Uno scrittore scrive per gli altri o per sé stesso? E’ questa la domanda che spesso viene posta a chi ama scrivere. Nel caso di Giorgia Deidda, giovanissima poetessa di Orta Nova, la risposta è senza dubbio nel mezzo. Dopo tante sofferenze e un grave lutto è uscito il suo “Sillabario senza condono” edito da PlaceBook, una raccolta di poesie che nasce dal dolore, ma che porta verso uno spazio di serenità. Il lessico ricercato della giovane scrittrice e la minuziosa scelta delle parole conducono chi legge (e chi scrive) verso un locus amoenus che è fatto di coinvolgimento emotivo e suggestione. Segue l’intervista a Giorgia Deidda.

1) Innanzitutto conosciamo l’autrice. Come è nato il suo interesse per la poesia? Cosa significa per lei? Qual è il suo percorso personale e professionale? Ha fatto altre pubblicazioni, su quali temi? Sempre poesia o anche narrativa?
1) È un aneddoto strano quello secondo cui è avvenuto il mio amore per la poesia. Prima, verso i 12-13 anni, pensavo che la narrativa avesse il potere, che fosse completa, che fosse intoccabile; avevo da poco letto Stephen King e non c’era altro per me. La disprezzavo abbastanza, la poesia; come fosse di serie b. Poi a scuola trattammo un giorno di Emily Dickinson e ci fu un particolare che mi affascinò moltissimo; rimase chiusa per 23 anni in camera sua, solamente vestita di bianco e visse di sola poesia. Allora mi domandai come si potesse vivere di sola poesia, che doveva essere importante, che doveva essere qualcosa di sostentamento. Andai in libreria, ad Orta Nova, da Maurizio, e comprai le sue silloge poetiche: tutte. Iniziai la lettura e fui affascinata da questa poesia in particolare:
‘Cadde tanto in basso nella mia considerazione che lo udii battere in terra e andare in mille pezzi sulle pietre in fondo alla mia mente. ma rimproverai la sorte che lo abbatté meno di quanto denunciai me stessa, per aver tenuto oggetti placcati sulla mensola degli argenti’.
Così iniziai ad appassionarmi ai suoi scritti e a spaziare tra i vari autori che studiavo, scoprendo sempre più un mondo sottile, di grandissima potenza. Per la poesia nutro un grande affetto; quando non mi sento capita mi affido a lei, madre e amante allo stesso tempo. Senza sarebbe impossibile vivere; una volta scoperta farei una fatica inimmaginabile a lasciarla. Ho bisogno di ossimori ed enjambement, di metriche ma anche di libertà. La poesia è tutto.
Al momento sto studiando lingue a Foggia. Ho studiato per sei anni a Bari ma per problemi di salute grave non sono riuscita a laurearmi. Da novembre ricominceró. Per quanto riguarda l’aspetto professionale ho solamente lavorato per 2 mesi in Inghilterra, alla Tesco Bank, dove avevo il compito di rinnovare e cancellare le polizze auto. Il mio percorso personale è arrivare, attraverso la scrittura a diventare una poetessa di discreto successo. Ho fatto un’altra pubblicazione circa 7 anni fa, sempre sulla poesia. Non era un granché, anche se trovai una casa editrice che non chiedeva contributi. Ma le poesie erano scarne, intrattabili. Non mi piacevano.

2) Significato della poesia: spesso siamo portati ad intendere la poesia come un’arte espositiva “minore”, più semplice delle altre. Ma in realtà è una convinzione erronea e lo dimostrano i grandi autori del genere letterario. Come vede il panorama attuale nazionale ed internazionale? E quello strettamente locale, ad Orta Nova?
2) Il mio ragazzo, venuto a mancare il 6 settembre, era uno dei poeti italiani più famosi e bravi di tutta Italia, e anche Russia. Ci è facile pensare alla credenza che la poesia sia minore, ma non lo è; ho bazzicato tra salotti letterari a Roma e posso confermare che è tenuta in grande considerazione. Si conversa, ci si dice l’ultimo libro di Tizio, si festeggia il libro di un compagno ed è un continuo recitare poesie. Qui, al sud, non è così; ad Orta Nova non ho mai sentito di centri o gruppi che trattassero poesia. Mi sembra sia messa in secondo piano. Ci dovrebbe essere più poesia; credo Orta Nova rinascerebbe. È forte in me la volontà di fare qualcosa per migliorare la situazione.

3) E lei a quali autori si ispira?
3) Mi ispiro molto alla poesia confessionale; Plath, Sexton, Rosselli. Quelle che fanno dei temi lunghissimi. Mi piacciono i versi lunghi e pieni di aggetivazioni. Narrativamente parlando la mia musa è Jane Austen; l’ho divorata durante le superiori e da lì è sempre stata al primo posto.

4) Approfondiamo i temi dell’ultima pubblicazione. Qual è il filo conduttore di questa raccolta? Quali temi sono trattati? Come è pervenuta a questa pubblicazione? A cosa è dovuto il titolo? Qual è la tua poesia preferita e perché?
4) Il filo conduttore è il dolore; il dolore trattato nei suoi vari aspetti, il che può essere un dolore positivo, che lascia crescere e maturare la persona, oppure un dolore stantio che si risolve solo con l’auto distruzione, bevendo o lasciandosi andare alla vita. I temi trattati sono il dolore, l’amore mancato, la perseveranza. Sono pervenuta a questa pubblicazione perché un amico mi aveva consigliato questa casa editrice che non chiedeva nessun contributo ma che era molto severa nella pubblicazione.
Il titolo rappresenta la libertà di dire ciò che si vuole e come lo si vuole. Libertà di essere se stessi. La mia poesia in generale preferita è ‘Bipolarità’ perché ecco, mi tocca da vicino. La mia poesia preferita in assoluto è una della Plath, ‘’Lady Lazarus’’.

5) Sta lavorando ad altri progetti? Ci dia alcune anticipazioni.
5) Sì, al momento sto lavorando ad un romanzo. E ad un’altra raccolta. Il tema del romanzo è autobiografico/fittizio. Ho sempre voluto scrivere un romanzo; ci ho provato molte volte. Ma è una cosa complicata.

6) A chi dedica questo lavoro?
6) Al mio fidanzato che è scomparso il 6 settembre. Gabriele Galloni. Uno dei più bravi della scena poetica.



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