Agostino d’Ippona è uno dei personaggi che più hanno segnato la storia della filosofia, oltre che della religione: ha scritto numerose opere tra le quali questo piccolo testo che si occupa di pedagogia. Il “De magistro” è un dialogo tra Agostino e suo figlio Adeodato. Partendo dal concetto dell’insegnamento, Agostino ci porta a riflettere sulle idee, sulle parole che utilizziamo per rappresentarle e sul significato (e il valore) dell’insegnamento. La riflessione è su base filosofica per cui richiede una certa attenzione per superare l’apparente difficoltà nella lettura. Una volta superato l’ostacolo, però, si apre una riflessione che è di una sconvolgente attualità, che ci mostra come l’educazione e il linguaggio, spesso troppo sottovalutati, persino bistrattati, debbano riacquistare la centralità del discorso educativo. Agostino, nella sua prospettiva di fede, ci dice che tutto può essere riassunto in Gesù; ciò non toglie che anche nella società laica il valore del linguaggio e dell’insegnamento siano da riscoprire. Un classico!

Se fosse cibo:
Un piatto leggero, verdure al vapore condite con un filo d’olio: sane ed essenziali.

Racchiuso in una frase:
Poiché, quando mi si dà un segno, che mi trovi ignaro di che cosa sia segno, esso non mi può insegnar nulla: se invece so già di che cosa sia segno, che cosa imparo per mezzo suo? Infatti la parola non mi mostra la cosa che significa. (p. 85)

Edizione Utilizzata:
Aurelio AGOSTINO, De magistro, La Scuola, Brescia 1978

Dove trovare il libro:
E’ facilmente reperibile, sia in versione cartacea che elettronica, sui siti delle maggiori librerie online italiane (mondadoristore.it, unilibro.it, ibs.it).



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