Sulla demografia d’impresa, Foggia mantiene il trend incoraggiante inaugurato già lo scorso anno e risulta in linea con gli esiti dello scorso anno.  L’associazione Confcommercio ha diffuso i risultati dell’ottava edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane, concentrando lo studio su 120 città medio grandi: 110 capoluoghi di provincia e 10 Comuni non capoluoghi: ne è venuto fuori uno scenario interessante per il mezzogiorno d’Italia e per il futuro dei nostri centri storici.

L’ufficio studi di Confcommercio, in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, ha certificato, infatti, una vivacità commerciale del Sud, ma di contro ha confermato, come dato nazionale, la sparizione di 100.000 attività di commercio al dettaglio e oltre 15.000 imprese di commercio ambulante. Il segno positivo risulta esserci solo per gli alberghi e i ristoranti, ma senza riuscire a compensare le riduzioni del commercio. Complessivamente, quindi, la crisi pandemica e quella energetica sembra aver enfatizzato i trend di riduzione della densità commerciale già presenti prima di tali shock.
Il calo delle attività commerciali e la crescita dell’offerta turistica risultano più accentuate nei centri storici rispetto al resto della città. Cambia anche il tessuto commerciale all’interno dei centri storici con sempre meno negozi di beni tradizionali (libri e giocattoli -31,5%, mobili e ferramenta -30,5%, abbigliamento -21,8%) e sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,6%, computer e telefonia +10,8%), attività di alloggio (+43,3%) e ristorazione (+4%). Il rischio evidente, lanciato da Confcommercio e dal presidente Carlo Sangalli, è quello della desertificazione commerciale delle città, rischio che può essere arginato puntando sull’innovazione e sulla rimodulazione dell’offerta. Rimane, inoltre, fondamentale, per l’esercizio commerciale di prossimità, tenere alta l’attenzione sull’omnicanalità, cioè l’utilizzo anche del canale online che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, con le vendite passate da 16,6 miliardi nel 2015 a 48,1miliardi nel 2022.  

I DATI SU FOGGIA

Per quanto riguarda la città di Foggia i dati dell’Osservatorio segnalano la conferma del trend nazionale, senza nessun allarme. Aumentano le aperture delle farmacie nel centro storico e rimane costante il numero di quello che insistono nel resto della città, cresce il numero delle rivendite di tabacchi, dei negozi di telefonia ed elettronica e di infotainment domestico Si segnala anche un leggero aumento del numero di strutture ricettive, non alberghi, ma B&B, case vacanze e alloggi. Per quanto riguarda i bar e i ristoranti vi è un leggerissimo calo per i primi nel centro storico a vantaggio di quelli aperti nelle zone non centrali, stessa sorte anche per i ristoranti. Difficoltà, invece, ci sono per i negozi di beni tradizionali che continuano a confermare il loro trend in negativo. Anche l’ambulantato risulta essere più forte nelle zone non centrali di Foggia, ma il risultato è anche la conseguenza della tendenza a livello nazionale di spostare il commercio su aree pubbliche fuori dal centro per decongestionare le città.

LA DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DI CONFCOMMERCIO PROVINCIA DI FOGGIA

“Risulta evidente che negli spazi urbani siano ancora visibili gli effetti negativi della pandemia, aggravati, in questo momento, dalla crisi energetica che hanno impresso dei significativi cambiamenti ai modi di vivere, produrre, acquistare e comunicare. In questo quadro diventa ancora  più strategico il ruolo economico e soprattutto sociale dei negozi di vicinato che, soprattutto, nelle periferie rappresentano anche un presidio fondamentale per alleviare il diffuso senso di insicurezza e per ricucire il legame tra persone, luoghi e imprese, favorendo percorsi di legalità.
I dati su Foggia dell’Osservatorio di Confcommercio devono confortarci. Malgrado una narrazione non sempre positiva che viene fatta di questa città, il tessuto commerciale mantiene, e anzi conferma, i dati incoraggianti degli ultimi 4 anni, segnale che le nostre imprese non arretrano davanti ai cambiamenti costanti che, talvolta, sono costrette a fronteggiare e, anzi, valorizzano la difficoltà guardando e recependo le nuove tendenze. Penso, per fare degli esempi, all’utilizzo sempre più importante delle app per la consegna al domicilio e al menu digitale, alle vendite tramite i canali social e all’e-commerce. Non dimentico, anche, la capacità del nuovo imprenditore di guardare al mercato e alle difficoltà che ci sono e spostare l’attenzione sull’erogazione di servizi che risultano vincenti per il futuro.
Sono convinto che un terziario innovativo in grado di rafforzare i settori del commercio e del turismo, in un contesto urbano sempre più caratterizzato dall’economia dei servizi consenta di trasformare le città in luoghi di ideazione di nuovi prodotti e servizi e non solo di consumo”.

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