Quando si pensa a Giuseppe Di Vittorio si fa giustamente riferimento a Cerignola, luogo di nascita del padre del sindacato italiano. Ma c’è un altro luogo che più di tutti rappresenta lo spirito di rivalsa sociale, nato dalla terra e da giornate interminabili di lavoro. Questo luogo è la contrada rurale nota come “Cirillo”, ai tempi di Di Vittorio nota come masseria “Durante”, un insediamento agricolo situato nei pressi della città di Orta Nova, sulla strada che conduce ad Ascoli Satriano. Qui un Di Vittorio giovanissimo ha lavorato nei campi dei possidenti cerignolani nei primi anni del ‘900 e la contrada agricola è passata alla storia come “il primo luogo di lavoro di Giuseppe Di Vittorio”.
Ancora oggi sul posto sono visibili dei riferimenti che narrano questa storia importante. Sono presenti una stele e un cippo commemorativo (ndr. in foto, riqualificato di recente) in ricordo del passaggio del grande statista cerignolano. Egli, infatti, dopo la prematura scomparsa del padre avvenuta nel 1902, fu costretto ad abbandonare la scuola elementare per avviarsi al lavoro nei campi. Nel maggio del 1904 partecipò ad una manifestazione di lavoratori agricoli, durante la quale intervenne la polizia. Quattro lavoratori furono colpiti a morte e fra questi vi era anche il suo migliore amico, il quattordicenne Antonio Morra. Ed è facile immaginare che alcuni di questi avvenimenti riportati dalle cronache storiche possano essersi verificati proprio alle porte di Orta Nova, nelle terre di Cirillo.
Tra gli altri fatti riconducibili a Di Vittorio anche una ricostruzione tramandata dalla popolazione locale. Si pensa infatti che il malore accusato dal padre di Di Vittorio durante il lavoro possa essere avvenuto proprio nei pressi di questo antico insediamento agricolo, in quella zona paludosa che all’epoca era nota come “La Marana”. Ma il racconto riportato in via orale non trova riscontro nella biografia ufficiale diffusa da “Casa di Vittorio”. A prescindere da questo resta la contrada agricola ortese un luogo importante per la storia di Di Vittorio.
Quello che sappiamo è che il grande Peppino abbia mosso i primi passi da bracciante in questa terra fertile che all’epoca era un vero e proprio latifondo dei possidenti Cerignolani. Questi, poiché nel lavoro dei campi era richiesta grande manodopera, tutte le mattine reclutavano per poche Lire dei compaesani da muovere nelle tenute circostanti alla città di Cerignola. Tutte le mattine i “cafoni” – così erano chiamati i lavoratori della terra – si alzavano di buon ora per percorrere chilometri, fare la giornata di lavoro e tornarsene a casa a piedi. Un’epoca di grande fatica e di grandi stenti che avrà fatto scattare in Di Vittorio quella scintilla per rivendicare la dignità sul lavoro e l’emancipazione dei braccianti, temi che ancora oggi sono molto attuali e che vanno ribaditi in occasione del 63esimo anniversario della scomparsa (3 novembre 1957).