Privatizzazione sì, privatizzazione no. Sembra essere questo il dubbio che attanaglia la dirigenza della Sia e i vertici del Consorzio dei Comuni che detengono le sue quote di partecipazione. L’azienda di raccolta e smaltimento rifiuti che agisce per conto di 9 comuni del Basso Tavoliere, sembra aver definitivamente dribblato le difficoltà di bilancio che ne avevano minacciato la messa in liquidazione. Ma nell’ultima assemblea di Consorzio, era stato proprio il presidente Franco Metta a prospettare una divisione in due tronconi dell’azienda: da una parte lo smaltimento e la raccolta, da un’altra la gestione dell’impiantistica e quindi anche la costruzione del VI lotto della discarica da affidare necessariamente a privati. Oggi però la maggior parte dei comuni (tranne Orta Nova e San Ferdinando) hanno adeguato i loro contratti, chi secondo le richieste della Sia e chi in maniera bonaria mediante una transazione; e quindi proprio il presidente del Consorzio pare aver accantonato l’ipotesi della privatizzazione, in favore di una prossima richiesta di accesso al credito presso istituti bancari, visto che la situazione di bilancio ora consente di farlo.

Negli scorsi giorni, Metta ha incontrato le rappresentanze sindacali aziendali e provinciali dei lavoratori  e, a fronte delle buone notizie, ha rassicurato i lavoratori sugli stipendi e i puntuali flussi di cassa.  “Ho illustrato il piano economico e finanziario di massima  con il quale la SIA ed il Consorzio intendono provvedere al completamento della impiantistica aziendale: nessuna privatizzazione, ma con un oculato e mirato ricorso al credo” – annuncia Metta, dopo che nelle scorse settimane era giunta una prima manifestazione di interesse per la costruzione del nuovo lotto della discarica, da parte di un’associazione temporanea di imprese, formata dalla ditta di Biancofiore, da quella di Bonassisa e da un’azienda di Parma. “Oggi è necessario un intervento straordinario per ovviare alle carenze gravissime del parco mezzi ed automezzi – ha affermato Metta. Lo stesso ha poi annunciato che il comune di San Ferdinando di Puglia, dopo aver perso il ricorso al Tar, si è finalmente impegnato a sottoscrivere entro sette giorni il contratto con Progetto Ambiente, il nuovo gestore che sopperisce alla saturazione dell’impianto Forcone-Cafiero.

Nei prossimi giorni giungerà anche l’accordo con il Comune di Orta Nova, per il quale si stabilirà una mediazione bonaria così come è avvenuto nei confronti del Comune di Trinitapoli. Invece di € 800.000 così come il comune ortese aveva convenuto sin dalla prima ora, pare che dovrebbe esserci un accordo di mediazione sui € 500.000.

“La situazione è radicalmente cambiata – spiega a questa testata il sindaco casalino, Francesco Di Feo – dopo che la Sia aveva intentato due giudizi nei nostri confronti, sia dinanzi al Tar che presso la Sezione Civile del Tribunale di Foggia. Entrambi sono stati ritirati a seguito di un atto transattivo che ci vincola a riconoscere almeno le somme che derivano dal conferimento dei rifiuti presso una sede esterna, le quali ammontano a €380.000 da versare nell’arco di 3 anni. Allo stesso tempo ci siamo impegnati a sottoscrivere il Contratto Unico di Aro che partirà dal prossimo gennaio e che riconoscerà le medesime condizioni per tutti i comuni. In questo modo, se non dovessero sopraggiungere novità e se anche il Comune di Orta Nova accetterà una risoluzione – continua Di Feo – si concretizzerà il rientro economico di Sia e gli oltre 300 lavoratori potranno tirare un sospiro di sollievo”.

Sulla costruzione del VI lotto della discarica anche Di Feo ha espresso le sue perplessità verso la privatizzazione del settore degli impianti. “Personalmente – sottolinea il primo cittadino di Trinitapoli – mi sono dichiarato favorevole alla divisione dell’azienda in due rami, quello dello smaltimento e conferimento rifiuti e quello dell’impiantistica. Ma allo stesso tempo ritengo che la Sia abbia un senso soltanto qualora dovesse rimanere totalmente pubblica. A maggior ragione, adesso che le difficoltà di bilancio sembrano volgere verso una soluzione, si deve insistere in un’altra direzione che può essere quella dell’accesso al credito. La costruzione e la gestione del nuovo impianto è l’ambito che potenzialmente permette l’abbattimento dei costi e i maggiori introiti, per cui è impensabile esternalizzare questo specifico settore”.

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