Sei mesi sono già un buon lasso di tempo per stilare un primo bilancio a riguardo degli interventi per prevenire la violenza sulle donne. In questi sei mesi a Cerignola si è tentato di colmare un deficit culturale e una mancanza di educazione di genere che spesso sono degenerati in fatti di cronaca. Sei mesi sono il tempo che è trascorso dall’apertura del Centro antiviolenza “Titina Cioffi” che, nella serata di venerdì scorso, tramite i suoi portavoce, ha presentato le sue attività all’interno dell’aula consigliare di Stornarella, sia per fare un bilancio, appunto, che per fare informazione anche nelle zone periferiche dell’Ambito Sociale di Zona del Basso Tavoliere.

LA STORIA. Prende il nome da un’insegnante tragicamente assassinata nel 2013, il centro che si occupa di assistere gratuitamente le donne che hanno subito violenza dai loro mariti oppure che temono di subirne.  La sede è all’interno dell’ex ospedale “Russo” ed è gestita dalla cooperativa tranese “Promozione Sociale e Solidarietà”. Fiore all’occhiello dell’amministrazione Metta, lo sportello sta inviando sempre più spesso i suoi esperti nelle scuole e nei centri vitali della società per far conoscere meglio le attività svolte e per offrire così un sostegno a tante donne che non sanno neanche dell’esistenza di questo strumento.

IL DIBATTITO A STORNARELLA. A dialogare con Brigida Cifaldi, assessore alle politiche sociali di Stornarella, e Anna Maria Magaldi, consigliere comunale con delega ai servizi sociali, vi erano Rino Pezzano, vicesindaco di Cerignola e assessore ai servizi sociali, vero promotore del CAV; Maria Antonietta Di Gravina, avvocato che si occupa dell’assistenza legale all’interno del centro; e Valentina Palmieri, referente e psicologa del Cav di Ambito. Insieme hanno provato a sviscerare le difficoltà più grandi incontrate fino a questo momento, ma anche i punti di forza di un presidio che vive in osmosi con l’omologa struttura di Trani. Di concerto alle attività di supporto psicologico e legale, il “Titina Cioffi” sta attivando anche dei corsi e dei laboratori per cercare di assicurare un minimo di autonomia lavorativa alle donne “che spesso decidono di subire in silenzio, soltanto perché non hanno la possibilità di emanciparsi economicamente dal marito” – ha sottolineato la Palmieri. Importanti in questo senso sono state anche le convenzioni stipulate con enti pubblici, aziende private e Forze dell’Ordine, per continuare a mantenere alta l’attenzione.

UN MURO DA SCALFIRE. Eppure la risposta fino a questo momento è stata molto fredda. Così come annunciato nell’aula consigliare di Stornarella, il numero delle donne assistite da settembre fino ad oggi non supera le 10 unità, in un territorio che conta almeno 100.000 abitanti tra Cerignola e Reali Siti. Tanto va fatto ancora per fare breccia nel muro della paura e dell’omertà, ma bisogna insistere anche dal punto di vista della comunicazione. “Eppure per quanto riguarda questi servizi non è giusto fare una semplice conta, perché i dati numerici non restituiscono affatto l’idea dell’apporto complessivo lasciato sul territorio” – afferma la Palmieri. “Anche una gocchia nell’oceano è comunque una goccia importantissima. Il nostro obiettivo è quello di continuare ad affiancare le donne che si avvicinano a noi anche per molto tempo dopo l’episodio di violenza, perché spesso ci sono dei ripensamenti e delle insicurezze che portano a rimangiarsi tutto”.

IL METODO. “E’ importante scendere dal piedistallo della nostra professione – ha spiegato l’avvocato Di Gravina  – perché spesso il tempo del giudizio non gioca a favore delle donne che denunciano. Bisogna starle vicino notte e giorno, stabilire un rapporto umano diretto”. Poi alcuni consigli sul metodo da seguire quando nel nucleo famigliare si verificano atti di prepotenza da parte della figura maschile: “la denuncia – sottolinea la Di Gravina – è veramente l’extema ratio. Noi non siamo per la denuncia facile anche perché spesso può rivelarsi un boomerang che si ritorce contro chi la presenta, se non ci sono i giusti presupposti”.  La sinergia tra gli attori istituzionali che agiscono sul territorio è stata invocata da tutti gli intervenuti nel dibattito di Stornarella. “I comuni dei Cinque Reali Siti – ha affermato Rino Pezzano – dovrebbero credere di più nelle opportunità che vengono offerte dall’ambito di zona. Sì, è vero, le sedi spesso sono a Cerignola anche per motivi di estensione demografica e strutture disponibili, ma questo non vuol dire che gli altri comuni limitrofi non debbano considerare delle opportunità gratuite che  possono risultare fondamentali”.

PROSPETTIVE. In particolar modo gli esperti del Cav hanno richiesto un maggiore coinvolgimento anche della Chiesa e delle istituzioni religiose, perché spesso le donne esternano le loro difficoltà soltanto all’interno dei confessionali, certe che il confessore non possa riferire a nessuno ciò che ha ascoltato. Grandi difficoltà che vanno approcciate con il buon senso e la collaborazione, ecco perché è in preparazione un convegno nella sede Diocesana, alla presenza di tutte le parrocchie. Nel frattempo si attendono i fondi di un progetto presentato nell’ambito di “Fondazione per il Sud”: € 250.000 che potrebbero potenziare anche il CAV e renderlo più prossimo alle donne che ne hanno bisogno e che per ora non conoscono ancora alcun canale di sfogo.

L’EPISODIO. “Un vecchio telefono come questo ha salvato la vita di una donna”. Inizia così il racconto dell’avvocato Maria Antonietta Di Gravina, attraverso il quale la stessa ha voluto sensibilizzare la platea stornarellese verso l’importanza dell’assistenza del Cav. “Ricordo che ricevetti una chiamata da una giovane donna di Cerignola che mi chiese suggerimenti su come comportarsi. Il suo amante infatti era arrivato a casa sua e le aveva chiesto insistentemente di poterle parlare in quello che è il solito ‘discorso chiarificatore’ dietro al quale si nascondono spesso molte insidie. Comprendemmo subito la pericolosità della situazione e le vietammo di uscire di casa per raggiungere l’uomo che si trovava davanti al portone. Dopo alcuni giorni, tramite i giornali, sapemmo che quell’uomo si era tolto la vita impiccandosi in una campagna non molto distante e pensammo che probabilmente,  se la nostra assistita fosse scesa, avrebbe trovato la morte proprio per mano del suicida che si professava innamorato”.

PER CONTATTARE IL CENTRO ANTI VIOLENZA TITINA CIOFFI

OSPEDALE “T.RUSSO” VIA XX SETTEMBRE – CERIGNOLA (FG)

DAL LUNEDI’ AL GIOVEDI’ 9.30 – 11.30, 16.00 – 18.00

TEL 0885410279/0883501407

mail cavambitocerignola@libero.it

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