Cinquecentomila consumatori chiedono un impegno serio al Governo a tutela del grano italiano. La petizione di CIA Agricoltori Italiani, a sostegno del grano duro italiano e dell’autenticità della filiera grano-pasta italiana, oltre a essere stata sottoscritta da più di 50 mila consumatori, è stata approvata con appositi ordini del giorno da 23 Comuni pugliesi. In Capitanata sono 9 i comuni che hanno aderito: Lucera, Torremaggiore, Troia, Casalnuovo Monterotaro, Chieuti, Roseto Valfortore, Alberona, Serracapriola, Castelluccio dei Sauri; ad essi, si aggiungono 14 comuni dell’area metropolitana di Bari e della provincia BAT: Bitonto, Corato, Molfetta, Terlizzi, Spinazzola, Triggiano, Cassano delle Murge, Sammichele di Bari, Palo del Colle, Canosa di Puglia, Minervino Murge, Castellana Grotte, Santeramo in Colle e Sannicando di Bari. Si tratta di comuni che, complessivamente, contano più di 420mila abitanti, i quali attraverso le loro massime assise cittadine hanno detto: NO alle speculazioni commerciali sulla pelle dei produttori e dei consumatori; a chi spaccia falso grano estero piazzandolo come italiano;
 all’arrivo indiscriminato sul territorio italiano di grani stranieri;
NO a chi non vuole riconoscere i costi minimi di produzione ai cerealicoltori; NO alle frodi che rovinano l’immagine di un prodotto simbolo dell’Italia;

SI a maggiori controlli sull’etichettatura;
SI alla istituzione della CUN (Commissione Unica Nazionale) del grano duro per una maggiore trasparenza dei prezzi;
SI al potenziamento dei contratti di filiera tra agricoltori e industria;
SI al Registro Telematico dei Cereali con avvio immediato.
Altre Amministrazioni comunali pugliesi stanno per approvare la petizione di CIA Agricoltori Italiani, come anche numerose associazioni di consumatori la stanno sostenendo.
“Il Governo, se vuole mantenere realmente la nostra sovranità alimentare, deve prendere seriamente atto di quello che sta accadendo e deve prendere in considerazione le nostre proposte – spiega Gennaro Sicolo, presidente CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani -. Per questi motivi, il 12 luglio, alle ore 10, abbiamo convocato a Foggia una manifestazione porterà davanti alla sede della Camera di commercio i cerealicoltori di tutta la Puglia”.

IL DOSSIER GRANO DURO. Il dossier grano duro che il Governo dove assumere come prioritario è ben evidenziato dai numeri.
Il grano duro è un prodotto di nicchia, nel mondo se ne producono appena 35 milioni di tonnellate, vale a dire l’1,5% della produzione mondiale dei Cereali.
Con più di un milione e duecentomila ettari e 200.000 aziende agricole, il grano duro è la prima coltura a superficie in Italia, con una produzione di circa 4 milioni di tonnellate, che fanno del Bel Paese la prima nazione produttrice europea e la seconda a livello mondiale dietro il Canada. Il grano duro italiano è un prodotto eccellente, salutare, coltivato in modo sostenibile spesso in areali che non hanno alternative colturali e il cui abbandono potrebbe portare gravi conseguenze dal punto di vista economico, sociale, ambientale e di tenuta idrogeologica del territorio.
IL CROLLO DELLE QUOTAZIONI. Nonostante la grande tradizione, la professionalità degli agricoltori italiani, il grano italiano vede sempre più cali di prezzo da mettere a serio rischio le superfici coltivate.
Nell’ultimo anno, il prezzo del grano duro è crollato da 580 euro a tonnellata a 310 euro a tonnellata e sono forti i rischi che il prezzo possa scendere ancora. È forte la preoccupazione per gli agricoltori di essere costretti a vendere l’imminente raccolto al di sotto dei costi di produzione, che nell’ultimo anno hanno visto aumenti superiori al 40%, passando da circa 800 euro per ettaro a 1400 euro. Si rischia l’abbandono di un prodotto simbolo del made in Italy. L’Italia è il primo paese per produzione di pasta nel mondo, la pasta italiana è un’eccellenza del made in Italy. Nel mondo un piatto di pasta su quattro è prodotto in Italia che, con 23 kg pro capite, resta di gran lunga il Paese con il maggior consumo. É inaccettabile che con questi numeri non ci sia la giusta attenzione per il reddito degli agricoltori. L’Italia importa circa due milioni di tonnellate di grano duro su base annua, intorno al 20% del fabbisogno dell’industria.

QUESTIONE IMPORT. L’import di grano duro è inevitabile, però non può e non deve mortificare la produzione nazionale. I consumatori italiani, peraltro, manifestano sempre più attenzione per i prodotti 100% made in Italy. Bisogna favorire la massima chiarezza sull’import attraverso strumenti normativi come “Granaio Italia”, dotare il Paese di moderni meccanismi in grado di garantire trasparenza dei prezzi come la CUN), rafforzare i contratti di filiera, definire i costi medi di produzione. Va potenziata la promozione di pasta con grano 100% di origine italiano.

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