Imparare ad amare il viaggio, più che il raggiungimento di una metà ben precisa. Ci vuole non poco coraggio nel fare delle scelte come quelle che hanno fatto Daniele e Rosangela. Mollare tutto ed andare via, come tanti alla loro età vorrebbero fare, piuttosto che trincerarsi dietro una precarietà che diventa uno stato d’animo, oltre ad uno status sociale. Qualcuno, sempre più spesso, al contrario, decide di sporgere la testa oltre la nube di smog che ingrigisce i colori della quotidianità, per poter mirare una nuova linea di orizzonte, magari da altri lidi, da altre sponde. Daniele Stocchi, romano, 33 anni, videomaker e fotografo di professione, nella sua ordinaria follia ha avuto l’appoggio di Rosangela Schiavulli, 28 anni, di Orta Nova, recatasi a Roma per motivi di lavoro, dopo aver studiato Belle Arti presso l’Università di Foggia. Quello che sarebbe potuto diventare un “volo pindarico” è nato davvero per caso, quando un giorno, i due, imbottigliati nel traffico della Capitale, si rivolgono uno sguardo d’intesa e capiscono che il loro destino sarebbe stato altrove. Una brusca frenata e la macchina accosta. “Partiamo?” chiese Daniele, senza specificare per dove, già contando sull’approvazione incondizionata di Rosangela. E da quel giorno è passato circa un anno dall’ultima volta che i due hanno messo piede in Italia. “A Roma – spiega Rosangela – la vita si faceva sempre più stressante e frenetica ed entrambi avevamo da sempre avuto il desiderio di alzarci la mattina e scegliere un luogo diverso da visitare”. E questo è quello che hanno fatto i due avventurieri, partiti semplicemente con un biglietto solo andata per l’Argentina, dove Rosangela poteva contare sull’appoggio di una zia, fuggita dalla Sicilia durante la Seconda Guerra Mondiale. “Però questo appoggio – ci spiega Daniele – poi è diventato di secondo piano. Con il passare del tempo ci siamo resi conto che non volevamo trasferirci da una città per stabilirci in un’altra, ma viaggiare senza itinerario. E così abbiamo visitato tutta l’Argentina, poi l’Ecuador, l’Uruguay, la Bolivia, il Perù e il Cile, trovando alloggi di fortuna per non spendere molto e per poter continuare la nostra avventura”. Sono scene che solitamente si incontrano soltanto nei film, ma Rosangela e Daniele hanno davvero percorso migliaia di chilometri con attorno il nulla, facendo l’autostop e contando sulla disponibilità di altri avventurieri come loro. Per dormire, si sono affidati al couchsurfing, quando era possibile, ma tante volte hanno alloggiato in luoghi molto più improvvisati, come la veranda di un pub argentino o nascosti nel cortile di una chiesa. Solo poche volte hanno dovuto montare una canadese, per il resto è stato un continuo visitare nuovi posti e conoscere nuova gente. “Quando siamo partiti – ci spiega Rosangela – sapevamo poche parole di spagnolo, ora a volte alcuni ci scambiano per argentini. La gente del posto, soprattutto in Argentina ti accoglie con grande curiosità ed amabilità. Credo che per i primi sei mesi di viaggio, siamo stati invitati a cena ogni sera da una famiglia diversa del posto. Poi bisogna considerare che il 90% degli argentini ha origini italiane e quindi ci accolgono sempre a braccia aperte”. Se si vivesse soltanto di emozioni, forse i due giovani migranti avrebbero già realizzato la loro esistenza, ma purtroppo è necessario pensare anche a come riempire lo stomaco e per questo si è già a lavoro e le idee non mancano. “Per le esigenze quotidiane – spiega Daniele – lavoriamo vendendo cibo che cuciniamo per alcuni Hotel o Camping. Per adesso abbiamo lavorato anche con agenzie pubblicitarie che ci hanno commissionato degli spot video e alcuni servizi fotografici. Abbiamo in programma un format indipendente di cucina in giro per l’America Latina, con il nostro marchio Flux, e abbiamo aperto una pagina Facebook dove mostriamo i nostri contenuti. Sono progetti ambiziosi e per questo stiamo cercando di muoverci bene. Ma il nostro sogno resta quello di raggiungere il Messico”. Tra tutte le bellezze che hanno potuto visitare, a loro modo di dire, la Patagonia è stata l’esperienza più emozionante, anche dal punto di vista professionale, per gli splendidi scatti che Daniele è riuscito a fare nelle steppe scoperte dal Magellano. Ma, nel frattempo, la lunga vita da gitani, zainetto in spalla, continua, anche se a quasi un anno dalla partenza, è già tempo dei primi bilanci. “Rifaremmo cento volte questa esperienza – afferma Rosangela – perché ciò che siamo ora lo dobbiamo al nostro viaggio. Con quest’avventura abbiamo messo da parte le paure, perché siamo stati costretti ad affrontare giorno per giorno i nostri limiti, superando le timidezze. Lo abbiamo sperimentato viaggiando. Se una situazione ti rende infelice l’unico rimedio è cambiarla. Non si tratta di cambiare semplicemente luogo, ma di cambiare te stesso. Noi siamo lontani da un anno dal nostro paese e stiamo trovando comunque le radici di noi stessi”. Sono questi gli insegnamenti che Rosangela e Daniele porteranno con loro fino a quando, un giorno, anche sulle Ande, o sull’altura del Machu Picchu, giungerà la fine del mondo e i due giovani potranno rispondere di esserci già stati una volta.

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