C’era una volta a Carapelle l’Associazione nazionale combattenti … oggi divenuta – udite! udite – sede di un guardaroba e di un bar, l’uno e l’altro a disposizione di don Claudio Barboni, nuovo parroco della parrocchia della B.V.M. del Rosario. Come sia stato possibile? Tutto è possibile, quando la politica diventa starnazzio da cortile e il potere diventa arrogante, rancoroso, presuntuoso, approssimativo e soprattutto smemorato.

Tutto è cominciato sul finire dello scorso anno (cfr. delibera n.110 del 28 ottobre 2016), quando, per soddisfare le aspirazioni di vendetta del padre di un assessore, il Sindaco ha concesso al nuovo parroco l’uso del locale, dagli anni sessanta consegnato all’A.N.C. locale, sfrattando così gli iscritti in modo prepotente e irriguardoso, oltre che con argomenti capziosi, atti solo a carpire la buona fede dei simpatizzanti della benemerita associazione. L’ “uomo forte”, che non chiede mai, ma ordina soltanto, ha potuto così ordire un vero e proprio tranello ai danni dell’associazione, adducendo come motivazione della decisione di sfratto la necessità di concedere al parroco richiedente un locale “per svolgere attività attinenti la formazione per la prevenzione del disagio dei minori e dei giovani”(Ordinanza n.2  a firma dell’ing. Matteo Palumbo, responsabile dell’Ufficio tecnico comunale).

Il sindaco, dicendo bugie (negli USA nemmeno al presidente si perdonano tali comportamenti), si voleva evidentemente accreditare come uomo sensibile e attento, ma è lo stesso sindaco, vi ricordo, che ha venduto la biblioteca ad un privato, che ha affermato, d’intesa con la sua giunta, che la cultura e, quindi, la formazione non servono a nulla. In che paese viviamo, se nemmeno al primo cittadino possiamo prestar fede. Mah!!!!!

A parte quanto sopra riportato, è possibile che il paese non abbia compreso la gravità di quanto accaduto? E’ possibile che, in linea con il pensiero degli amministratori, si ritenga che l’ A.N.C. sia un’ associazione qualunque e si ignori il significato simbolico che essa ha, mantenendo vivo il ricordo di quanti si sono immolati per la patria. Certo, a dar retta agli amministratori locali, impegnati in attività ben più importanti (quali, poi?), la memoria del passato è un fardello inutile, di cui bisogna sbarazzarsi per pensare solo al presente e forse al futuro.

Basti pensare a quanto è successo il 4 novembre scorso, quando direttamente i fiorai, in assenza del sindaco e dei componenti della giunta, oltre che della popolazione, accorsa sempre numerosa negli anni passati, hanno depositato le corone davanti al monumento e alla lapide della Chiesa, come se si trattasse di un normale adempimento. Una vera e propria ferita per la comunità di Carapelle e per l’associazione che fa parte della storia della nostra gente. Tutto questo è avvenuto, sì, per l’insipienza di chi ci governa, ma anche perché don Claudio non solo non ha saputo valutare bene la situazione, nel momento in cui ha fatto richiesta per un locale già occupato, ma nemmeno ha mantenuto la parola data agli iscritti di tener comunque aperta l’associazione.

Questa richiesta è stata colta al volo dal sindaco, che in questo modo ha soddisfatto la sua voglia di vendetta, dimostrando ancora una volta la sua inadeguatezza a gestire una comunità intera e non solo la parte che gli sta a cuore per ragioni elettorali. Sappia, tuttavia, che presto tornerà a casa pure lui, avendo sciupato l’occasione per essere al di sopra delle beghe locali, nelle quali, invece, si muove perfettamente a suo agio.

Comunicato Stampa

ANC CARAPELLE

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