“Prima di attaccare è importante riconoscere chi sono i miei nemici”. E’ con questa frase, di Napoleone Bonaparte, che si è aperto il dibattito “La nostra è una terra bellissima” organizzato dalla Pro Loco di Stornara, in collaborazione con l’amministrazione comunale, rappresentata durante la serata dall’assessore Ferdinando Iagulli. Protagonista della serata, Gennaro De Crescenzo, scrittore, storico del Risorgimento e Presidente del Movimento neoborbonico, il quale, durante il dibattito che si è svolto presso la Torre Gesuita di Stornara, ha cominciato a porre delle domande come spunti di riflessione.

Lo stesso ha spiegato: “Da circa trent’anni, da quando ho scoperto che la storia dell’Unità d’Italia non era quella che mi raccontavano a scuola ma è stata una storia ricolma di stupri, saccheggi e furti, sono diventato neoborbone. Essere neoborbone è una provocazione, ovviamente non vogliamo un ritorno della monarchia o una secessione dell’Italia. Ma vogliamo che ritorni ad esserci una memoria storica proprio a partire dalle scuole”.

Nel corso della serata, De Crescenzo ha cominciato a porre qualche domanda: “Come mai da dopo il 1861 vi è stata una diminuzione di lavoro al sud? Come mai dal 1861 ad oggi vi è stata una forte emigrazione dal sud al nord o ad altri paesi? Il Regno delle due Sicilie era uno degli Stati più ricchi e prolifici d’Europa dopo Francia e Inghilterra. Aveva uno dei Pil più alti d’Italia. Subito dopo l’Unità d’Italia ecco che ci siamo ritrovati senza nulla; le nostre fabbriche, le nostre ferrovie, le nostre banche sono state tutte portate al Nord. E chi ha cercato di difendere le proprie terre da questi furti – continua lo stesso storico – è stato etichettato come brigante”.

Infatti, successivamente, lo stesso De Crescenzo ha spiegato chi erano i briganti: “I briganti erano partigiani che hanno deciso di mettere in gioco la propria vita per difendere le proprie terre e le proprie famiglie dagli stupri e dalle violenze che avvenivano a causa di chi doveva venire a ‘liberarci’. Purtroppo, però, in quanto la storia la scrivono i vincitori, sono sempre stati etichettati come degli assassini. Se avessero vinto, forse oggi invece di ritrovarci nei vari paesi vie come ‘Via Garibaldi’ o ‘Via Cialdini’, mandanti dei vari massacri, ci ritroveremmo vie intitolate ai nostri partigiani”.

Lo stesso De Crescenzo ha spiegato di come Garibaldi, durante la sua adolescenza, fosse uno dei suoi personaggi storici preferiti: “Quando ero bambino vi erano degli album in bianco e nero dove si potevano collezionare le figurine degli eroi del Risorgimento. Il mio personaggio preferito era proprio Giuseppe Garibaldi. E chi lo avrebbe mai pensato che quell’uomo è stato il maggiore artefice dei problemi del nostro sud. Pensate che a Palermo fu inventato un detto quando lo stesso Garibaldi lasciò il paese: ‘meno male che se ne è andato altrimenti ci avrebbe rubato anche le paperelle dal mare’”.

Lo stesso protagonista ha spiegato anche il problema dell’informazione in Italia: “Oggi, in Italia, è diventato difficile fare controinformazione e spiegare realmente che cosa è accaduto dopo l’Unità d’Italia. Pensate che quando noi neoborboni abbiamo cercato di scrivere qualche articolo su testate giornalistiche importanti, ci hanno sempre chiesto almeno 3.000 euro per lo spazio; invece tutti quegli storici che nelle loro teorie si adeguano alla storia falsa, e bugiarda, che ci è stata raccontata fino ad oggi, incredibilmente fanno successo, vanno in tv, e scrivono per testate giornalistiche importanti. La cosa che mi deprime di più è che vi sono anche storici meridionali che pur di fare carriera decidono di adeguarsi a questa storia, mentendo e sapendo di mentire”.

Infine lo stesso De Crescenzo ha concluso con un monito: “Io, insieme a Pino Aprile ed ad altri, non andiamo in giro a provocare vittimismo. Andiamo in giro a seminare orgoglio e anche rabbia; cerchiamo di far emergere realmente che cosa è accaduto in quel periodo. Pensate che l’episodio più bello mi è capitato a Vasto. Dopo aver concluso un convegno mi si è avvicinata una bambina di 8 anni e mi ha detto che questa storia, un giorno, l’avrebbe raccontata ai suoi figli. Una bambina di 8 anni! Bene,  è quella la scommessa su cui puntiamo. Le nuove generazioni devono prendere coscienza e fare controcultura su tutti i fronti. Solo così il Sud ritornerà a vivere in quanto noi meridionali non siamo inferiori a nessuno!”

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