Uno schermo, agli occhi dei ragazzi, nasconde un mondo di cose da scoprire, ma anche tanti altri aspetti che non si vorrebbero mai scoprire così presto. Come la violenza, come il bullismo o il ricatto virtuale. Uno schermo può essere anche utile a guardare riflessa la propria immagine e a rendersi conto della strada buia intrapresa, per farsi forza e provarne ad uscire con l’aiuto dei “grandi” che spesso non sanno intercettare un malessere sempre più diffuso tra le nuove generazioni.

La tecnologia ha creato dei nuovi strumenti per perpetrare la violenza e per questo l’Istituto Statale Comprensivo “Aldo Moro” di Stornarella, nella serata di lunedì, ha provato a fornire ai diretti interessati e alle famiglie, degli strumenti per prevenire il cyberbullismo e per evitare che si trasformi in violenza fisica, che lascia segni sia sulla pelle che sul processo di crescita delle vittime.

L’evento, anche per quest’anno, è stato organizzato in collaborazione con i Maestri del lavoro della delegazione di Foggia ed è stato inserito nella campagna nazionale di incentivo alla lettura, alla quale l’istituto stornarellese sovente partecipa conseguendo ottimi risultati.  Allo stesso modo, i Maestri del Lavoro, portano in giro per la provincia le tematiche di rilevanza maggiore per le giovani generazioni. Due mondi che si sono incontrati e hanno dato vita ad un altro appuntamento utile ai fini della prevenzione.

16174549_1833368186948359_4611473223511886891_n“Bullismo, Cyberbullismo e Ludopatia sono tutte devianze che caratterizzano tanti ragazzi che spesso non vengono sufficientemente aiutati” –  spiega il viceconsole Regionale, Alcide Foscarini. “Con la nostra federazione ci rechiamo nelle scuole, in qualità di volontari, per cercare di arginare questi fenomeni ed aprire la discussione, godendo di un protocollo con il Ministero della Pubblica Istruzione”.

La Federazione regionale, per la trattazione dei temi più specifici, si avvale del supporto di esperti esterni. In questa occasione, il perno sul quale ha ruotato la discussione è stato il contributo offerto da Rosa Schena, avvocato matrimonialista e coach life.

“Gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia amplificano questi fenomeni – spiega l’avvocato – e spesso i genitori non hanno le stesse conoscenze informatiche dei loro figli, in modo da controllarli nell’uso dei computer o degli smartphone. A gravare su questa situazione c’è il fatto che l’uso di internet non ancora sia del tutto normato all’interno del nostro sistema giuridico e questo apre diversi spazi per la proliferazione di fenomeni preoccupanti. I genitori, in tutto ciò, devono essere in grado di interpretare il linguaggio del corpo dei loro figli, saperne intercettare i cambiamenti e mettere in atto dei correttivi drastici. Ad esempio si potrebbe spostare il computer in stanze comuni della casa, sottrarre il telefono ai propri figli o magari richiedere l’intervento della Polizia Postale che tanto può fare per evitare che la Rete possa danneggiare l’integrità di un ragazzo o di una ragazza”. 

16298548_1833368140281697_1943843273992868496_nDurante lo scambio di opinioni, alcuni alunni presenti in sala hanno portato all’attenzione degli intervenuti dei brani che hanno estratto da alcune letture sul tema. Dal “Pianeta di Standish” di Sally Gardner è emerso lo spunto che ha introdotto i contributi dei relatori tra i quali vi erano  anche quelli del Console Provinciale, Roberto Bauco; del maresciallo dei Carabinieri, Michele Colucci e della preside dell’Istituto, Milena Sabrina Mancini.

“Questo incontro – ha spiegato quest’ultima – rientra in un percorso che ha lambito da diversi punti di vista il tema della legalità. Per questo motivo, abbiamo gradito ancora una volta riprendere la sensibilizzazione sul bullismo, perché ben si inseriva all’interno della nostra programmazione”.

Il ruolo dei professori, in quanto mediatori ed educatori,  è importante quasi quanto quello dei genitori nel saper monitorare le situazioni che spesso possono conoscere le prime fasi degenerative proprio tra i banchi di scuola. Dopo aver preso atto del pericolo, importante è anche avere il coraggio di denunciare, così come ha spiegato il Maresciallo Colucci.

“Dal nostro punto di vista notiamo come sia sempre difficile che le vittime o i loro genitori giungano a presentare una denuncia. Questo perché spesso l’onta maggiore investe chi ha subito la violenza e denunciato invece che chi ha perpetrato aggressioni di qualunque tipo. Il fatto che i genitori stiano imparando ad avere a che fare con le nuove tecnologie sta scalfendo poco a poco questo muro che potrebbe aiutare tanti ragazzi che oggi soffrono in silenzio”.

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