La devozione per Sant’Antonio da Padova ad Orta Nova è dovuta a numerosi episodi miracolosi che intrecciano storia locale e leggenda popolare. Infatti, si racconta che nel 1924, l’attuale santo patrono della città dei Reali Siti compì un vero e proprio prodigio nelle campagne ortesi.
Nel pomeriggio del 24 luglio, infatti, in una contrada agricola ortese era divampato un grosso incendio che aveva interessato un vasto appezzamento coltivato a grano. Ai tempi non c’erano i pompieri, con i mezzi adatti a fronteggiare l’accaduto, e così qualcuno in extrema ratio si affidò al Santo per sedare l’incendio. Fu portata in campagna la statua di Sant’Antonio che allora era sistemata presso la Chiesa Madre. Il simulacro fu poggiato con la faccia rivolta verso le lingue di fuoco e, dopo un po’, secondo quanto si tramanda, l’incendio si placò e parte del raccolto fu in salvo. Il volto della statua fu annerito e gli ortesi vollero che rimanesse così, in ricordo di quanto accaduto quel giorno in campagna. Negli anni successivi, quando il Santo divenne il protettore della città, vi furono diversi interventi di restaurazione sulla statua, ma la popolazione locale e i parroci vollero che si conservasse il segno del prodigio e la faccia annerita.
Il secondo episodio miracoloso risale, invece, al 1948. La sera del 18 agosto si udì in tutto il paese un forte boato, dalla provenienza ignota. Ci fu un terribile terremoto che spaventò tutta la popolazione locale, ma che fortunatamente provocò danni soltanto agli edifici, poiché tutti erano in strada anche a causa della grande calura della stagione. Non vi fu nessun morto, soltanto qualche ferito, mentre negli altri Comuni limitrofi si contarono diverse vittime. La popolazione di Orta Nova attribuì questo prodigio all’amato santo e volle lasciare, a beneficio delle generazioni future, un segno della riconoscenza dei fedeli. Quell’anno, infatti, iniziò la costruzione dell’obelisco di Sant’Antonio, tuttora presente presso l’omonima piazza, dove è presente anche il monumento ai caduti. I lavori ebbero impulso da un comitato di esperti che comprendeva l’arciprete Don Domenico Vallario, Domenico Netti, Domenico Battaglini, Antonio Marpelli e altri cittadini che ebbero il compito di reperire le risorse per la costruzione dell’obelisco.
Oggi, in occasione del 13 giugno, nei pressi della colonna sulla quale è posizionata la statua annerita, si tiene l’annuale cerimonia della consegna delle chiavi della città al Santo Patrono. A lui si affidano le sorti dei raccolti del grano e dell’uva degli agricoltori locali, a testimonianza di un forte legame tra la religione e la società rurale locale. Sant’Antonio da Padova è il patrono della città di Orta Nova, insieme alla Madonna dell’Addolorata e San Francesco da Paola.
Sarebbe interessante capire se il culto sia nato dopo l’insediamento dei molti contadini veneti, nel 1918.