“Amara terra mia” cantava Domenico Modugno. Ed è ciò che avranno pensato i soci della cooperativa “La Ricostruente” di Stornarella, dopo aver ricevuto l’ultimo accertamento da parte dell’Agenzia dell’Entrate. Oggetto della contesa, il valore effettivo di alcuni terreni acquistati. Soltanto due anni fa, infatti, la stessa cooperativa festeggiava il riscatto di diversi ettari in agro di Cerignola, situati in località Santa Maria la Scala e appartenuti precedentemente all’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona intitolata al “Marchese Filippo De Piccolellis”. La conclusione dell’affare fu addirittura celebrata con la pubblicazione di un opuscolo, intitolato “Per un pugno di terra”, curato da Paola Grillo e da Pasquale Braschi. All’interno di questo breve libretto memorialistico, vi erano diverse storie di vita vissuta e di fatica quotidiana, di conquiste e delusioni, di vicende e aneddoti personali di ex combattenti e reduci di guerra e delle loro famiglie, divenuti poi soci della Cooperativa “La Ricostruente” nel 1946 e che con questo passaggio di consegne erano riusciti finalmente a riottenere quei terreni coltivati per molti anni . “Tutti noi soci – ci spiega Vincenzo Croce, presidente della Cooperativa – abbiamo deciso di acquistare questi terreni perché abbiamo avuto sempre un forte legame affettivo con essi, in quanto ci hanno lavorato i nostri padri, ex combattenti di guerra. Io stesso, ho trascorso la mia infanzia e la mia adolescenza giocando nel grano di Santa Maria la Scala, dove vivevo con la mia famiglia. La mietitura era per tutto il paese un momento di festa, in cui si avvertiva un forte senso di appartenenza ad una comunità. Si viveva come un’unica famiglia. E sono stati proprio l’attaccamento alle radici e la nostalgia della civiltà contadina a spingere tutti noi ad acquistare, con sacrifici, quei terreni”. Dopo circa 70 anni di fitto, infatti, 50 dei 93 soci decisero di accettare la proposta di vendita da parte della “De Piccolellis” e avevano, pertanto, incaricato l’ing. Marco Lobozzo di effettuare una nuova perizia di stima sui terreni e fabbricati oggetto dell’acquisto e su eventuali differenti quotazioni dei fondi in base alle loro caratteristiche. La determinazione conclusiva del valore di mercato dei 318 ettari, con pascoli rurali e alcuni fabbricati, risultò di € 3.200.000,00. Sempre con la perizia si faceva notare che questi terreni non fossero irrigui, in quanto privi di pozzi o condotte del Consorzio di Bonifica di Capitanata; inoltre fu tenuto in considerazione il fatto che l’acquisto fosse privo di quote AGEA e che l’intera azienda non fosse collegata a strade statali, provinciali e comunali. Inoltre, da quanto si evince dai racconti degli acquirenti, le strade frazionate presenti nella stessa proprietà, risultano irraggiungibili nei periodi invernali. Non avendo trovato istituti di credito disponibili a concedere un mutuo per una somma così ingente, i singoli soci avevano dovuto frazionare i terreni e singolarmente, con propri risparmi e contrazione di prestiti, li avevano acquistati a un valore di mercato di circa € 10.000,00 per ettaro, secondo i parametri individuati dall’ing. Lobozzo. A distanza di appena due anni dall’acquisto, c’è stata la beffa. E’ giunto, infatti, negli scorsi giorni, un accertamento dell’Agenzia delle Entrate secondo il quale, i terreni sarebbero stati fortemente deprezzati dalla stima di Lobozzo. La nota sostiene che il valore da prendere in considerazione sarebbe dovuto essere di € 28.500,00 a ettaro (quasi il triplo), con conseguenti maggiori imposte, sanzioni e interessi per i nuovi proprietari. “È inammissibile – continua Croce – che terreni, stimati allo stesso modo dalle perizie effettuate dai tecnici della De Piccolellis e della Cooperativa, vedano il proprio prezzo addirittura triplicato. È altresì inconcepibile che l’Agenzia delle Entrate applichi una valutazione totalmente differente a seconda che espropri o accerti: nel primo caso applica i valori agricoli medi provinciali di € 12.000 ad ettaro, nel secondo i valori più alti, comparati prendendo il valore di stipula più alto della Provincia. Per questi motivi l’accertamento è senza dubbio da ritenersi nullo. Sarebbe come acquistare ancora una volta e al doppio del prezzo iniziale gli stessi terreni”.
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