La Magia del Natale si propaga sui Monti Dauni, dopo Candela con la Casa di Babbo Natale, anche il Borgo di Roseto Valfortore si illumina con La Fabbrica degli Elfi, giunta ormai alla terza edizione. Il visitatore sarà accompagnato nella scoperta delle misteriose creature magiche, dai caratteri un po’ burloni: piccoli omini buffi e bizzarri, che abitano nel bosco, amano gli uomini e la natura e in prossimità del Natale collaborano con Babbo Natale, perché tutti i bambini siano felici e ricevano ciò che desiderano.


Sul dorso occidentale dell’Appennino Dauno, nella valle del Fortore, circondato da aree boschive e da numerose sorgenti d’acqua, il piccolo borgo conserva come uno scrigno incantato e misterioso storia e tradizioni, arte e cultura, tramandate in modo meticoloso dalla popolazione locale che accoglie il visitatore alla scoperta dei luoghi dove cogliere il senso vero del fluire delle stagioni, il giusto rapporto tra uomo e natura, la bellezza dell’essere piccola comunità in cui respirare la “promessa della felicità”.

Roseto Valfortore è uno dei Borghi più belli d’Italia, in cui la vita scorre tranquilla seguendo i ritmi delle stagioni e del lavoro dei campi esaltato nelle feste di comunità e nelle tradizioni gastronomiche. Quelle religiose come, Sant’Antonio Abate e San Filippo Neri si legano alla benedizione dei campi e culminano nella Festa del grano in cui si rievoca la tradizione contadina della mietitura. La festa della Madonna del Carmine, invece, rappresenta un elogio ai tanti rosetani emigrati che ritornano nel paese di origine. “La fabbrica degli Elfi” illumina il Borgo per il Natale, in richiamo alle tradizionali “Fàjie”.

Le tradizioni natalizie sono quelle che ci catapultano agli inizi del 900, dove il paesaggio imbiancato dalla soffice neve rendeva l’atmosfera sublime e irreale. Le vie del borgo si illuminavano nella notte di Natale da luci delicate le Fajie, ottenute dall’accurata lavorazione di alberi di faggio che mani esperte di artigiani preparavano per poter ardere come torce al vento. Diverse coppie di giovani, recando sulle spalle le Fajie, ancora oggi, vanno a prendere le autorità cittadine, il sindaco, le forze militari e il sacerdote dalle loro abitazioni, qui vengono accese le torce e alla loro luce, in corteo e tra spari di petardi e mortaretti, si recano tutti presso la Chiesa Madre per le funzioni natalizie. Dopo la notte tanto desiderata, ecco che l’attesa più bella per i bambini era quella del 6 gennaio, quando arrivava la befana e portava delizie genuine ai bambini: nelle calze trovavano mele, mandarini e noci, per i bimbi più fortunati c’era la possibilità di assaggiare anche piccoli torroncini.

Naturalmente i doni preziosi si ricercavano in dispensa fra quelli raccolti in autunno nei campi o nei boschi. Infatti, ricercando fra i proverbi locali “Prìme Natàle né frìdde né ffàme! Doppe Natàle frìdde e ffàme” (prima di Natale, né freddo né fame, dopo Natale freddo e fame). Le festività natalizie terminavano con Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio, quando il clima era ideale per la lavorazione e la conservazione delle carni, in modo particolare del suino. Alla preparazione del presepe, negli anni si è aggiunta anche quella dell’albero di natale, ma in realtà ciò che faceva capire che arrivavano le feste erano i profumi dei dolci preparati in casa. La signora Caterina Zita, racconta: “Com’era bello prima quando arrivavano le feste! Preparavamo dolci in quantità: taràlle c’u fenucchje, c’u l’ovve, pastarèlle, pàste a regine, scartellate, zuzamèdde, peccellatèdde, cavazùne c’a recòtte, c’u càse. Facevamo a gara con le vicine di casa per sfornare dolcetti perfetti e pane croccante o per farci notare dai ragazzi che ci piacevano”…



Nel rispetto delle tradizioni ancora oggi vengono serviti sui tavoli delle calorose famiglie rosetane i piatti tipici del periodo natalizio: “zivl chi fasùl” (polenta con i fagioli) “laianelle” (pasta fatta in casa con il sanguinaccio), “cpuddat c’u baccalà”(cipolla con patate o con cavolfiori e baccalà) , “l’anguill fritt ‘nda pastell” (anguilla fritta nella pastella) e per concludere le feste natalizie le deliziose “scartellate”, i “zuzamèdde”(biscotti fatti in casa) , le “meln attràt ca ciuculat” (mandorle con cioccolato). L’evento “il Borgo si illumina con la fabbrica degli Elfi” si inserisce in questo territorio autentico, richiamando la tradizione locale e inserendo novità originali ed esclusive per attirare visitatori in cerca di emozioni.

Spettacoli di magia per i più curiosi, laboratori di cibo per i più golosi, realizzazione di piccoli elfi per i più creativi e numerose alternative per i più esigenti. L’ambientazione del Bosco e la Fabbrica degli Elfi, richiama l’attaccamento alle risorse naturali, che con l’artigianato locale e le produzioni rurali, rappresentano i valori territoriali da esaltare e conservare. Roseto Valfortore è un Luogo da visitare e riscoprire, in cui il divertimento e l’accoglienza sono assicurati. Vivi il tuo Natale come se fossi un bambino e innamorati di tutta la magia che Roseto Valfortore ti offrirà.

Comunicato Stampa

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