C’è chi guadagna anche 200 euro al giorno, chi ne chiede 20 a prestazione. C’è chi accende il fuoco la sera per farsi notare, chi si apposta già con l’automobile, chi ha uno o più figli nel suo Paese d’origine e chi è costretta alla strada dal marito. C’è chi lavora anche dieci ore di fila, chi prima faceva la badante e chi è sposata con un cittadino italiano. Piccole storie di ordinaria e quotidiana violenza sulle donne che fotografano il drammatico fenomeno dello sfruttamento sessuale e lavorativo nel nostro territorio, che vede impegnati dal 2016 gli operatori della cooperativa sociale Medtraining nel progetto “La Puglia non tratta – Insieme per le vittime”, il cui intervento si svolge nell’area territoriale della Capitanata, che comprende Monti Dauni, Tavoliere delle Puglie e promontorio del Gargano. Sono questi alcuni dei dati di maggiore interesse contenuti nell’ultimo semestre di attività portate avanti nell’ambito dell’iniziativa che punta ad aiutare le vittime di tratta e di sfruttamento lavorativo. Donne e uomini che ogni giorno vengono sfruttati nell’ambito della prostituzione, dello sfruttamento lavorativo o domestico, delle economie illegali, dell’accattonaggio forzato o del traffico di organi.

Dall’1 luglio 2021 al 30 settembre 2022, dunque, attraverso il lavoro dell’unità mobile di strada gli operatori hanno effettuato oltre 370 contatti, percorrendo in modo particolare i tratti della SS 16 dell’Alto Tavoliere e del Basso Tavoliere, della SS 89 che porta a Manfredonia, della SS 673 Circonvallazione di Foggia. Non solo. Perché le operatrici hanno effettuato uscite ed incontri anche nell’insediamento informale della pista aeroportuale di Borgo Mezzanone in collaborazione con l’organizzazione non governativa Intersos e nell’insediamento informale di Torre Antonacci in agro di San Severo. Le beneficiarie incontrate durante il lavoro dell’unità di strada sono soprattutto donne, provenienti per la maggior parte da Paesi quali Bulgaria (50%) e Romania (28%) che rappresentano la percentuale più alta delle beneficiarie contattate. Ma per le strade sono presenti anche donne che arrivano dalla Nigeria, dall’Albania, dalla Repubblica Dominicana, dall’Ungheria. L’unità mobile nel corso dell’attività ha anche contattato quattro transessuali.

«Nell’ambito del progetto operiamo sulle strade della Capitanata con alcune unità mobili che operano per la riduzione del danno. Incontriamo le donne che si prostituiscono lungo le strade e cerchiamo di portare loro conforto, servizi ed una potenziale alternativa al loro stare per strada. Ospitiamo anche otto persone all’interno di due strutture di accoglienza nella provincia di Foggia – spiega Roberto Lavanna, coordinatore del progetto in Capitanata per la cooperativa Medtraining – . Operiamo, inoltre, negli insediamenti informali, come nel ghetto di Borgo Mezzanone, dove riusciamo ad intercettare uomini e donne che sono vittime del grave sfruttamento lavorativo, e cerchiamo di aiutarli anche in altri settori come la ricostruzione dei loro documenti, dell’assistenza sanitaria, dell’assistenza psicologica. Lungo le strade della provincia, dunque, registriamo soprattutto la prevalenza di donne rumene e bulgare, mentre all’interno delle case di accoglienza abbiamo donne nigeriane, fenomeno simile anche in altre parti d’Italia».

Tra i dati rilevanti in questo semestre, il rafforzamento dell’attività di sportello per donne e uomini potenziali vittime di tratta, con l’attivazione di un presidio a Casa dei Diritti di Siponto ed uno a Foggia nella sede di Medtraining. Preziosi anche gli spazi di incontro per la promozione della tutela dei diritti e per l’ascolto delle potenziali vittime, presenti in diversi punti della città di Foggia, ed il protocollo d’intesa siglato con la Commissione Territoriale per il Riconoscimento dello status di rifugiato politico di Borgo Mezzanone e la collaborazione con le Commissioni sparse per l’Italia. Ancora: otto beneficiarie che vivono e risiedono in accoglienza protetta grazie al progetto, che in questi mesi ha anche effettuato accompagnamenti sanitari, counselling psicologico, disbrigo delle pratiche amministrative e tanto altro.

Il progetto “La Puglia non tratta – Insieme per le vittime” è nato a livello regionale con l’obiettivo di assicurare alle persone vittime di tratta adeguate condizioni di alloggio, vitto, assistenza, protezione ed integrazione socio – lavorativa. L’iniziativa – finanziata dal Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri – è promossa dalla Regione Puglia – Sezione Sicurezza del Cittadino, Politiche per le Migrazioni ed Antimafia Sociale – in collaborazione con sette enti anti tratta del territorio regionale: le cooperative sociali Medtraining (Foggia), Comunità Oasi2 San Francesco onlus (Trani), Atuttotenda (Maglie-Lecce), CAPS (Bari); le associazioni Giraffa! (Bari), Micaela (Adelfia-Bari), Comunità Papa Giovanni XXIII (Brindisi). 

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