Questa settimana è successa una cosa terribile: a Faragola, nei pressi di Ascoli Satriano (FG), un’area archeologica contenente i resti di una villa romana è stata vittima di un incendio, probabilmente doloso. Il giornalista Francesco Gasbarro ha paragonato questa distruzione a quella di Palmira: è proprio nella città siriana che voglio portarvi. Scritto dalla professoressa Maria Teresa Grassi, collega di Khaled al-As’ad, archeologo assassinato dai daesh, Palmira non è solo un libro che ci dà un’infarinatura sulla storia e sui resti di questa città, ma è un vero e proprio atto d’amore nei confronti di una meraviglia che oggi in buona parte è andata persa. Diviso in capitoli tematici, il testo della Grassi ci conduce agilmente tra le strade di Palmira, ripercorrendone le bellezze architettoniche e facendoci toccare con mano la vita giornaliera e la storia dell’antica città siriana. Anche se a volte si prolunga in descrizioni particolareggiate dei monumenti (è pur sempre un libro di archeologia!), Palmira risulta molto scorrevole, ricco di curiosità e di notizie. Un libro d’amore, contro chi distrugge la memoria dell’umanità, che ci dovrebbe insegnare a rimanere sempre con gli occhi aperti, in Siria come in Italia.

Se fosse cibo:
I palmireni amavano dare feste e banchetti: mi piace pensare che come dolce mangiassero un antenato del Bakhlava, tipico dolce siriano con formaggio e pistacchi.
Racchiuso in una frase:
Fino al 2015 a Palmira si potevano ammirare, splendidamente conservati, sia il tempio di Bel che quello di Baalshamin […]. Oggi non ci sono più, rasi al suolo e polverizzati da barbari in cerca dell’attenzione mediatica planetaria, puntualmente ottenuta. Ancora insieme, Bel e Baalshamin, ma in un drammatico scenario scenario di guerra e di distruzione. Più fortunati sono stati Aglibol e Malakbel […] che erano venerati in un “bosco sacro” o “giardino degli dei”, di cui ignoriamo finora la precisa localizzazione nel sito. Un albero lo rafigura, in forma abbreviata, nei rilievi dove i due dei si stringono la mano, Aglibol in vesti militari e Malakbel in abiti civili. Un’atra bella immagine di concordia, di pace, di convivenza, di tolleranza, così diversa e così lontana dagli scenari di odio, di incomprensione e di guerra a cui oggi tutti associamo immediatamente il nome di Palmira (p. 79)

Edizione Utilizzata:
Maria Teresa GRASSI, Palmira – Storie straordinarie dell’antica metropoli d’Oriente, ETS, Milano 2017

Dove trovare il libro:
E’ facilmente reperibile sui maggiori e-commerce italiani (mondadoristore.itamazon.it, ibs.it) e sul sito della casa editrice www.edizioniterrasanta.it

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