“A causa dell’aumento dei prezzi della farina ci vediamo costretti ad aumentare il prezzo del pane. Ci scusiamo con la clientela per il disagio”. Questo è l’avviso che è comparso già in alcuni panifici della Capitanata, come conseguenza dell’aumento del costo delle farine e delle spese di gestione. È una fedele fotografia di quanto stia accadendo negli ultimi mesi nel comparto cerealicolo, in Puglia ma anche in altre regioni d’Italia.

Infatti, in corrispondenza del periodo dell’ultima trebbiatura, stando alle tabelle aggiornate periodicamente dalla Camera di Commercio di Foggia, si sarebbe verificato un repentino rialzo dei prezzi che avrebbe generato degli squilibri in tutto l’asset di mercato. Chi ha venduto subito il proprio prodotto ha ottenuto circa 30 euro al quintale mentre a luglio/agosto il prezzo è salito fino a circa 45 euro al quintale. Chi si intende di agricoltura è pronto a dimostrare che dell’aumento dei prezzi non abbiano beneficiato i proprietari di grano, ma soprattutto i commercianti, con l’ombra delle speculazioni che non è mai del tutto dissipata. Ma al netto di questo, così come le leggi di mercato insegnano, tutta la filiera ha subito degli scossoni epocali che potrebbero avere delle ricadute dirette sui consumatori di prodotti da forno, di pane, di pasta ed altri derivati.

A chiedere maggiori tutele e azioni di sistema sono le grandi multinazionali che producono pasta ma anche i piccoli imprenditori locali del settore della panificazione. “Nel periodo di tempo che va da maggio ad agosto 2021” – spiega Giuseppe Caricone, del panificio Caricone di Orta Nova – “abbiamo riscontrato un aumento complessivo dei prezzi delle farine che sfiora quasi il 100%. L’aumento è facilmente riscontrabile attraverso la comparazione delle fatture del 2020 con quelle del 2021. Inoltre, stando a quanto ci fanno sapere i fornitori, sarebbe previsto un ulteriore aumento del 10% delle farine delle varietà più comuni che lavoriamo nel nostro panificio. Questi aumenti, a malincuore, ci costringono ad aumentare i prezzi del prodotto finale, per rientrare quanto meno nei costi di produzione”.

Nel frattempo le sigle di categoria tracciano la strada per scongiurare ulteriori rincari. “Il balzo dei prezzi della pasta e del pane” – spiega in una nota Savino Muraglia di Coldiretti Puglia – “può essere affrontato con una adeguata programmazione che consenta di aumentare la produzione di grano duro made in Italy in una situazione in cui il Belpaese importa circa il 40% del grano di cui ha bisogno. La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra con anni di disattenzione e abbandono che nell’ultimo decennio hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5 dopo con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati con effetti dirompenti sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente, dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore nel nostro Paese”. Infatti, a gravare sull’aumento dei costi, ci sarebbe anche il venir meno della “consueta” maxi-importazione di frumenti dal Canada, operazione che consente al mercato locale di approvvigionarsi con prezzi più bassi.

In questo contesto i panificatori di Capitanata si stanno confrontando per fare fronte comune rispetto all’aumento sconsiderato dei semilavorati. Purtroppo il rincaro, nel clima generale di inflazione, è coinciso con l’aumento dei costi dell’energia e del carburante, fattori che naturalmente incidono sulla spesa aziendale. Nella terra del Senatore Cappelli e di altre eccellenze cerealicole i rappresentanti dei panifici più grandi hanno deciso così di rivolgersi con schiettezza alla clientela per chiedere di comprendere la scelta ultima di aumentare i prezzi del pane, così come è avvenuto nel punto vendita Caricone di Orta Nova (in foto di copertina).

“Confidiamo in un intervento delle autorità al fine di calmierare i costi della materia prima” – conclude ai nostri microfoni Caricone. “In tanti anni di servizio non abbiamo mai gravato sulle tasche dei nostri clienti, anzi abbiamo sempre cercato di conservare il carattere popolare del panificio. Ma mai prima d’ora si era verificato un sovrapprezzo del genere che ci ha costretti a prendere provvedimenti, perché chiaramente abbiamo del personale da salvaguardare e abbiamo già subito il contraccolpo della pandemia. Confidiamo nella comprensione dei clienti e auspichiamo di poter tornare quanto prima alla normalità”.

FONTE: L’IMMEDIATO



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