Volge al termine la prima parte del programma di “PrimaVera al Garibaldi 2023” (la seconda andrà in scena questa estate all’Anfiteatro augusteo), la rassegna organizzata dal Comune di Lucera – settore spettacolo in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese. 

Domenica 4 giugno, reduce dai successi di pubblico e di critica nei teatri di tutta Italia, arriva al Teatro comunale Garibaldi “Scannasurice”, su testo di Enzo Moscato e regia di Carlo Cerciello, affidato all’interpretazione di  Imma Villa, vincitrice per questo titolo di numerosi e prestigiosi premi teatrali (sipario ore 21.00). “Uno spettacolo che mi ha folgorato – commenta il David di Donatello 2023 come miglior attore protagonista Fabrizio Gifuni, genius ex machina della stagione teatrale insieme a Natalia Di Iorio.

Ambientato dopo il terremoto del 1980 a Napoli, Scannasurice è una sorta di discesa agli “inferi”, di un personaggio dall’identità androgina, nell’ipogeo napoletano dove abita, all’interno di una stamberga, tra gli elementi più arcani della napoletanità, in compagnia dei topi – metafora dei napoletani stessi – e dei fantasmi delle leggende metropolitane partenopee, dalla Bella ‘mbriana al Munaciello, tra spazzatura e oggetti simbolo della sua condizione, alla ricerca di un’identità smarrita dentro le macerie della storia e della sua quotidianità terremotata, fisicamente e metafisicamente.

Il personaggio fa la vita, “batte”. E’, originariamente, un “femminiello” dei Quartieri Spagnoli di Napoli, ma i femminielli di Enzo Moscato sono creature senza identità, quasi mitologiche. Oltre l’identità sessuale, sono quasi magiche. Per questo ne è interprete un’attrice che del personaggio esalta l’ambiguità e l’eccesso. In un dialetto lirico e suggestivo, la creatura a metà tra l’osceno e il sublime distilla imprecazioni esilaranti, filastrocche popolari e antiche memorie in un’alternanza di ritmi e di sonorità rendendo un testo ed uno spettacolo propriamente caratterizzato dalla parola profondamente affascinante. Cerciello coniuga qui i due finali scritti da Moscato in due momenti successivi: il primo nel 1982, il secondo, su impulso di Annibale Ruccello che ne fece la regia due anni dopo. Di una morte simbolica comunque si tratta, nel segno di un pessimismo che lascia poche vie di fuga.

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