i libri nello scantinato della scuola, prima di doverli buttare poiché divenuti inutilizzabili”.