Devo essere sincero: quando ho iniziato a leggere “Matrimonio siriano”, mi ha lasciato un po’ perplesso la forte autobiograficità della storia. Man mano che la lettura procedeva, e si aggiungevano nuovi personaggi al quadro del racconto, il libro di Laura Tangherlini si è come trasformato per me nella fiumana di gente rappresentata ne “Il quarto stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Giornalista della Rai, la Tangherlini mette a nudo se stessa con questo testo, toccando – e facendo in qualche  modo toccare anche a noi – con mano le persone che incontra nelle visite ai campi profughi siriani in Libano e Turchia. Partendo dal matrimonio di Laura con Marco, la vicenda si dipana coinvolgendo tutta la vita di una sposa che vuole condividere il giorno più bello della propria vita con un popolo martoriato ed esule. È una storia personale e collettiva, piena di spunti e di informazioni, che non vuole semplificare ma ci mostra la realtà così com’è. Non è una cronaca asettica, ma partecipata e coinvolta. Un’opera utile per scoprire l’attuale situazione dei siriani. Al libro cartaceo è abbinato anche un docufilm, con le immagini girate dall’autrice del libro e le musiche composte ed eseguite dal suo sposo.
Se fosse cibo:
Ujje’ baqdounes, piatto siriano pasquale composto da frittatine di uova, prezzemolo, menta, cipolle e aglio.
Racchiuso in una frase:
[Mo’ men] c’è un sogno che vorresti realizzare? “Voglio diventare un professore di arabo e insegnare ai bambini, ma in Siria, perché qui la vita non è bella come era a Yarmouk” A tuo padre volevi bene? “Si, tanto”. Cosa ti ricordi di lui? “Ci comprava i dolci, i giocattoli, i vestiti. Tanti vestiti. E basta”. (p. 126)
Edizione utilizzata:
Laura TANGHERLINI, Matrimonio siriano, Infinito, Formigine 2017.
Dove trovare il libro:
E’ facilmente reperibile sui maggiori e-commerce italiani (ibs.itlafeltrinelli.it).

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