Per certi versi la figura di Liliana Rossi rientra nel novero dei “nemo propheta in patria“. Per raccontare la meraviglia e il tormento di questa “Di Vittorio” al femminile si può fare riferimento ad una scena del film di Michele Placido – “Del perduto amore” – che raffigura il suo feretro respinto all’ingresso della Chiesa di Ascoli Satriano. Infatti la sua città natìa, per il credo politico della giovane donna, le negò i funerali religiosi. Erano tempi diversi, tempi in cui la militanza comunista costava caro anche in termini di accettazione sociale. Ma il Comune dei Grifoni, a distanza di anni, sta tentando di recuperare la memoria di questa importante intellettuale che appartiene senza dubbio al patrimonio culturale della Capitanata.

LA NUOVA PINACOTECA. Per una donna di cultura, un luogo di cultura. Per restituire quello che a Liliana è stato tolto, l’amministrazione comunale di Ascoli Satriano ha deciso di intitolare alla sua memoria una pinacoteca all’interno dei riqualificati locali storici dell’Hospitium Peregrinorum. In mattinata il sindaco Vincenzo Sarcone ha incontrato il fratello di Liliana, l’onorevole di Rifondazione Comunista Angelo Rossi, per una sobria cerimonia di intitolazione, contingentata a causa delle restrizioni per il Covid. E proprio la pandemia non ha consentito di dare seguito al programma di eventi che erano stati già programmati per approfondire la memoria di Liliana Rossi e delle sue battaglie.

UNA DONNA DEL FUTURO. La storia di Liliana Rossi racconta di una donna già proiettata verso il futuro. Nata a Bovino, visse per molti anni ad Ascoli Satriano. Gli anni in cui ha vissuto nel centro ascolano, tra il 1932 e il 1956, sono stati sicuramente i più difficili, perché hanno visto susseguirsi le vicende terribili del fascismo, delle leggi razziali, della guerra. Nel 1948 Liliana consegue la maturità classica presso il Liceo Classico di Foggia e si iscrive all’Università di Napoli, studia giurisprudenza e si laurea brillantemente con una tesi sulla Costituzione Italiana, una carriera tutt’altro che scontata per una donna in quella fase storica. Oltre ad essere stata una grande giurista ed aver lasciato numerosi scritti su argomenti giuridici, Liliana Rossi è ricordata anche per la sua militanza comunista e le sue battaglie per la dignità dei braccianti e per l’emancipazione delle donne. Tanti i meriti che le vengono riconosciuti, nonostante sia morta giovanissima, all’età di soli 24 anni. Per le sue idee progressiste Liliana è stata oggetto di una vera e propria damnatio memoriae, alla quale oggi si sta cercando di porre rimedio.

LE INIZIATIVE DA ORGANIZZARE. Di questa storia deve far tesoro la Capitanata intera. Già la sua città natale, Bovino, si è prodigata per dedicare un giardino alla memoria di Liliana. Anche Ascoli si sta impegnando per preservarne la memoria ed oggi sembrano lontani i tempi in cui davanti alla sua abitazione venivano installate delle pietre di inciampo in segno di disprezzo. “Quando termineranno le note problematiche legate al Covid” – spiega il sindaco di Ascoli Vincenzo Sarcone – “proporremo diversi eventi e dibattiti incentrati sulla figura di Liliana Rossi. Stiamo pensando ad una mostra di quadri per raccontare la lotta di emancipazione dei braccianti nelle campagne di Capitanata. In questo percorso coinvolgeremo anche la Chiesa, in modo tale che possa riabbracciare la memoria di questa figura. Per dare il giusto valore alle idee di Liliana, infatti, è necessario andare oltre la questione ideologica e cercare di attualizzare i concetti espressi da questa grandissima donna di cultura”.



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