C’è un paese del sud Italia che più di tutti scelse la Repubblica, in occasione del referendum istituzionale del 1946. Questo paese è Orsara di Puglia, un borgo dei Monti Dauni che alla consultazione elettorale più importante della storia d’Italia ha dimostrato tutto il suo progressismo, staccandosi di fatto dall’indirizzo di massima degli esiti registrati negli altri Comuni del Meridione. Una storia che ancora oggi, in occasione della ricorrenza del 2 giugno, vale la pena ricordare.
Il 2 giugno del 1946 si decise il presente e il futuro dell’Italia. Le forze conservatrici, schierate per la monarchia, agitavano lo spauracchio del salto nel buio, la Democrazia Cristiana manteneva un atteggiamento di velata neutralità, sottolineando piuttosto l’importanza della concomitante elezione dell’assemblea costituente, mentre la sinistra e gli azionisti promuovevano la formazione di uno Stato Repubblicano come garanzia di libertà. Da queste posizioni presero le mosse degli accesi comizi che ebbero luogo anche in provincia di Foggia, nei “fortini” di quei politici dell’epoca che ambivano a far parte della Costituente.
Al termine della campagna elettorale la partecipazione al voto dei cittadini elettorali fu senza precedenti. Lo fu anche in Capitanata dove si recò alle urne il 91% del corpo elettorale, una delle percentuali più alte di tutto il Sud Italia. La Repubblica si affermò su scala nazionale con due milioni di suffragi in più rispetto alla monarchia, pari al 54,3% dei voti; ma nel mezzogiorno e in Puglia il risultato fu rovesciato, con la monarchia che raggiunse il 67,3% mentre la Repubblica si fermò soltanto al 32,7%.
In Capitanata l’esito del referendum fu abbastanza controverso. La scelta repubblicana, grazie anche al forte insediamento delle sinistre, sfiorò il 46% e risultò vittoriosa in 22 comuni, soprattutto nei grandi centri bracciantili come Cerignola, San Severo, Torremaggiore ecc. Ma anche qui la maggior parte dei Comuni si espresse in favore della Monarchia. In ragione di ciò raccolse stupore quanto accade ad Orsara, un Comune che strappò una percentuale “bulgara”, ottenendo un vero e proprio record a livello regionale, se non in tutto il meridione. Qui la Repubblica si attestò addirittura al 76%. Da questo momento in poi il comune dell’Orsa è divenuto emblema del progressismo, ma anche del voto in controtendenza, una linea che si è palesata anche in occasioni elettorali più recenti, dalle consultazioni regionali alle amministrative.