Gli ex combattenti di Carapelle sono sul piede di guerra. Di nuovo. Non è bastato un conflitto mondiale per garantire loro una serena senilità, trascorsa sulle agiatezze conquistate con la sofferenza. Con una lettera, scarna di motivazioni, il sindaco del piccolo centro dei Reali Siti, Remo Capuozzo, ha intimato la restituzione dell’immobile concesso in comodato d’uso dal comune; nello stesso, da anni, i reduci svolgono le loro funzioni associative. La piccola stanza, sita in Via Sabauda n.36, di fianco alla chiesa della BVM Maria del Rosario, è oggi un punto di ritrovo per tanti simpatizzanti, che spesso, tra una partita a carte e una barzelletta, si recano presso le abitazioni dei 4 combattenti carapellesi rimasti in vita, per condurli in sede o semplicemente per esprimere la loro vicinanza.
Già una prima notificazione di sfratto fu emessa circa 3 anni fa, ma grazie alla ferma opposizione (da vero combattente) del signor Matteo Del Grosso (classe 1923, presidente dell’associazione), non se ne fece più nulla e l’ordinanza finì nell’oblio. Fino a quando, poche settimane fa, è giunta un’altra lettera, notificata dal comandante dei Vigili Urbani allo stesso Del Grosso, presso la sua abitazione privata non molto lontana dalla sede associativa. Da quanto si apprende, le motivazioni riportate in quest’ultima occasione sono state del tutto vaghe e finalizzate soltanto ad ottenere il beneplacito del novantatreenne. I vigili infatti avrebbero prospettato una possibile aggregazione con gli anziani del vicino centro di riposo, ma trattandosi all’incirca di 20 persone, comunque non avrebbero spazio nella sede che ora spetta ai combattenti.
“Noi ci intratteniamo qui tutti i giorni – ci spiega il signor Antonio Tarantino – e non diamo fastidio a nessuno. Facciamo qualche partita a carte e se è possibile, tenendo conto della loro età e dei loro acciacchi, portiamo con noi i nostri eroi concittadini”.
Ancora ignote e mai del tutto precisate, le vere motivazioni che avrebbero determinato questa ordinanza sindacale. Anche se alcuni dubbi, da parte dei diretti interessati, sembrano dare una prima possibile chiave di lettura.
“Noi in questa sede non facciamo politica – precisa Tarantino – ma spesso ci siamo trovati a discutere con dei parenti di alcuni rappresentanti della maggioranza che da poco hanno preso casa qui vicino. Non possiamo negare di non aver sostenuto politicamente la lista Capuozzo alle elezioni e quindi più volte abbiamo espresso il nostro sincero parere sfavorevole verso il modo di amministrare dell’attuale primo cittadino. Subito dopo l’ultima accesa discussione abbiamo ricevuto l’ennesima lettera di sfratto. Difficile pensare che si tratti di una coincidenza”.
Di fianco alla sede degli ex combattenti, vi è la targa dell’Associazione nazionale dei Carabinieri che però, a detta dei reduci vilipesi, non avrebbero ricevuto alcuna notifica in quanto “amici del Sindaco”. Gli stessi, più volte avrebbero avanzato “mire espansionistiche” verso la stanza attigua che attualmente spetta agli ex combattenti. In questa nuova battaglia che si prospetta all’orizzonte, anche il signor Del Grosso, 93 anni e salute da vendere, è pronto a scendere in trincea e a far valere le sue motivazioni.
“Fino a quando sarò in vita – ci spiega – quella sede resterà agli ex combattenti. Sia io che gli altri 3 reduci di guerra residenti a Carapelle, siamo affezionati a quel posto e, anche nell’impossibilità di raggiungerlo, gradiremmo che rimanesse nella disponibilità dell’associazione”.
Nel frattempo, il consigliere di minoranza Umberto di Michele, nella giornata del 25 giugno scorso, ha fatto protocollare una richiesta ufficiale al sindaco con la quale si chiede di specificare quali siano “gli altri scopi sociali” che abbiano indotto ad intimare la chiusura della benemerita associazione.
“In una cittadina come Carapelle – spiega Di Michele, nella nota – dove il rispetto per quanti hanno combattuto per la Patria è sempre stato di primaria significatività, una ferita del genere inferta all’Associazione dei combattenti non può essere compatibile con il livello di civiltà raggiunto dalla comunità locale”.
L’altro consigliere di minoranza, Saverio Sardella, in tutta obiettività, prova invece a intuire le plausibili motivazioni di fondo che hanno portato a questo provvedimento. “Quei locali – spiega Sardella – sono in vendita nell’ambito del Piano di alienazioni previsto per legge. Secondo me, in fondo non vi era la volontà di sfrattare gli anziani, ma quella di far trovare i locali liberi in favore di possibili acquirenti che così non avrebbero ostacoli alla conclusione dell’affare. E’ comunque un fatto disdicevole poiché, se fossi stato sindaco, prima di intimare lo sfratto, avrei trovato una sistemazione alternativa, salvo delle verifiche presso l’albo provinciale dei combattenti per capire se l’associazione ha diritto o meno di rimanere aperta anche a Carapelle”.
“Questa sede – conclude Tarantino – ha motivo di restare aperta perché ancora oggi si continua a combattere nel mondo. Per questo motivo, abbiamo un ruolo educativo anche verso i giovani”.